ai fornelli, foodblogging

Per Rossella Urru #freerossellaurru

Oggi niente ricette…

Ho deciso di partecipare a questa mobilitazione dei blog per Rossella Urru, dopo aver letto alcune delle lettere lasciate sul blog aperto dai suoi familiari, dopo il sequestro. Il blog è una raccolta di lettere e testimonianze, di chi ha conosciuto personalmente Rossella, i suoi desideri e le sue aspirazioni, e di chi ne ha solo conosciuto la storia dopo il sequestro. Leggendo alcune parole in dialetto mi sono tornate alla memoria quelle che imparate da bambina quando mia mamma mi portava in vacanza in Sardegna dai nonni, proprio in provincia di Oristano, vicino ai luoghi in cui è cresciuta Rossella.
Quando si scrive di una persona che non si conosce di solito è perché la si sente vicina. E attraverso la lingua di mia madre, io mi sono sentita vicina a Rossella, quasi per un senso di appartenenza ancestrale.
Così è facile.

Poniamo invece che ci si senta vicino a persone che hanno un’altra lingua, altre usanze, altre credenze e abitudini. E ci senta così vicino a costoro da mettere in pericolo la propria vita per aiutarli.
Rossella si occupava della distribuzione dei rifornimenti alimentari che il CISP, Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli, manda alle popolazioni locali. Fino al giorno del rapimento coordinava il campo per rifugiati Saharawi, a Hassi Rabuni presso Tindouf, nel sud dell’Algeria. La sua attenzione era principalmente rivolta alle fasce deboli, le donne e i bambini. I Saharawi vivono lì da 30 anni, protetti ma in esilio, al centro di grandi interessi e lotte. E Rossella sapeva bene di essere in una zona a rischio, ciò nonostante era lì.
Nella notte tra il 22 e il 23 ottobre Rossella, insieme a due colleghi, è stata rapita da un gruppo estremista, il Movimento Monoteista per il Jihad nell’Africa Occidentale. Dal video diffuso in dicembre si sa che sta bene, ma non viene liberata. In Italia non se ne parla, in tv hanno risalto notizie diverse…ai tg nazionali si parla di chi ha baciato Schettino. L’attenzione è ben diversa da quella suscitata dal caso di Simona Pari e Simona Torretta, rapite nel settembre del 2004, e mi chiedo perché.
Forse il Ministero degli Esteri sta lavorando per lei, ma al suo caso non viene dato pubblico risalto.
Rossella ha sentito la vicinanza con il popolo Saharawi perché ha riconosciuto in loro una vicinanza “umana”. Non si è trattato di andare ad aiutare connazionali o persone vicine; lei è andata ad aiutare queste persone in quanto esseri umani. Pensarlo è facile, farlo è un’altra cosa.


Ora tocca a noi aiutare Rossella.
Gli animali abbandonano i membri del branco più deboli quando vengono catturati. Ma noi siamo umani, come lo è Rossella e come lo sono le popolazioni per cui lei si è messa completamente in gioco. Non possiamo abbandonarla, e non può farlo lo Stato a cui lei dà lustro molto più dei mercenari che combattono per denaro.
Se vogliamo far emergere la nostra umanità, dobbiamo parlarne; di lei come degli altri sequestrati di cui non si parla. Ci sono altri 9 ostaggi italiani nel mondo, in balìa di gruppi terroristici o banditi:
Maria Sandra Mariani, rapita il 2 febbraio 2011 in Algeria; Franco Lamolinara, rapito il 12 maggio 2011 in Nigeria; Daniele Grasso, Agostino Musumeci, Letterio La Maestra, Valentino Longo, Carmelo Sortino, Francesco Bacchiani, rapiti nel dicembre 2012, sulla motonave assaltata da pirati somali nel Golfo dell’Oman; Giovanni Lo Porto, rapito il 19 gennaio 2012 in Pakistan;

La forza della “rete” deve farsi sentire e diventare un’unica voce forte, affinchè Rossella – e tutti gli altri – possano tornare presto a leggere tutto quello che abbiamo scritto per loro.

*le immagini di Rossella sono prelevate dal blog dei suoi familiari.
**per altre informazioni fate riferimento al blog di Sabrina Ancarola e a Donne Viola

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