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Fave dei morti per Halloween Tutta la tradizione della festa di Halloween

 
I telegiornali dicono che Halloween è la festa per bambini importata dagli Stati Uniti, ma non sempre dicono che negli Stati Uniti questa festa è arrivata dall’Europa, grazie agli immigrati irlandesi e scozzesi: All-Hallows-Eve significa infatti Vigilia di Ognissanti in scozzese antico.

L’usanza di festeggiare questa particolare notte si perde nel passato, arrivando addirittura ai celti britanni di epoca preromana e chissà ancor prima. Prima dell’Ognissanti di ispirazione cristiana, c’era Samhain, il capodanno celtico, il giorno che segnava l’inizio della stagione fredda il 1° di novembre. 
La celebrazione di questa festività era molto diffusa, tanto che Papa Gregorio III, con la stizza che qualcuno potesse festeggiare una ricorrenza legata soltanto al ciclo della natura e non ai misteri cristiani, pensò di spostare la celebrazione di tutti i Santi del Calendario, dalla metà di maggio ai primi di novembre, fino a far coincidere le due feste.
A questo punto capirete che la tradizione celtica animistica e quella cristiana si sono fuse nei secoli, creando un vero e proprio calderone di simbolismi e di usanze, tanto che è difficile oggi dirimere quelle proprie di una cultura e quelle che appartengono alla seconda.
 
Gli irlandesi che per primi festeggiarono Halloween nel Nuovo Mondo erano sicuramente cristiani convinti, eppure erano soliti fare in questa notte giochi di divinazione che il mondo canonico difficilmente approvava. Quella del 31 ottobre era la notte in cui tutto poteva essere svelato, perché si assottigliava il confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti che tutto sanno.

Addentrarsi tra le usanze della vigilia di Ognissanti presenti in Italia è pericoloso, perchè è un territorio tanto ampio da perdercisi. Io lo trovo affascinante, come affascinante è scoprire che regioni distanti tra loro hanno usanze molto simili, se non uguali, e che molte delle superstizioni legate al mondo dell’immaginario siano nate ruotando attorno a questa speciale sera dell’anno. Bisogna comprendere che prima dell’avvento dell’elettricità, le strade, i paesi e le città erano molto più buie di oggi e che l’accorciarsi delle ore di luce poteva davvero portare sconforto. Il mondo delle tenebre sembrava impadronirsi di quello della luce. In ogni luogo d’Italia ci si raccoglieva tutti insieme a mangiare cibi simbolici in luoghi caldi ed ospitali, rischiarati dal chiarore delle lanterne, mentre gli anziani più influenti tramandavano delle storie. 

 
In Piemonte le stalle, il luogo più caldo della cascina, si popolavano di anziani e bambini e venivano raccontate le storie di masche. Le masche in Piemonte sono le streghe o i diavoli, ma il temine deriva dal longobardo maska che significa anima di un morto. Tutti gli eventi dal carattere soprannaturale vengono attribuiti alle masche e alla luce di ciò è facile fare un parallelo con i mostri e i fantasmi che sono diventati simbolo della festa di Halloween. I vecchi del Piemonte, ma anche in Toscana o in altre zone d’Italia si ricordano che da bambini intagliavano le zucche, ben prima che l’Halloween statunitense venisse ad imperversare qui da noi.
 
Ma dopo aver letto questo lunghissimo excursus, vi chiederete cosa c’entrano le fave in tutto ciò. Le fave (la pianta) hanno una radice lunga lunga che sprofonda nel terreno. Da questa particolare forma è derivata la credenza che le fave mettessero in diretto contatto con il mondo dei morti. Molti sanno che i Pitagorici, i seguaci di Pitagora, presenti in tutto il sud-Italia, erano vegetariani, ma non tutti sanno che non si cibavano di fave, poichè le fave erano considerate carne, più precisamente la carne dei morti. A questo punto la storia si fa davvero terrificante e senza che debba sottolineare tutti i tortuosi passaggi è facile indovinare come le fave, da cibo sovrannaurale e proibito sia diventato un dolce tipico della ricorrenza di Ognissanti e del Giorno dei Morti. La cosa per me più affascinate è che dolci simili a questo siano diffusi dalla punta dello Stivale fino in Friuli Venezia Giulia, passando per le Marche e dalla Sicilia.
Io ho scelto la velocissima ricetta triestina; alcuni usano aromatizzarle con il rosolio o il maraschino, talvolta con le mandorle ci sono anche i pinoli, ma l’aspetto significativo è che le favette sono di tre colori: il bianco simboleggia la nascita, il rosa la vita, il marrone-nero la morte.

Buona All-Hallows-Eve a tutti voi!!

 
La ricetta: Fave dei Morti Triestine
(ingredienti per circa 80 favette)
200 g di mandorle pelate e tritate (io sono partita da 250 g di mandorle con la pellicina)
200 g di zucchero semolato
1 albume (di un uovo grande)
 
per le favette rosa: qualche goccia di Alchermes o di colorante rosso
per le favette marroni: 1 cucchiaio di cacao in polvere
 
Io sono partita dalle mandorle con la pellicina.  Per spellarle basta buttarle in una pentolina di acqua che bolle e spegnere il fuoco subito. Dopo dieci minuti la pelle verrà via con una leggera pressione. Ho tostato le mandorle in forno, senza farle scurire e poi le ho tritate assieme allo zucchero semolato.
Ho aggiunto l’albume ed impastato; poi ho diviso il composto in tre parti uguali. Una parte l’ho lasciata bianca, in una parte ho aggiunto il cacao e nell’ultima il colorante rosso.
Ho formato delle palline di 1,5 cm di diametro ed ho infornato a 150° per circa 10 minuti. Non devono scurire, ma risultare croccanti.
 
 
 
 
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