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Nasce #SaporiTorinesi

Cosa è successo martedì 16 ottobre a Torino?
8 foodbloggers  si sono ritrovate nella prestigiosa cornice della scuola di cucina Maison Massena, hanno indossato il grembiule e si sono messe ai fornelli sotto la direzione dello chef stellato Carlo Bagatin, per attirare l’attenzione sull’eccellenza della cucina torinese.
Torino è bella, forse è la più europea delle città italiane per il suo stile architettonico rigoroso e severo; Torino è stata capitale, non solo nel 1861 ma anche città capitale, simbolo della magnificenza del ducato e poi del regno di Savoia. Parlano di questa storia recente e passata le sue piazze ampie, i suoi palazzi imponenti e le sue strade dritte. 
Martedì però il riflettore era puntato su  un aspetto spesso trascurato: la nostra cucina tipica è eccellente e porta la traccia nei suoi piatti della storia di secoli, di case reali, di influenze dell’alta gastronomia francese e russa.  Quale altra cucina regionale italiana ha così tanti antipasti all’attivo? E vogliamo parlare della pasticceria? O degli squisiti piatti di carne che la domenica che facevano la felicità delle cascine e delle case benestanti?
Questo aspetto ritorna a splendere e nasce #saporitorinesi. Dal 25 ottobre in concomitanza con l’apertura del Salone del Gusto 23 ristoranti di Torino e dintorni metteranno nei loro menù i piatti più significativi della tradizione culinaria piemontese. I menù promuoveranno la riscoperta di ricette tipiche e di prodotti agroalimentari del territorio torinese e piemontese e verranno accompagnati da almeno 2 vini e 1 liquore della provincia di Torino.
E noi foodblogger cosa abbiamo fatto? Intanto con i nostri tweet abbiamo fatto balzare il tag #saporitorinesi al primo posto tra i trend topic di martedì mattina e poi abbiamo fatto la cosa che ci piace più fare, ovvero cucinare golosissimi piatti.
La ricetta scelta da me è il vitello tonnato. 
Questo piatto ha una storia antica e si trova nella raccolta di Artusi, la Scienza in Cucina e l’Arte di Mangiar Bene al numero 363. Artusi lo situa tra i “rifreddi”, le carni servite fredde, e nella ricetta che propone il pezzo di vitello viene steccato con le acciughe e fatto lessare lentamente con cipolla, chiodi di garofano, alloro, prezzemolo, sedano e carota. Poi, nel suo brodo, viene fatto riposare per una notte. La salsa di accompagnamento che indica Artusi, la salsa tonnata che dà il nome al piatto, viene preparata con il tonno sott’olio, le acciughe, aggiungendo man mano dell’olio, dei capperi sott’aceto tritati ed eventualmente un poco del brodo di cottura. In un altro punto del suo libro Artusi propone un’altra versione della salsa tonnata, preparata con l’aggiunta di rossi d’uovo sodi.

Al giorno d’oggi la salsa tonnata viene preparata così, con i tuorli sodi e, spesso, ma non sempre, con l’aggiunta di maionese.
In ogni caso il vitello tonnato resta un antipasto goloso, antico e sempre attuale!
Se vi ho messo un po’ di curiosità, andate ad assaggiare questo e gli altri affascinanti piatti della tradizione di Torino e del Piemonte in uno dei ristoranti che aderiscono all’iniziativa a partire dal 25 ottobre.
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Zucchine alla scapece

Si ricomincia, dopo una pausa di quasi 15 giorni; non sono andata in vacanza quest’anno, ma ho avuto bisogno di una pausa dal blog per mettere in chiaro alcune idee e per lavorare all’indice delle ricette che aveva bisogno di un bel rinnovamento. Ora credo che tutto risulti più chiaro e di facile consultazione anche per chi capita sul blog per la prima volta.
Ora veniamo alla ricetta che ho scelto per ricominciare. E’ ancora tempo di zucchine, ancora per poco… e il clima si è fatto decisamente più gradevole per non temere il “momento frittura”; oggi vi parlo dunque delle zucchine alla scapece che sono un piatto tipico campano, ma che si ritrovano quasi identiche in Puglia, chiamate zucchine alla poverella.
Molti dicono che la parola scapece derivi da ex-Apicio, vale a dire “da Apicio”, o “alla maniera di Apicio”, assegnando al celebre gastronomo dell’Impero Romano l’invenzione di questa preparazione a base di aceto. In realtà oggi è assodato che la parola derivi invece da escabeche, che indica nel mondo spagnolo una preparazione a base di aceto, che sarebbe stata inventata, però – indovinate un po’! – dagli arabi!! Infatti la parola di origine sarebbe sikbâg, pronunciato volgarmente iskebech. Per gli arabi indicava un piatto a base di carne con aceto e altri ingredienti e con questo nome appare ne “Le mille e una notte”.

 
Da qualsiasi luogo provenga, in un mondo senza frigoriferi, l’uso di conservare cibi con l’aceto si diffuse a macchia d’olio. Troviamo piatti di questo genere in Medio Oriente, Spagna, America Latina ed Italia, naturalmente, dove il termine può indicare ricette diversissime tra loro. A Trapani di chiama scapece la parte meno pregiata del tonno, una volta che è stato conservato sotto olio; in Sardegna, invece, su scabecciu è proprio il sistema di marinatura con olio, aglio e aceto.
Nel piatto campano l’aglio la fa da padrone, insieme all’aceto, ma il gusto che rende il piatto così estivo è la menta fresca. L’unico inconveniente è che le zucchine friggendo si riducono e quindi per quante ne prepariate saranno sempre “troppo poche”.

La ricetta: Zucchine allo scapece
zucchine verdi e fresche
olio per friggere
sale
aceto bianco
qualche spicchio d’aglio
foglie di menta fresca

Il trucco consiste nel far asciugare le zucchine per far perdere loro dell’acqua: la frittura sarà più veloce e le zucchine manterranno tutto il loro sapore. Un tempo questa operazione si faceva stendendo le zucchine affettate al sole per una mattinata intera. Io ho tagliato a rondelle sottili le zucchine e poi le ho disposte su una leccarda rivestita di carta forno. Bisogna far asciugare ciascuna teglia di zucchine a 100° per almeno 10 minuti.
Poi si può procedere con la frittura che va fatta in olio bollente, facendo attenzione che le zucchine si colorino leggermente ma senza scurirsi troppo. Poi le zucchine vanno scolate dall’olio in eccesso, salate leggermente e spruzzate di aceto. Nella ciotola si aggiungono poi pezzettini d’aglio e menta fresca tritata; la tradizione vuole anche un cucchiaio dell’olio di frittura per condirle. Le zucchine vanno poi fatte riposare in modo che i sapori si amalgamino meglio.
Sono deliziose sul pane o come contorno e se l’aglio non vi spaventa mangiatele anche da sole!

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L’Infigghiulata, una ricetta per “Io La Mafia Me La Mangio”

E’ stranissimo accorgersi dopo tanti anni come alcuni ricordi personali che credevo avrei portato dentro per sempre si siano persi nella memoria e siano diventati nebulosi e fragili, come una carta troppo vecchia e consumata; mentre altri, che invece  sembravano riguardarmi molto meno da vicino, restano scolpiti dentro, marchiati a fuoco sulla mia pelle.
Ricordo perfettamente dove mi trovavo il 19 luglio 1992 alle 16:58.
Ero in vacanza, in Sardegna, ed era troppo caldo per stare fuori. Il pomeriggio, fin dopo le sei, si stava in casa ed io ero da mia nonna, nell’unica stanzetta al piano superiore di una casa antica che si snoda tutta al piano terra. Ricordo la luce, vivida, dei paesi mediterranei, probabilmente la stessa luce che c’era a Palermo quel giorno. 
Ricordo il caldo e ricordo che vivevo un periodo solitario, in cui amavo chiudermi in me stessa, scrivevo su un diario e ascoltavo canzoni alla radio che fermavo su musicassette, da riascoltare all’infinito.
Tra due giorni saranno passati 20 anni, ma ricordo il preciso istante in cui le trasmissioni si sono interrotte e la notizia dell’attentato si è diffusa. Che tutto si è fermato, anche io. Sono rimasta ad ascoltare, mi sono detta: un altro…e adesso?

Il 23 maggio il terribile attentato di Capaci, con cinque quintali di tritolo, aveva falciato il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta; a luglio, neanche due mesi dopo, la stessa sorte era toccata a Paolo Borsellino, sotto casa della madre; con lui persero la vita Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

Ai suoi funerali Antonino Caponnetto,
il vecchio giudice che diresse l’ufficio di Falcone e Borsellino, disse: «Caro
Paolo, la lotta che hai sostenuto dovrà diventare e diventerà la lotta
di ciascuno di noi
». 
Ad un’intervista rilasciata nel 1994, disse anche: «Un giudice vero fa quello che ha fatto Borsellino, uno che si trova solo
occasionalmente a fare quel mestiere e non ha la vocazione può
scappare, chiedere un trasferimento se ne ha il tempo e se gli viene
concesso. Borsellino, invece, era di un’altra tempra, andò incontro alla
morte con una serenità e una lucidità incredibili
».

I giudici Falcone e Borsellino sono stati la punta dell’iceberg di una marea di vittime di un sistema  tremendo e crudele che voleva/vuole sostituirsi alla legalità dello Stato. Dopo le morti eclatanti dei due giudici, tanti colpi sono stati segnati dallo Stato ai danni della mafia, ma ancora c’è da combattere. Combattere contro una mentalità ancora radicata in molti, anche nelle nuove generazioni, di coloro che erano davvero troppo piccoli per ricordare il 23 maggio o il 19 luglio 1992.

A me, cresciuta in una grande città del Nord, sembra incredibile che ci possano essere giovani siciliani di meno di trent’anni che  sostengono che almeno il “sistema mafia” fa qualcosa per quel popolo che è stato dimenticato dallo Stato. Mi sembra terribile che un ragazzo possa vedere il proprio motorino, rubato un paio di giorni prima, ora guidato da un altro ragazzo poco più grande di lui, ma con conoscenze in ambienti mafiosi,  e possa dire con una certa indifferenza: «E’ andata così, che posso farci? Niente.»  Eppure questa mentalità è ancora radicata in molte coscienze.
Qualcuno sostiene che per essere liberi  bisogna andarsene dalle terre del sud, che solo al Nord si può costruire un futuro.

Per fortuna ci sono altri, i Coraggiosi, che si rimboccano le maniche e si sporcano le mani per ricavare qualcosa di buono dalla loro terra. 

Dal 2001 dalla volontà di alcuni coraggiosi nasce Libera Terra, fondata da Don Luigi Ciotti e Giancarlo Caselli; il marchio che raggruppa diverse cooperative aderenti a un progetto di recupero delle terre confiscate alle organizzazioni mafiose. L’esperimento pilota è stato quello della cooperativa intitolata a Placido Rizzotto, nel comune di S. Giuseppe Jato, ma poi ne sono sorte tante altre, in Sicilia, in Calabria e in Puglia. 
Le cooperative producono e mettono in vendita prodotti della terra, quali legumi, pasta e farine biologiche, conserve, miele e vino, e organizzano interessantissimi campi di cooperazione per far conoscere a chiunque volesse le realtà del luogo. A 11 anni dal primo esperimento, il cammino è appena iniziato ed ancora in salita, ma è importante che queste realtà di conoscano, per far sì che giunga il mesaggio che un’altra strada è percorribile, non senza difficoltà, per far cambiare le cose.
Valeria di Due Cuori e Una Forchetta ha lanciato l’iniziativa “Io La Mafia Me La Mangio!”. Noi foodblogger sappiamo parlare di cibo ed è con il cibo che comunichiamo, rendendolo veicolo anche di messaggi così importanti. Se volete partecipare, acquistate un prodotto Libera Terra, reperibile alla Coop e sul loro sito e cucinate una ricetta; Valeria le raccoglierà tutte, come tante voci fino a formare un coro di “IO LA MAFIA ME LA MANGIO!”.

Io ho scelto di partecipare a questa raccolta con un vino, il Placido Rizzotto Rosso di Sicilia IGT I Cento Passi, ottenuto da vitigni Nero d’Avola, Perricone e Sirah.
A questo vino ho abbinato una ricetta tipica siciliana, l’Infigghiulata, un pane condito che si preparava nelle case contadine con lo stesso impasto del pane settimanale e veniva farcito con acciughe o con salame, provola o ricotta, e poi tagliato a fette. Per alcuni il nome di questo pane deriva dal fatto che veniva preparato per i figlioli di casa, per gratificarli con qualcosa di goloso.
Mi piace pensare di aver fatto questa ricetta, in passato preparata dalle donne  di casa, per le donne che hanno saputo uscire dal cerchio della mafia, con coraggio e forza; tra le tante: Rita Atria, Serafina Battaglia, Carmela Iuculano, Felicia Bartolotta Impastato…

La ricetta: Infigghiulata
300 g di farina (meglio 100 g di semola di grano duro e 200 di farina 00)
1/3 di cubetto di lievito
½ cucchiaino di miele
1 cucchiaino colmo di sale
Acqua
Per il ripieno:
acciughe sott’olio
pomodori secchi sott’olio
provolone semistagionato dei Nebrodi (si possono usare anche ricotta, lasciata scolare dall’acqua per una notte, oppure salame stagionato, o anche sugo, se si vuole un risultato più umido e “rosso”)

In abbinamento il vino Placido Rizzotto Rosso di Sicilia IGT “I Cento Passi”

Ho preparato l’impasto sciogliendo il lievito in un bicchiere con poca acqua tiepida, il miele e un cucchiaio di farina 00. Ho lasciato riposare per 10 minuti, finchè non era ben gonfio.
Ho mescolato la farina con il sale ed ho aggiunto la miscela di lievito, cominciando ad impastare, aggiungendo man mano l’acqua tiepida fino a formare un impasto morbido e liscio.
Ho messo a lievitare in una grossa ciotola coperta con pellicola unta e ben al riparo dalle correnti, per circa 3 ore.
Ho diviso in due l’impasto e ho ricavato due ovali spessi circa un centimetro, con il mattarello. Su ogni ovale di pasta ho disposto il provolone, i pomodori secchi tagliati a striscioline e le acciughe a pezzetti.
Ho arrotolato ogni ovale, partendo da uno dei due lati lunghi ed ho ricavato due salsicciotti che ho deposto sulla teglia, spennellandoli di olio.
Ho fatto cuocere in forno caldo a 220° per dieci minuti e poi a 200° per altri 10 minuti.
I sapori decisi delle acciughe e dei pomodori secchi si sposano a meraviglia con il vino Placido Rizzotto Rosso.
 

ai fornelli, storia & cultura

Il mio primo blog-compleanno e un contest per voi!!!

Oggi il mio blog compie un anno e ogni giorno di più sono entusiasta di questo mio spazio in rete.
Sono partita con l’idea di voler legare le mie ricette e i miei ingredienti all’arte e alla storia e ho scoperto (ogni giorno di più) che amo provare ricette tipiche, soprattutto se legate a qualche aneddoto di vita popolare e contadina, e magari raccontare quando queste ricette sono nate.
Per questa ragione il contest che celebra questi 365 giorni di blog doveva vertere sugli stessi argomenti.
Da oggi parte “Ricette a spasso nel tempo”. 
Vi chiedo di cercare un personaggio storico a cui abbinare una ricetta, raccontarne la vicenda e spiegare perché personaggio e ricetta sono correlati. Non necessariamente deve trattarsi di un personaggio molto famoso…anzi, benvengano le storie di personaggi che non tutti conoscono.

Cerco di raccogliere in un elenco le regole del gioco:
– per partecipare bisognerà postare da oggi 22 aprile fino al 17 giugno 24 giugno (fino alle 23,59) una ricetta che sia ispirata a un personaggio storico, più o meno noto. Ad esempio avete la piena libertà di ispirarvi al sindaco di un paesello sperduto o a un cuoco celebre del passato o a un re, papa, generale o condottiero, se ne conoscete la storia e la raccontate, spiegando perché personaggio e ricetta sono in collegamento. L’importante è che il personaggio sia realmente esistito e che abbia un legame con la ricetta, vero o di ispirazione. Con “legame vero o di ispirazione” intendo che o il personaggio mangiava davvero quel dato cibo o per qualche ragione pensate che la ricetta avrebbe potuto piacergli.
– potete partecipare con una sola ricetta, di qualunque genere.
– dovete inserire nel post e in angolino della vostra pagina il banner del contest
– la ricetta deve essere corredata di fotografia del piatto finito, cucinato da voi.
– per partecipare bisognerà lasciare un commento a questo post con il link del vostro post ed io man mano aggiornerò l’elenco delle ricette partecipanti.
– se non avete un blog potete inviare una mail con storia, ricetta e foto del piatto finito all’indirizzo ricettedicultura@gmail.com ed io la pubblicherò in un post sul mio blog.
– se avete un account facebook potete pubblicare storia, ricetta e foto in una nota e poi segnalarmi il link.
– se volete diventare followers del mio blog fatelo, ma non è obbligatorio! Se volete diventare fans della mia pagina facebook potete cliccare “mi piace” qui: https://www.facebook.com/RicetteDiCultura , ma non è obbligatorio.
– le ricette e i post partecipanti verranno giudicati insindacabilmente 😉 dalla sottoscritta sulla base di:

# aderenza alla richiesta del contest, personaggio storico-ricetta
# originalità dell’abbinamento e della ricetta
# presentazione (non occorre essere dei fotografi, ma la foto deve essere leggibile e un po’ grande perché poi vorrei raccogliere il tutto in un pdf)

Verranno premiate 2 persone
1. la ricetta a mio giudizio più rigorosamente rispondente alla richiesta del contest con il libro:

 2. il post a mio giudizio più originale, simpatico e creativo, (quindi arrampicatevi pure sugli specchi), con il libro:


Credo di aver detto tutto, se ho dimenticato qualcosa lo aggiungerò in seguito. E se troverò qualcosa di particolare e interessante da aggiungere ai premi lo farò presto
Spero che il contest, un po’ impegnativo, vi piaccia e spero che partecipiate numerosi…o almeno in un numero decente, tale da non farmi oscurare questo post e fingere che questo contest non ci sia mai stato… 😉

Grazie a tutti voi che commenterete!!! 😀

AGGIORNAMENTO DEL 13 GIUGNO 2012:
ATTENZIONEEEEEEE!!!!! 
Visto che il contest è partito in sordina e si sta facendo notare un po’ di più nelle ultime settimane con numerosi consensi, ho deciso di prorogare la scadenza di una settimana, ovvero fino al 24 giugno, per dare la possibilità anche a chi ne è venuto a conoscenza da poco, di inviare la propria ricetta e di formare, infine, un pdf più corposo.
CHI LO DESIDERA PUò ANCHE AGGIUNGERE UNA SECONDA RICETTA PARTECIPANTE AL CONTEST!!  🙂

Visto che è cambiato il termine ultimo, aggiungerò anche un terzo premio, che però devo ancora scegliere e su cui avrete presto aggiornamenti!!


ELENCO DELLE RICETTE PARTECIPANTI:
Crepes di Andersen con arrogante grano saraceno di Paola del blog Nastro di Raso, con la partecipazione di Hans Christian Andersen.
Lasagne ar biondo Tevere di Patrizia del blog Ieri e Oggi in Cucina, con la partecipazione di Aldo Fabrizi.
San Simplicio e il panino della festa di Vera del blog Vera in Cucina, con la partecipazione di San Simplicio.
Pavlova di Laura del blog Matematica e Cucina, con la partecipazione di Anna Pavlova.
Pizza Margherita di Rachele del blog Il Ricettario di Rachele, con la partecipazione della Regina Margherita di Savoia.
Pasta pancetta e fagioli di Roberta del blog L’Angolo Cottura di Roby, con la partecipazione di Bernabò Visconti.
Principessa Mafalda di Falentina del blog Le pentole di Falentina, con la partecipazione della Principessa Mafalda di Savoia.
La frittata del Re Lazzarone di Roberto del blog ‘A Cucina ‘e Mammà, con la partecipazione di Re Ferdinando IV di Borbone.
La focaccia provenzale di Giu del blog Mela e Cannella, con la partecipazione di Paul Cézanne.
La pasta alla Tetrazzini di Chiara, Un’Italiana Senza Servitù del blog Torsolo di Mela, con la partecipazione di Luisa Tetrazzini.
Tortelli alle erbette  di Antonella del blog Sapori in Concerto, con la partecipazione di Giuseppe Verdi.
Pasticcio alle fraghe per sua Serenissima Altezza Cristina di Simona (ricetta da Facebook), con la partecipazione di Cristina di Svezia.
Garibaldi Mini Cake di Shamira Gatta del blog Lovely Cake – Favole di Zucchero, con la partecipazione di Giuseppe Garibaldi.
Frittelle di salvia di Silvia del blog Pane e Pomodoro, con la partecipazione di Martino da Como. 
Soufflé Rothschild alle albicocche di Ann del blog BperBiscotto, con la partecipazione di Marie-Antoine Carême. 
Tagliatelle al sugo di germano di Ingorda del blog Il Rifugio dell’Ingordo, con la partecipazione di Lucrezia Borgia. 
Il Farzotto di Ildegarda von Bingen di Tiziana e Alessia del blog Staffetta in Cucina, con la partecipazione di Santa Ildegarda.
Mojito de Muslo de Pollo di Chef Speciali del blog Chef Speciali…apprendista chef, con la partecipazione di Ernest Hemingway.
I Biscotti al Burro di Arachidi e il Dispensatore di Sogni di Cecilia e Micol del blog Muffin e Dintorni, con la partecipazione di Walt Disney. 
Budino Ginori-Conti e l’energia geotermica di Giulietta del blog Se Cucino, Sorrido, con la partecipazione del Marchese Piero Ginori-Conti e del suo cuoco. 
Un’Albanella di Pesce di Loredana del blog La Cucina di Mamma Loredana, con la partecipazione di François Vatel.
Spaghetti alla Chitarra con Pomodorini e Sarde di Memi del blog In Cucina con M.E., con la partecipazione di Peppino Impastato.

FUORI CONCORSO:
Arrosto di manzo alla senape inglese di Giuseppe del blog Il Riccio e la Volpe, con la partecipazione di Immanuel Kant.

ai fornelli, storia & cultura

25 maggio – Fish & Chips Day (ma il mio è homemade!!!)

Oggi, 25 maggio, in Irlanda si festeggia il Fish&Chips Day.
Si tratta di un’iniziativa nata per far conoscere le origini di questa preparazione che sembra affondare le radici nella cucina anglosassone delle coste e che invece vanta una discendenza tutta italiana. Infatti nel 1880 si formò la prima comunità di immigrati italiani in Irlanda; provenivano da Val di Comino, provincia di Frosinone, ed introdussero la frittura di pesce in pastella, vendendola poi agli angoli delle strade avvolta in cartocci insieme alle patate fritte.
Non solo pizza…è un sollievo, anche se ricordiamo che curiosamente anche la pizza nasce come cibo da mangiare in strada, senza tanti complimenti…il cibo prêt à porter è di sicuro successo!
Non mi stupisce che gli italiani siano arrivati anche in Irlanda a portare qualcosa della nostra tradizione culinaria… mi stupisce che in quegli anni andassero proprio in Irlanda dove non si navigava nell’oro, tutt’altro… ma tant’è!!!
il nostro itinerario
Questa ricorrenza è anche l’occasione per dedicare un post a questa bellissima terra e per ricordare il mio viaggio dell’anno scorso, viaggio di scoperte e di emozioni continue in un luogo che non può non restare nel cuore.
Anche oggi mi porto dietro il chiasso di Dublino e la sua poesia, il vento di Galway, i colori del Connemara, il silenzio di Inis Mor, la musica di Doolin, lo spleen delle Cliffs of Moher, i contrasti di Limerick, i profumi di Cork, i colori di Kinsale, l’impronta della storia a Cashel e Cahir, l’aspettativa sportiva di Kilkenny, e solo chi ha visitato quei luoghi mi può capire da una sola parola.
Pubblico qualcuna delle mie foto dell’agosto scorso… con un velo di malinconia…e poi largo alla ricetta del Fish&Chips…a modo mio!
I mille volti di Dublino
Galway, città sul mare e mare in città
uno sguardo sul Connemara
Kilemore Abbey, al centro del Connemara
Inis Mor, la più grande delle Aran Island
silenzio alle Aran
uno sguardo sull’Atlantico dal Dún Aengus
il Clare fatato
Vertigini alle Cliffs oh Moher
Breve sosta a Limerick
Cork, ventosa e affascinante
Le maree e le piccole case colorate di Kinsale

I laghi di Killarney, nel Kerry
Muckross House
In punta di piedi dentro Cashel
Uno sguardo su Cahir dalle mura del castello
Kilkenny, piena di storia
La ricetta: Fish & Chips Homemade

Quei signori di Val di Comino non avevano la friggitrice, né le patate surgelate, né la maionese in bustina… Quindi presumo avessero un bel da fare a preparare fish & chips tutto il sacrosanto giorno.
Anche con le facilitazioni elettriche odierne, toglietevi dalla testa di risolvere il tutto in 10 minuti!!!

Io ho suddiviso il lavoro in quattro (4!!!) fasi.

1. La salsa
1 uovo
125 ml di olio di semi
il succo di mezzo limone
sale
1 vasetto di yogurt bianco intero
1 cucchiaino di timo
pepe

Si tratta di una maionese fatta a mano corretta con lo yogurt: nell’uovo intero ho messo un pizzichino di sale, ho mescolato per un minuto poi ho cominciato ad aggiungere l’olio di semi di mais a goccia a goccia sempre mescolando. Poi con la velocità minima del frullatore ho continuato a montare, aggiungendo l’olio a filo.
Quando la maionese è diventata solida ho aggiunto il succo filtrato di mezzo limone e ho aggiustato di sale. Poi ho messo in frigo.
Prima di portare in tavola ho mischiato 4 cucchiai di maionese con 2 di yogurt intero, un cucchiaino di timo e una spolverata di pepe.

2. Le patate (quantità a scelta…ma più sono e meglio è!!!)

Ho scelto il tipo a buccia rossa, più adatto ad esser fritto. Le ho lavate e sbucciate, tagliate a listarelle lunghe e messe in frigo, mentre preparavo la salsa.
Le ho riprese e ho fatto il primo passaggio in olio bollente di semi di arachidi, devono essere tolte che sono ancora bianche. Si lasciano intiepidire e intanto si passa al pesce.
Poi si riprendono e si fa una seconda frittura, che darà croccantezza, facendole dorare un po’ e salando alla fine.

3. La pastella
100g di farina
100 ml di birra
1 uovo
sale

Ho mischiato la farina con il tuorlo d’uovo, aggiungendo pian piano la birra. Ho lasciato riposare per dieci minuti, poi ho aggiunto l’albume montato a neve con un pizzico di sale.

4. Il pesce
per 2 persone ho usato 250 g di merluzzo decongelato
Ho asciugato i filetti e li ho passati nella farina, poi li ho bagnati abbondantemente nella pastella e li ho messi a friggere, mentre le patate completavano la seconda friggitura in un’altra padella.

Ho composto il piatto e…   goile maith ar chor ar bith!!!

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