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Drôme Provençale, viaggio nel tempo Patrimonio da scoprire a poche ore di auto dall'Italia

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La scoperta del Drôme Provençale risale all’anno scorso. Complice è stato un viaggio improvvisato per accompagnare la mia amica (e la sua auto a noleggio) fino a Barcellona.

Il viaggio non sarebbe stato lunghissimo e, partendo presto al mattino, si poteva impiegare una giornata sola, ma abbiamo scelto di concederci una sosta rurale, prima di scendere verso il Mediterraneo. Per andare alla scoperta della lavanda, ma non solo…

Pays de Dieulefit-Bourdeaux

Di certo non ci aspettavamo di scoprire questa rete di paesini, tutti vicini, collegati da un organismo burocratico ed economico e denominati Pays de Dieulefit-Bourdeaux.

Dieulefit è uno dei capoluoghi del Drôme Provençale assieme a Bourdeaux (da non confondere con Bordeaux): i due villaggi fanno capo a un’area più ampia con caratteristiche simili per paesaggio e attrazioni naturalistiche, artistiche e storiche.

Da qui è d’obbligo perdersi con la propria auto per scoprire stupefacenti distese di lavanda, campi verdissimi, ma anche colline più irte, che fanno di questa zona collinare una destinazione adattissima per l’estate.

L’attrattiva più forte del territorio è la presenza dei piccoli villages, ognuno con le sue caratteristiche distintive e le vestigia di un tempo lontano.

Tra questi c’è Comps, ad esempio, che è stato fondato attorno a una motta fortificata dell’anno 1000, senza avere un borgo, ma come insieme diffuso di abitazioni rurali che alla rocca facevano capo in caso di pericoli. Nella chiesa attuale si trovano i resti di una risalente a prima del 1032, ricca di motivi geometrici intagliati su pietra che si fondono con la decorazione attuale.

Nel 1245 il paese entra a far parte del dominio dei Signori di Dieulefit.

Dieulefit da parte sua mostra l’antico castello dei Signori di Comps in una relazione strettissima, fin da allora con i dintorni.

Le Pöet-Laval

Le Pöet-Laval è uno dei villaggi più suggestivi del Drôme Provençale e reca ancora le antiche mura e la circolazione delle auto è vietata. Occorre parcheggiare nel piazzale esterno, vicino al quale si trova anche un’area pique-nique.

Il nome così particolare deriva dal latino Pogetum Vallis, ovvero il poggio della vallata, ed è facile intuire il perché: si trova su una ripida collina nella vallata del Jabron.

Varcate le imponenti mura, ci si trova davanti al donjon in solidissima e austera pietra che ha mantenuto la sua imponenza dal XII secolo ad oggi. Proprio in quegli anni i cavalieri ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme (futuro Ordine dei Cavalieri di Malta) costruirono questa roccaforte in cima alla collina.
In epoca di crociate e pellegrinaggi il donjon e il borgo circostante servivano per far tappa lungo in viaggio verso la Terra Santa.

Tutto qui sembra riportarci a quell’epoca: non ci sono strade, ma una fitta rete di sentierini e scale che si snodano attorno agli edifici in pietra. Ogni tanto emerge prepotente la vegetazione.
Attirano lo sguardo – e l’obiettivo della fotocamera – i portici che offrono scorci della vallata, viste mozzafiato, naturali e non turistiche nel senso più riduttivo del termine.

C’è anche un piccolo museo del calvinismo, poiché il paesello divenne per un periodo una roccaforte ugonotta: la raccolta di reperti storici è allestita in un edificio del XIV secolo. Allestita come “casa del villaggio” si salva quando nel 1685 la revoca dell’Editto di Nantes tolse la libertà di culto ai protestanti.

Non manca la possibilità di fare escursioni a piedi e a cavallo, e di assistere a rappresentazioni teatrali e musicali all’aperto. Le Pöet-Laval è un posto eccellente per dormire, qualora decideste di visitare i dintorni per più giorni.

In luglio e agosto sono organizzate le visite guidate sotto forma di passeggiata lungo tutto il villaggio.

Dormire e mangiare

L’albergo di Le Pöet-Laval, Les Hospitaliers***, è diffuso su più edifici con camere dall’arredamento semplice e differente, a seconda della collocazione, e una piscina esterna.

Da non perdere: la cena nel ristorante interno. Una sala piccola, dai muri in pietra e un numero limitato di tavoli, ma una serie di piatti sorprendenti che coniuga la tradizione francese con la cucina più contemporanea: un’esperienza davvero speciale.

Purtroppo non posso farvi assaggiare la bontà di questi piatti… ma guardate che colori!

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