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Cervelles de canut, un’antica ricetta francese Una facilissima e antica ricetta francese per un aperitivo gustoso e insolito

I cervelles de canut, ricetta dal nome insolito arriva dritta dritta da un libro delizioso, “La piccola cucina parigina” di Rachel Khoo, dove molti piatti tradizionali, rivisitati in una chiave moderna, sono presentati assieme alla loro curiosa origine. Read more

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Madeleines al limone I dolcetti del ricordo di Proust

Chi ha studiato letteratura francese al liceo non può che associare il nome di questi dolcetti all’opera di Proust, “A la recherche du temps perdu”, dove un dolcetto, una petite madeleine appunto, risvegliava con il suo profumo burroso i ricordi nella mente del protagonista.

“Mandò a prendere una di quelle focacce pienotte e corte chiamate madeleine, che paiono aver avuto come stampo la valva scanalata di una conchiglia di San Giacomo. Ed ecco, macchinalmente, oppresso dalla giornata grigia e dalla previsione di un triste domani, portai alle labbra un cucchiaino di tè, in cui avevo inzuppato un pezzetto di “maddalena”. Read more

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Sedici: l’alchimia dei sapori – il contest – ep.12 Speziati

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Nuovo mese, nuova corsa.

I Tostati hanno riscosso il successo che ci aspettavamo e i nostri voti, ignari gli uni degli altri, hanno espresso l’unanime verdetto di premiare gli abbinamenti stravaganti.

Vincono questa puntata Elisabetta Cuturello con e Annalaura Levantesi

vincitori tostati

Passiamo ora alla prossima famiglia (si gioca da oggi fino al 13 aprile), un po’ meno facile, a mio parere, soprattutto con alcuni abbinamenti. Si tratta degli Speziati, gli aromi che danno gusto in cucina.

logo speziatiA sorpresa, accanto a cannella, chiodi di garofano e noce moscata, troviamo basilico e pastinaca (dalle note erbacee e speziate insieme). Altre considerate da noi spezie in cucina, appartengono ad altre famiglie… avevamo da esempio trovato zenzero e cardamomo negli Agrumati, ricordate?

Per questa famiglia io ho scelto di approcciarmi ai chiodi di garofano, che non sono semplicissimi, né apprezzati da tutti.

Hanno un carattere un po’ guascone, diretto, forte, dalla testa calda. Il loro nome deriva dalla forma e non c’entrano nulla con il fiore del garofano, del quale però ricordano vagamente il profumo, anche se molto più enfatizzato ed estremo.

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Palets normands…o bretons I più classici biscotti al burro della Normandia

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Con questo biscotto croccante e cicciotto rimpolpo la rubrichetta dei dolci di panetteria francese, oggi alla terza (sì, terza, non trentesima, ma datemi tempo!) uscita.
I palets sono dei biscotti burrosi, dal gusto pieno, che in Francia si trovano in qualsiasi supermercato. I più celebri sono i Roudor Saint Michel, reperibili anche al Carrefour qui in Italia. Read more

Palets normands…o bretons I più classici biscotti al burro della Normandia" class="facebook-share"> Palets normands…o bretons I più classici biscotti al burro della Normandia" class="twitter-share"> Palets normands…o bretons I più classici biscotti al burro della Normandia" class="googleplus-share"> Palets normands…o bretons I più classici biscotti al burro della Normandia" data-image="https://www.ricettedicultura.com/wp-content/uploads/2015/11/palets_2.jpg" class="pinterest-share">
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Galette rustica alle ciliegie Una base rustica al cacao e nocciole e un ripieno dolcissimo di ciliegie

E oserei dire: più rustica di così!
Pensavo che il termine galette si riferisse solo alle crepes salate, e invece questa parola si usa proprio per definire una crostata dal guscio burroso, rustico e poco dolce ad avvolgere la frutta, insomma la cugina di campagna della crostata di città con il bel bordo ricamato e il ripieno liscio.

Manco a dirlo, la galette per me è molto più buona della patinata crostata di marmellata: è ruvida e consistente.

galette rustica ciliegie_1-5_rettang

Per il ripieno ho scelto le ciliegie, già qualche settimana fa, ma adesso potete farla con le ciliegie tardive e le amarene. D’altronde il detto suona così:

Di maggio, ciliegie per assaggio, di giugno ciliegie a pugno.”

Avete già letto quello che ho scritto sulle ciliegie per l’ingrediente del mese di IFood?

galette rustica ciliegie_2_quad

Ci sarebbe ancora tanto da dire… invece vi lascio solo un paio di immagini.

ciliegie_1 ciliegie_2Noterete che sono tutte Madonne, poiché la ciliegia era il corrispettivo paradisiaco della mela, frutto della tentazione e del peccato.

In effetti questa galette rustica è paradisiaca… 😉

galette-rustica ciliegie

Ed ecco la ricetta!

galette-crostata-rustica-di-ciliegie

Galette rustica alle ciliegie

per l’involucro:
180 g di farina di grano tenero
70 g di farina integrale
60 g di nocciole tritate a farina
1 cucchiaino di cacao amaro
80 g di burro
1 pizzico di sale
60 g di zucchero di canna

per il ripieno:
300 g di ciliegie
2 cucchiai di zucchero di canna
15 ml di vermuth
1 cucchiaio di maizena

Preparazione:
Snocciolare le ciliegie, metterle in una padella con lo zucchero e riscaldare finchè tutto lo zucchero non è sciolto.
Bagnare con il vermuth e spolverare sopra la maizena, poi lasciar evaporare a fuoco vivace il liquido in eccesso.
Lasciar intiepidire.
Preparare la crust, impastando insieme le farine con lo zucchero, il cacao e il burro.
Se l’impasto è troppo asciutto aiutarsi con un paio di cucchiai d’acqua.
Formare un panetto e lasciar riposare in frigorifero per almeno mezz’ora.
Stendere la crust su carta da forno, adagiarla poi su una teglia e mettere al centro le ciliegie.
Ripiegare sul ripieno la parte eccedente.
Riscaldare il forno a 180° ed infornare per mezz’ora circa.

galette rustica ciliegie_6-7_rettang

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Canelés bordelais I dolcetti di Bordeaux con tanti tuorli

Secondo episodio della rubrica sui dolci francesi: questa volta vi racconto dei Canelés Bordelais, questi dolcetti sono talmente belli che, dopo averne assaggiato la consistenza particolare, e aver verificato che sono pure deliziosi, è impossibile non pensare di rifarli,  con l’obiettivo primario di fotografarli. Read more

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Piccole tartelettes Bordalue In rue Bordalue a Parigi verso la fine del XIX secolo...

tarte bordalue
 Da un po’ avevo in testa di iniziare una rubrica sui dolci francesi.

Quando sono stata a Parigi, a marzo, era la prima volta che ci andavo da foodies golosona… probabilmente per questo motivo durante la visita precedente non avevo realizzato che Parigi è un’enorme pasticceria a cielo aperto. Read more

Piccole tartelettes Bordalue In rue Bordalue a Parigi verso la fine del XIX secolo..." class="facebook-share"> Piccole tartelettes Bordalue In rue Bordalue a Parigi verso la fine del XIX secolo..." class="twitter-share"> Piccole tartelettes Bordalue In rue Bordalue a Parigi verso la fine del XIX secolo..." class="googleplus-share"> Piccole tartelettes Bordalue In rue Bordalue a Parigi verso la fine del XIX secolo..." data-image="https://www.ricettedicultura.com/wp-content/uploads/2015/05/mini-bordalue-tarte_5_quad_ev-740x660.jpg" class="pinterest-share">
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Sedici: l’alchimia dei sapori – il contest – ep. 2 Caseari

E la prima puntata del nostro glorioso contest #Sedici è andata.

Pensavamo fosse più semplice, soprattutto ci aspettavamo che con poche ricette fosse più facile decretare i due vincitori. Invece la qualità dei vostri 26 contributi e la vostra voglia di sperimentare ci hanno stupite e pure stese.

Abbiamo deciso di votare separatamente con punteggio numerico ogni ricetta pervenuta. Alla fine abbiamo conteggiato i punteggi di ciascuna ricetta e discusso insieme i parimerito.

Vince l’asso pigliatutto Elisa de Il Fiordicappero con le madeleines limone e cioccolato e su questo devo dire che il mio viaggio a Parigi non ancora concluso può avere condizionato il giudizio mio e delle mie compagne, che ci siamo trovate d’accordo nell’immergerci in memorie proustoviane e pucciare queste meraviglie nella nostra tazza di infuso di tiglio.

Assieme a lei vince Valentina di An Experimental Cook con i suoi tagliolini soba con pollo all’arancia e zenzero e broccoli, direttamente da Tokio…e poi provate ad immaginare quanta voglia abbiamo di viaggiare e di provare gusti nuovi! Qui particolarmente interessante è la marinatura del pollo in succo d’arancia e zenzero.

Per questa volta ci possiamo ritenere più che soddisfatte, perchè abbiamo visto tanta voglia di provare a sperimentare e ci auguriamo che anche gli abbinamenti a prima vista più inconsueti vi stimolino a provare durante i prossimi appuntamenti. Certo è che sfogliando l’album delle vostre foto, vediamo tante ricette che ci hanno colpito per fantasia e colore…e speriamo che la prossima puntata, sebbene meno colorata, ci e vi regali la stessa soddisfazione!

Pronti, partenza, via!

Abbandonati gli agrumati, ci lanciamo di slancio nella famiglia di
questo mese: questa volta parliamo di caseari e di quanta differenza ci
possa essere tra una tipologia di formaggio e un’altra.
Nel
regolamento che trovate qui, abbiamo specificato che si partecipa con
una sola ricetta e che va chiaramente indicato l’abbinamento scelto.
Questa volta, che non c’è di mezzo febbraio- febbraietto corto corto e
maledetto
, si gioca fino al 12 13 aprile alle 23,59.

La tipologia di formaggio da me scelta è quella dei formaggi a crosta lavata.

 

Fin dal Medioevo alcuni formaggi venivano spazzolati sulla crosta esterna con acqua e sale, o con birra o brandy, per rimuovere alcune muffe indesiderate e permettere la formazione di batteri utili che andavano poi ad incidere sul colore (rossiccio-marrone) e sul sapore finale. Il risultato è la formazione di un sottocrosta particolarmente cremoso e un’aromaticità intensissima. Se lasciati fuori frigo prima del consumo, perdono la forma, rendendo difficile il taglio ed accentuano la loro cremosità. Nicky Segnit si muove su un territorio decisamente internazionale,
mentre io comincio col dirvi che il formaggio più celebre in Italia per
questa tipologia è il Taleggio, segue il Puzzone di Moena,
e va da sé, se conoscete uno o entrambi, che potete immaginare quale genere di aroma si è diffuso nel mio frigorifero.
Sono formaggi per gli amanti dei formaggi, per chi non si lascia spaventare.

Io ho scelto un formaggio francese della regione del Midi Pyrénées, il Saint Albray, dalla caratteristica forma a corona. Qui la crosta è mista, bianca e arancio, per la commistione di batteri di fermentazione rossa e di penicillum. La spazzolatura delle forme avviene manualmente, proprio per “mischiare” questi due tipi di batteri ed ottenere una colorazione melange uniforme.
L’interno è dolce e aromatico, mentre l’esterno prensenta un caratteristico gusto amarognolo.

Qui di seguito gli abbinamenti proposti da Nicky Segnit per i formaggi a crosta lavata (tutti, non solo il Saint Albray):

formaggio a crosta lavata & aglio
formaggio a crosta lavata & anice (o finocchio)
formaggio a crosta lavata & bacon
formaggio a crosta lavata & cumino
formaggio a crosta lavata & mela
formaggio a crosta lavata & noce
formaggio a crosta lavata & patata
formaggio a crosta lavata & pera

La Segnit spiega che con queste tipologie di formaggi dal gusto deciso
l’abbinamento talvolta è difficile ma i gusti decisamente dolci o particolarmente decisi come aglio oppure bacon, accettano la sfida. Un’altro modo di abbinare è quello di assecondare la sferzata del formaggio, ad esempio con patata oppure noce.
Io ho scelto di sperimentare con l’anice che, con la sua dolcezza, stempera le note amarognole del Saint Albray.

Le altre ricette da scoprire le trovate sui blog delle mie compagne:
per il formaggio fresco:
Alessandra –
Crepe agli asparagi con formaggio fresco e tartufo
e
Betulla – 
Pitta con Labna Noci e miele
per il formaggio erborinato:
Irene – Paccheri ripieni di gorgonzola su crema di broccoli e mandorle tostate
per il formaggio stagionato
Marzia – Tarte tatin di patate con caciocavallo ragusano
per il formaggio di capra
Velia – Tortelloni di noci su fondutina di toma di capra

Ed ecco il mio abbinamento:

La ricetta: Sandwich di pane alle patate e all’anice 
con formaggio a crosta lavata e finocchio marinato
per il pane alle patate e anice:
200 g di farina di grano tenero semintegrale macinata a pietra
50 g di farina di farro
125 g di patate lessate, scolate e schiacciate
120 g di acqua
1 cucchiaino colmo di lievito di birra disidratato
1 cucchiaino di miele
5 g di sale
1 cucchiaio di semi di anice (o finocchio)
1 cucchiaio colmo di olio di oliva extravergine
curcuma qb

per i finocchi marinati:
1 finocchio tenero (maschio) privato della foglia esterna più dura
olio evo (una qualità non troppo piccante)
sale
pepe nero macinato al momento

per ogni sandwich, 3 fettine di formaggio Sant’Albray

Sciogliere il lievito di birra nell’acqua tiepida con il miele. Mescolare le farine con le patate schiacciate, aggiungere l’acqua con il lievito e cominciare ad impastare. A impasto formato aggiungere il sale, poi l’olio e i semini di anice e continuare a lavorare finchè non si forma un  impasto liscio. Mettere a lievitare in una ciotola leggermente unta, in un luogo tiepido.
Quando l’impasto sarà raddoppiato, sgonfiarlo e lavorarlo arrotolandolo su se stesso. Formare un torchon o una treccia e deporlo in uno stampo da plumcake di circa 20×10 cm. Spolverare di curcuma. Aspettare che il pane raggiunga il bordo della teglia, poi infornare a 200° per circa 25 minuti. Battere il pane sul fondo per controllare la cottura prima di sfornare definitivamente.

Preparare i finocchi marinati mezz’ora o un’ora prima di servire: lavarli e tagliarli sottilissimi con la mandolina. Condire con olio, sale e pepe.

Su ogni fetta di pane all’anice deporre un po’ di insalatina di finocchio con il suo sughetto, compleare con le fette di Sant’Albray e mettere in forno tiepido per 5 minuti, in modo che il formaggio si sciolga.

 

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Bûche de Noël, per un felice inizio Il tronchetto di Natale, tipico delle feste di fine anno francesi

La ricetta giusta per gli ultimi auguri del 2014 è la Bûche de Noël, tradizionale ricetta francese e in generale dei paesi francofoni, delle feste natalizie, sciccoso quanto basta per essere mangiato sia a Natale, sia a Capodanno.

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Coq au vin per la Borgogna e per il Calendario Culinario

Siamo in Borgogna terra di storia, arte e gastronomia.
So che l’ho già detto per quasi tutte le altre 10 regioni francesi attraversate quest’anno, mache devo fare? La Francia, al di là della celebre capitale, è davvero ricca di sorprese eccellenti.
La storia della Borgogna inizia con i Galli, precisamente la tribù del Burgundi che aveva un regno ben più vasto dell’attuale regione francese. Il territorio venne annesso dai Franchi e in seguito diviso tra vassalli e valvassori per formare diversi piccoli ducati e contee indipendenti: il Ducato di Borgogna, la Franca Contea di Borgogna, la Provenza, il Delfinato, la Savoia, la Svizzera francofona, ed altri più piccoli.
Il Ducato di Borgogna era vassallo del Re di Francia, mentre la Franca Contea era assoggettata al Sacro Romano Impero. Esse furono però riunite nuovamente sotto un unico sovrano fino al 1477 quando furono definitivamente divise per ragioni dinastiche.

Se parliamo di patrimonio artistico è impossibile non pensare all’architettura cluniacense e cistercense, entrambe originate in Borgogna, e di cui un esempio eloquente sono le due abbaziali, patrimonio dell’UNESCO, Vézelay e Fontenay.

Vézelay esterno

Vézelay interno
Abbazia di Fontenay esterno

Fontenay interno
A questo proposito pare che proprio allo zelo dei monaci lavoratori si debba la diffusione in queste terre della coltivazione della vite. La Borgogna è la prima zona di Francia come territorio vocato, assieme al Bordeaux. I vini rossi sono prodotti a partire da Pinot Nero, quelli bianchi a partire da uve Chardonnay; in minor quantità sono gli appezzamenti di Gamay e Aligoté. Tutta la zona di produzione segue il corso del fiume Saône, in una lunga e stretta striscia di terra; le aziende vitivinicole sono piccole, di non più di 5 ettari di estensione, e spesso ancor più piccole, e i vini hanno un sistema identificativo proprio, da “régionale“, il più basico, a Grand Cru, il più pregiato.

Date queste premesse per la Borgogna non potevo che scegliere un piatto in cui il vino fosse protagonista.

Il coq au vin, letteralmente gallo al vino è in realtà una ricetta contesa tra più regioni, Borgogna, Alsazia, Champagne e Auvergne.

 
Proprio dall’Alvernia proviene la leggenda secondo cui un capo della tribù degli Alverni, pur sotto assedio da parte dei Romani, mandò a Cesare un gallo combattivo ed aggressivo, come simbolo del coraggio dei Galli. Cesare, che non era privo di senso dell’umorismo, ma neppure di sarcasmo, gli restituì il favore inviatndolo a cena e servendogli il gallo cotto nel vino. Ora, non è questo il luogo più adatto a capire se i Romani utilizzavano questo tipo di cottura, ma certo con le carni tenaci di certi galli, era necessaria una lunga marinatura in un altrettanto forte vino rosso.
Per un galletto “moderno” o un pollo ruspante la marinatura di 48 ore pare forse un po’ eccessiva, ma di sicuro conferisce sapore ed aromaticità alle carni e contribuì a suo tempo a far diventare questo piatto uno dei preferiti dai francesi, anche da “esportare”.
Stendhal insegnò alla sua cuoca a preparare il coq au vin durante la propria permanenza in Brianza.
Georges Simenon, creò sul personaggio della moglie di Maigret la perfetta divisa dell’altrettanto perfetta cuoca casalinga francese, affibbiandole il coq au vin come sua ricetta meglio riuscita.

La ricetta: Coq au Vin (ricetta rivisitata da Oenoperwez)
 
ingredienti:
1 galletto tagliato a pezzi
1 bottiglia di vino rosso (per me Nebbiolo)
2 cipolle bianche (in origine cipolline o cipollotti)
100 g di pancetta
1 cucchiaio di zucchero
1/2 bicchiere di brandy
2 cucchiai di farina
1 spicchio d’aglio
1 bouquet garni (timo, maggiorana, salvia, alloro)
300 g di champignons
olio extravergine d’oliva
1 noce di burro
sale
pepe
 
Rosolare la pancetta in pentola con tre cucchiai d’olio. Aggiungere le cipolle tagliate sottili e farle dorare rimestando per 10 minuti. Togliere cipolla e pancetta dal fuoco e tenerle da parte.
Al posto di cipolla e pancetta mettere i pezzi di galletto e farli rosolare per bene, aggiungendo un filo d’olio. Da parte riscaldate il vino con un cucchiaio di zucchero.
Quando il galletto è rosolato, salare e pepare e versarci un bicchiere di brandy e fiammeggiare, poi togliere dalla pentola anche la carne.
Sul fondo della pentola mettere a questo punto la farina, facendo leggermente imbrunire, poi mettere i pezzi di carne e il vino caldo. Aggiungere lo spicchio d’aglio schiacciato e il bouquet garni coprite e lasciate cuocere a fuoco bassissimo per un’ora.
Nel frattempo pulire gli champignons, tagliarli in quarti e farli rosolare in una noce di burro.
Aggiungere al galletto la pancetta, la cipolla e gli champignons e continuare la cottura per ancora circa 20 minuti.

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