ai fornelli

Galettes complètes per il mese di aprile in Bretagna.

Per il calendario culinario La France à Table oggi viaggiamo fino in Bretagna.
Anche questa volta si tratta di una regione connotata da tempo antichissimo e, in quanto tale, le informazioni su di essa, che siano storiche o leggendarie, sono infinite. 
Scelgo di toccarne un aspetto, perchè scrivere di tutto sarebbe impossibile.
Facciamo un salto di secoli e un viaggio nella fantasia per arrivare ai tempi del Mago Merlino, di Artù e della Dama del Lago.
Nel 1025, il vescovo franco Adalberone mise per iscritto per la prima volta la suddivisione della società medievale: tre ordini separati e distinti, gli oratores, coloro che pregano, i bellatores, coloro che combattono, e i laboratores, coloro che lavorano.
Secondo questa suddivisione che si ritrovava, secondo le teorie, anche nella Città Celeste, i compiti di ognuno erano ben definiti da confini invalicabili: un contadino che si mettesse a combattere, capite, era un sovvertimento dell’ordine divino.
Occorreva quindi che i bellatores si potessero identificare in una figura valorosa e onesta, dal coraggio generosamente messo a disposizione dei più deboli che per natura non potevano combattere o difendersi: nasce la figura del cavaliere che non esita a mettersi in pericolo pur di lottare per una giusta causa.
La propaganda dell’epoca era affidata ai romanzi cavallereschi, che erano recitati, anzi “cantati” nelle corti nobiliari, il riflesso “reale” di questo mondo immaginato.
Due i cicli principali, uno quello guerresco della Chanson de Roland, incentrato sulle gesta dei paladini di Carlo Magno; l’altra di carattere amoroso e più romanzata e avventurosa, celebra le gesta dei cavalieri di Re Artù ed è conosciuto come ciclo bretone, perchè ambientato in Bretagna.
Qui, l’Europa continentale non è così distante dalle isole britanniche, e pare che durante l’ultima glaciazione un cordone di ghiaccio unisse la Bretagna con le terre oltremanica.
Non tutti sanno che la parola da cui deriva il nome Lancillotto ha un preciso significato in antica lingua bretone e significa “errante”, “vagabondo”.
Accanto ai luoghi britannici, come Tintagel e Glastonbury, ci sono i luoghi mitici bretoni a fare il paio: uno su tutti, la mitica foresta di Brocéliande.
A circa 50 km da Rennes, si trova il piccolo villaggio di Paimpont. Da qui si diparte il mitico bosco, che oggi, dopo anni, è conosciuto di nuovo con il suo antico nome.
[immagine da biarritz.net.br]
[immagine da diptyquescrossing.blogspot.com]
[immagine da fotocommunity.fr]
[immagine da voxcalantisindeserto.blogspot.com]

Nel folto della foresta di Brocéliande, secondo la leggenda, si trova l’ultima dimora del Mago Merlino, dove fu ingannevolmente attirato da Morgana ed imprigionato sotto nove strati di pietra.
[immagine da mondodascoprire.myblog.it]
Tra gli alberi secolari si trova anche la mitica fontana dell’eterna giovinezza di Barenton.
[immagine da bretagne-en-3d.com]
Il viaggio prosegue verso l’abbazia di Tréhorenteuc, conosciuta come Tempio del Graal, dove si trovano tantissimi simboli riferiti alle leggende della Tavola Rotonda.
[immagine da boitagato.blogspot.com]
Si giunge al Castello di Comper, vicino al villaggio di Concoret e sede immaginaria del castello di Re Artù, tanto che all’interno delle sale in ogni dipinto è stato trovato un qualche riferimento alla saga.
[immagine da minube.it]
Infine naturalmente il lago di Paimpont sulle cui rive non è insolito trovare ancor oggi qualche moderno druido che ancora compie i propri rituali.
[immagine da tripadvisor.com]
Abbandonando i piaceri per gli occhi e passando al piacere per il palato, arriviamo alle galettes, versione salata delle crepes, con caratteristiche pregnanti in questo luogo di Francia.
La galette bretonne è di grano saraceno.
Non è insolito in questa regione imbattersi in bei campi fioriti di rosa. 
[immagine da map-france.com]
Gli stessi campi che nel XII secolo attirarono l’attenzione dei cavalieri crociati, tanto da spingerli ad importare in Francia le piante e il misterioso seme. Se inizialmente la produzione restò bassa, infine si trovò un luogo adatto a questa coltura, grazie alle frequenti ed abbondanti piogge: la Bretagna.
All’inizio del XVI secolo lo spirito d’iniziativa fu della duchessa Anna di Bretagna che, scoperta la velocità di crescita di questa pianta, solo 100 giorni dalla semina in maggio-giugno alla raccolta in settembre-ottobre, ritenne che potesse essere un ottimo aiuto nel combattere la miseria e la fame. Lo fece quindi seminare in ogni angolo del suo ducato e da quel momento il grano saraceno diventò l’ingrediente principale della galette bretonne.
Il grano saraceno ha una naturale resistenza ai parassiti e richiede solo acqua e sole. Questo fa di lui un perfetto soggetto anche per la moderna coltura biologica.
Alcune antiche ricette di galettes mischiano la farina di grano saraceno con sola acqua. Io ho usato anche le uova, ma solo uno per 125 g di farina. In questo modo la galette è più leggera e si può indulgere nella farcitura. In questo caso ho scelto quella classica, da piatto unico, con l’uovo ad occhio di bue, il prosciutto cotto e il formaggio.

La ricetta: Galette Bretonne Compléte
(per 6 galettes)
125 g di farina di grano saraceno
1 uovo
200 ml di latte
50 ml di acqua 
20 g di burro fuso
1 pizzico di sale
per il ripieno:
6 uova
6 fette di prosciutto cotto
180 g di formaggio (tipo gruyére o emmental)
Sbattere l’uovo con un pizzico di sale. Aggiungere la farina mescolando bene per non fornare grumi, aggiungendo, quando l’impasto si fa troppo consistente, qualche cucchiaio di latte.  Quando si è formata una pastella aggiungere il burro fuso e i restanti latte e acqua. Far riposare l’impasto per circa 2 ore.
In un padellino antiaderente da crepes formare le galettes, più sottili possibili. Ne verranno 6 o 7.
Per la farcitura rimettere una galette nel padellino e completarla con una fetta di prosciutto, un uovo appena fritto e il formaggio grattugiato. Far scaldare e fondere e servire subito.


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