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Pumpkin pie per la Festa del Ringraziamento Il dolce più tradizionale della Festa del Ringraziamento

Cade ogni quarto giovedì di novembre da ogni anno dal 1621. Read more

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Fluffosa al Matcha e Mango

fluffosa_matcha-mango_slideshow_miniE alla fine ho fluffato anch’io e l’ho fatto per il primo compleanno di ifood.it.

Esattamente un anno fa un folto gruppo di foodbloggers da tutta Italia (anche fuori Italia, in effetti…potere del web) si dava appuntamento su facebook, attendendo minuto dopo minuto la messa in onda del nostro sito, mentre le Admin erano a Terni con i tecnici, con la stessa trepidazione!

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ai fornelli, biscotti, dolci, ricette originali

Cookies al burro d’arachidi e gocce di cioccolato Velocissimi da preparare e naturalmente... uno tira l'altro

Esistono ricette che ti entrano nel cuore. E non importa quante volte tu le possa rielaborare, quelle restano sempre la base da cui partire. 
È il caso di questi cookies. 

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Cookies al burro d’arachidi e gocce di cioccolato Velocissimi da preparare e naturalmente... uno tira l'altro" class="facebook-share"> Cookies al burro d’arachidi e gocce di cioccolato Velocissimi da preparare e naturalmente... uno tira l'altro" class="twitter-share"> Cookies al burro d’arachidi e gocce di cioccolato Velocissimi da preparare e naturalmente... uno tira l'altro" class="googleplus-share"> Cookies al burro d’arachidi e gocce di cioccolato Velocissimi da preparare e naturalmente... uno tira l'altro" data-image="https://www.ricettedicultura.com/wp-content/uploads/2014/09/cookies_peanuts_4ww_zps23ff9ff0-565x660-1.jpg" class="pinterest-share">
ai fornelli

Ciambellini con cacao e banana

Siamo alla seconda ricetta con i prodotti Mcennedy per la settimana USA di Lidl che si conclude domani!

Questa volta ho voluto usare la piastra per ciambellini che Lidl mi ha
regalato assieme ai prodotti e che trovate in vendita fino a domani nei
supermercati Lidl. L’avevate vista qui———–>

Il punto di partenza sono stati i pancakes alla banana. Come punto fermo ho tenuto la ricetta di base proposta sul foglietto di istruzioni, Da lì sono partita con le modifiche inserendo la polpa di babana nell’impasto ed utilizzando anche il delizioso burro d’arachidi Crunchy di Mcennedy che al suo interno ha pezzettini di arachide, distinguibili ad ogni morso anche nei ciambellini cotti.
Perfetti per colazione, anche solo spolverati di zucchero a velo, si preparano davvero in un attimo. 
La ricetta: Ciambellini con cacao, banana e burro d’arachidi
(per circa 15-18 ciambellini)

1 uovo
45 g di zucchero
1/2 banana matura
85 g di farina
1 cucchiaio di cacao amaro in polvere
1/3 di bustina di lievito in polvere per dolci
90 g di latte
1 cucchiaio d’olio di semi
zucchero a velo per spolverare
Sbattere l’uovo con lo zucchero e aggiungervi la banana schiacciata, l’olio e il burro d’arachidi.
Da parte mescolare tutte le polveri setacciate: farina, cacao e lievito.
Aggiungere
le polveri all’uovo, aggiungendo gradualmente il latte fino a formare
un impasto omogeneo e senza grumi. Lasciarlo riposare 10 minuti.
Nel frattempo ungere la piastra con olio d’oliva e farla scaldare.
Porre
l’impasto sulla piastra aiutandosi con una bottiglietta di plastica in
cui avrete travasato l’impasto con un imbuto, oppure usare un cucchiaio.
Riempire
bene ogni fossetta e chiudere la piastra senza bloccarla. I ciambellini
cuociono in 6 minuti. Poi metterli a raffreddare su una griglia per
dolci, aiutandosi con uno stecchino per prelevarli.
Quando saranno freddi, spolverarli con zucchero a velo.

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Cheewy Bars, barrette morbide con cereali croccanti e pesche al timo

Da oggi inizia ai supermercati Lidl la settimana dedicata ai prodotti di ispirazione USA della linea Mcennedy, American Way. Fino al 29 giugno saranno più di 40 i prodotti proposti in offerta speciale e limitata: dai classici cookies americani, ai cranberries disidratati, ai preparati per torte e pancakes, ad altri numerosi prodotti salati…
Un folto gruppetto di foobloggers ha accettato l’invito di provarli in anteprima e tra questi anch’io!
Ho ricevuto i morbidi cranberries, alcune confezioni di cereali addolciti dallo sciroppo d’acero, il burro di arachidi in versione crunchy e un nuovo attrezzino per la mia cucina: la piastra elettrica per fare in modo veloce e pulito delle ottime ciambelline.
Quindi questa settimana mi trasferisco negli Stati Uniti, almeno con il pensiero, e vi propongo qualche ricetta di ispirazione americana, con i prodotti che ho ricevuto.
Il primo pensiero è volato a delle barrette ripiene, talmente golose che ne basta poco per soddisfare la voglia di dolce quotidiana e facili facili da fare e presentare, già porzionate.
Il ripieno è di pesca, visto che l’estate è arrivata, la parte croccante invece è data dai Crunchy Clusters Mcennedy, agglomerati di cereali e muesli con noci pecan e sciroppo d’acero.

La ricetta: Cheewy Bars con cereali croccanti e pesche al timo

250 g di Crunchy Clusters Mcennedy
100 g di farina
140 g di burro morbido
70 g di zucchero di canna
2 uova
1 pizzico di sale
scorza di limone

4-5 pesche
1 cucchiaio di zucchero di canna
10 g di burro
timo fresco o essiccato

Preparare prima le pesche, sbucciandole e tagliandole a fettine. In un padellino mettere i 10 g di burro, le pesche e lo zucchero e far insaporire a fuoco vivace con il timo, giusto il tempo di far sciogliere lo zucchero.

Lavorare il burro morbido con lo zucchero, poi aggiungere le uova sbattute leggermente con un pizzichino di sale e la farina, ricavando un impasto morbido. Aggiungere e distribuire uniformemente all’impasto i cereali Crunchy Clusters.

Imburrare e infarinare una teglia rettangolare o quadrata di dimensioni circa 21x21cm o poco più grande. Distribuire sul fondo poco più di metà dell’impasto. Fare uno  strato di pesche e ricoprire con il resto dell’impasto.
Infornare a 150°C in forno già caldo, ventilato, per mezz’ora o fino a doratura.
Lasciar intiepidire e tagliare a quadratini o rettangoli, per poi lasciar raffreddare completamente.

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Per la Giornata Internazionale della Donna, una donna straordinaria e le ruote della bicicletta. Annie Londonderry , la bicicletta, i bagels.

In occasione della Giornata Internazionale della Donna, e perchè le donne in gamba non si festeggino solo un giorno all’anno, ho deciso di condividere qui l’iniziativa di Momondo.it, motore di ricerca comparativo per voli low cost e hotel. 

 
Momondo ha elaborato questa infografica in cui vengono presentate 10 donne avventurose che con i loro viaggi hanno rivoluzionato la storia femminile e il modo di scoprire il mondo.
 
Non potevo fermarmi a condividere solo l’immagine: ho scelto una di queste personalità, quella che più mi ha colpito, e sono andata a cercare qualche informazione in più sulla sua storia.
 

Le donne avventurose della storia

 
Prima di scoprire di chi si tratta (…più sotto…) date un’occhiata all’infografica di Momondo e, se vi va, condividete le vostre avventure di viaggiatrici su Twitter con l’hashtag #momondoexplorers.
 
 
 

Annie Londonderry

La mia scelta è caduta su Annie Cohen Kopchovsky, soprannominata, in seguito alle sue avventure, Annie Londonderry.

 
 
Annie Cohen era di famiglia ebraica. Nata a Riga, in Lettonia, nel 1870, emigrò negli Stati Uniti a soli 5 anni. Nel 1888 era già sposata con Max Kopchovsky e nei quattro anni seguenti ebbe da lui 3 figli.
 
Fin qui tutto in linea con la società vittoriana in cui era stata educata; poi la svolta che iniziò con una scommessa.
Impazzava la moda dei “giri del mondo” e al club di Boston due ricchi signori ipotizzarono che nessuna donna sarebbe stata in grado di emulare il giro del mondo in bicicletta compiuto alcuni anni prima da Thomas Stevens. Annie accettò la sfida e la società delle Acque Minerali Londonderry le offrì 100$ e una bicicletta per mettere un loro cartello pubblicitario sulla bici e portarlo in giro per il mondo. Ma la scommessa non prevedeva solo il viaggio da compiere in 15 mesi, ma anche guadagnare in rotta 5000$: una donna in balia di sé stessa che doveva ribaltare completamente il modo di pensare dell’epoca e che avrebbe suscitato anche un certo scandalo.
 

Il viaggio

Il 25 giugno 1894 Annie, davanti alla Massachusetts State House di Boston salutò una piccola folla di amici, parenti, sufraggette e curiosi e si allontanò su Beacon Street traballante in sella alla sua bici “42 pound Columbia”, sulla quale aveva imparato ad andare da pochi giorni: il suo bagaglio era un ricambio di abiti, una pistola dall’impugnatura di madreperla e un gruzzoletto di 5cent al giorno per il cibo.
 
Annie abbandonò presto gli abiti femminili (avete presente i rigidi busti
vittoriani?) per una tuta da lavoro da uomo e fece rotta su New York.
 
Giunta a Chicago si accorse che percorrere il viaggio intorno al globo da quel lato sarebbe stata una sfida contro il freddo e quindi tornò a New York e si diresse verso l’Europa. Approdò a Le Havre e percorse la Francia fino a Marsiglia. Poi toccò l’Egitto e poi Gerusalemme e lo Yemen (in molti paesi del Medio Oriente la bici è negata alle donne ancora oggi); poi fece rotta per Singapore, Hong Kong, Shangai, Nagasaki, Kobe, Yokohama prima di imbarcarsi attraverso il Pacifico per tornare in America. A ogni tappa si fece fare una firma dal console degli Stati Uniti, per dimostrare di aver compiuto tutto il viaggio.
 
 
Non le mancò l’iniziativa e la faccia tosta e per guadagnare i 5000$ fece un’abile e sfacciata promozione di se stessa: si fece fotografare a pagamento accanto o in sella alla sua bici, assieme al cartello Londonderry, diventando per tutti “Annie Londonderry” e raccontò da attrice consumata le mirabili avventure successe durante il suo viaggio.
 
Dopo aver toccato Los Angeles, El Paso e Denver, il 24 settembre 1895 era nuovamente a Boston. Nonostante alcune critiche mosse dall’opinione pubblica, per aver usato più di una bicicletta per il suo viaggio, il 20 ottobre 1895, il New York World – il giornale dell’editore Joseph Pulitzer – definì la sua impresa come “the most extraordinary journey ever undertaken by a woman”, il più straordinario viaggio mai compiuto da una donna.
 

Dopo il viaggio Annie si trasferì a New York con tutta la sua famiglia: scrisse per diversi mesi sul New York World nella rubrica New Woman, cominciando a raccontare il suo viaggio attorno al mondo.  

«Sono una giornalista e una donna nuova» scrisse, «e questo termine significa che credo di poter fare qualsiasi cosa che ogni uomo può fare.»
 
La sua fama passò presto ma, riscoperta negli anni ’90, divenne un’icona per le comunità lesbiche americane. 
 
E invece la signora Annie Londonderry è un’icona per tutte le donne.
 
[fonti e credits immagini: http://en.wikipedia.org,  http://annielondonderry.com]
 

I bagels per Annie

Annie era di origine ebraica, per lei ho preparato i bagel, i panini askenaziti con il buco al centro, gonfi e tondi come le ruote di una bicicletta.
 
 
 La ricetta è qui: —-> bagels

 

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ai fornelli, lievitati, pane&co, ricette tradizionali

Panini americani da hot-dog Soffici e gustosi perfetti per gli hot-dog fatti in casa

Come promesso ieri, ecco che dopo il ketchup, arriva la ricetta dei panini da hot-dog.
Sono molto sostanziosi, contengono latte, burro e uova. 
Perchè farli, dunque? Perchè vale il principio del “va bene una volta ogni tanto” e perchè quelli acquistati non sono buoni: sono normalmente intrisi di alcool etilico per conservarli, come gli altri pani in busta, anche quelli affettati, e contengono altri additivi.

 

Quindi per regalarsi ogni tanto una american style dinner fra amici, meglio prepararli in casa, con un procedimento semplicissimo!
Con questa ricetta si possono fare anche i buns da hamburger; la forma in quel caso sarà tonda!

Panini da hotdog

per circa 7-8 panini per hot dog (la ricetta originale con queste dosi consiglia 6 pezzi, ma guardate le foto e considerate se per voi la grandezza dei panini è soddisfacente):
340 g di farina 0
1 cucchiaino di lievito di birra liofilizzato (3,5 g)
2 cucchiai di zucchero
1 cucchiaino di sale fino
25 g di burro
75 g di acqua
100 ml di latte
2 tuorli d’uovo

In una ciotola capiente, o in quella dell’impastatrice, mettere tutti gli ingredienti secchi: farina, sale, zucchero e lievito e mescolare.
In un pentolino scaldare la’cqua con il burro, fino a farlo sciogliere completamente, poi aggiungere il latte e controllare che la temperatura sia intorno ai 50°C.
A questo punto aggiungere il mix liquido a quello secco, impastando prima con una forchetta e poi con le mani, o lasciando andare l’impastatrice per 10 minuti.
Quando l’impasto si forma aggiungere il primo tuorlo e poi a seguire il secondo quando il primo è ben assorbito.
Raggiunti i 20 minuti di impasto, mettere a lievitare in uan ciotola leggermente unta, in luogo tiepido.
Quando l’impasto è raddoppiato, prenderlo e sgonfiarlo,
Ricavarne porzioni da 60 g l’una. Riprendere ogni porzione e arrotolare la pasta su se stessa, per darle forza, poi formare dei rotolini lunghi circa 12-14 cm.
Così come in foto sono venuti belli cicciotti, se li preferite più sottili e lunghi, tirateli di più alle estremità, sempre con molta delicatezza.
Deporre tutti i panini su una teglia ricoperta di carta forno infarinata ed attendere il raddoppio (circa un’ora).
Scaldare il forno a 210°C, spennellare i panini con un po’ di latte ed infornarli per 10-15 minuti, controllando la doratura.

 

 

 

Per farcirli ho usato dei wurstel bolliti, il mio ketchup fatto in casa, un poco di senape e i crauti marinati di Giulia. Secondo me sono ottimi se accompagnati dalle chips di Marina.
I crauti devono essere marinati in anticipo; prima di portarli in tavola io li passo in pentola, aggiungendo cipolla e qualche cucchiaio d’olio e irrorandoli durante la cottura con la marinatura. Per farli diventare morbidi occorrono circa 40 minuti, ma potete anche decidere di lasciarli più croccanti.
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ai fornelli, storia & cultura

Ketchup fatto in casa

Mi è venuta voglia di fare una piccola cena american style.
L’idea era quella di preparare saporiti hot-dog e concludere con una mini lemon cheesecake (ve le ricordate?!?)
Naturalmente tutto ciò non sarebbe stato opportuno per una foodblogger, se non avessi preparato in casa tutto il preparabile: i panini, naturalmente, soffici-soffici e dolci, e il ketchup.

Veniamo alla ricetta del ketchup, che da molti mi è stata richiesta, dopo aver visto le foto su facebook.
Ho cercato in rete e alla fine mi sono arenata come spesso accade, da Martina, che sembra sempre essere una delle foodblogger più attendibili per ciò che riguarda l’homemade (e anche le preparazioni lievitate!)
Ho trovato il ketchup da lei, ed ho iniziato a pensare di sostituire la cipolla disidratata con quella fresca, ma nella conta degli ingredienti mi sono accorta di non avere abbastanza miele in casa, quindi ho deciso di seguire una strada diversa, tra l’altro utilizzando la passata invece del concentrato di pomodoro, che mi sembra sia sempre “corretto” con dei conservanti.
La ricetta, veramente improvvisata e quasi ad occhio, è riuscita benissimo. Il sapore si avvicina molto al ketchup, dolce e acidulo, ed è senza tutte quelle schifezze che si trovano nelle preparazioni industriali. Si conserva in frigorifero per 5 giorni, abbiate solo l’accortezza di coprire la superficie della salsa, in una bottiglietta o barattolino stretto, con un filo d’olio perchè non si rischi la formazione di muffe. Forse è possibile anche metterlo sottovuoto…io ne ho fatto una piccola quantità e l’abbiamo consumato entro pochi giorni, sebbene non sia una salsa che di norma utilizziamo spesso.
Prima di lasciarvi la ricetta vi lascio un po’ di storia.
La parola ketchup deriva dall’antico malese kecap, che indica una salsa a base di pesce azzurro lasciato fermentare, oppure dal persiano ket-siap, salamoia di pesce.
Proprio da qui si vede che il kechup ha un antenato comune ed illustre con queste salse, il garum, la salsa che gli antichi romani
utilizzavano un po’ su tutto (un po’ come i bambini malati di junk food,
che utilizzano il ketchup pure sugli spaghetti). 

Se volete sapere un po’ di più sul garum, che Apicio, negli scritti che ci sono arrivati, consigliava come completamento di una miriade di ricette, potete sbirciare su archeoricette, dove le informazioni su questa strana salsa sono sempre in aggiornamento. Io vi lascio solo una citazione di Seneca, maestro di temperanza e salutista ante-litteram che in una sua lettera a Lucilio scrive:

«E quella salsa che viene dalle province – è il garum di cui parlava anche Plinio – preziosa poltiglia di pesci guasti, non credi che bruci le viscere col suo piccante marciume?

». P { margin-bottom: 0.21cm; }P { margin-bottom: 0.21c

Dalla fine dell’Impero Romano, il garum sembra sparire in Europa nella conoscenza e nel gusto comune, suppongo soppiantato dai sapori dolci più apprezzati nel Medioevo.
La salsa torna in Europa al seguito degli esploratori olandesi e inglesi in spedizione in Oriente nel XVII secolo: nel 1690 la parola catchup appare in stampa, soppiantata da ketchup nel 1711, ma l’antica salsa a base di pesce fermentato era costosa da importare e gli inglesi cercano un modo per produrla in casa personalizzandola, a seconda dei cibi ai quali si accostava, con ostriche, funghi, noci e limone.
Si ritrova questa salsa nel libro The Compleat Housewife or Accomplished Gentlewoman’s Companion di Eliza Smith, pubblicato nel 1727 in Inghilterra, un manuale per le casalinghe e governanti; si trovano indicazioni per la preparazione con 12-14 acciughe, 10-12 scalogni, vino bianco, aceto bianco, zenzero, chiodi di garofano, pepe, noce moscata, succo di limone, macis e rafano.
Ma furono i funghi la costante in Inghilterra, talvolta con l’aggiunta di
noci. Pare che ci sia una ricetta con funghi e noci nel libro di cucina
di Martha Lloyd, che veniva preparata niente meno che nella famiglia di
Jane Austen
(e che probabilmente le ispirò tutte le visioni d’amore
romantico che caratterizzano i suoi scritti).
La prima ricetta col pomodoro si ha nel 1801, nel libro Sugar House Book, chiamata tomato-ketchup, con l’indicazione affatto velata che il pomodoro all’interno non era ingrediente abituale.

Però la ricetta della salsa che ispirerà il moderno ketchup arriverà in America non dal vecchio continente europeo, bensì dagli immigrati cinesi. Furono essi a portarsi dietro la parola e la salsa, assieme al vino di riso fermentato che oggi fa parte di molte ricette tradizionali americane; ma mentre il vino di riso rimase uguale, il ketchup conservò soltanto il nome e non la composizione.
Nel 1804 ne scrisse James Mease, scienziato ed orticultore di Philadelphia, come una salsa utilizzata dai creoli francesi di Haiti. Nel 1812 pubblicò la prima ricetta conosciuta a base di pomodoro, ma fu un altro americano, H. J. Heinz, a creare e brevettare una ricetta “unica” e naturalmente segreta, nel 1869 in Pennsylvania, creando uno dei primi gusti globali nella storia.

Negli Stati Uniti, oggi, il ketchup è quello Heinz, tutti gli altri sono imitazioni. I gusti riconoscibili sono pomodoro, aceto, zucchero, cipolla, spezie non ben identificate…senza scervellarci, ne possiamo ricreare a casa una versione del tutto priva di conservanti e soddisfacente nel gusto.

Ora la ricetta del mio ketchup home made; per
la ricetta dei panini da hot dog, ci vediamo qui domani
, mentre vi
consiglio due link utilissimi per completare la vostra finta
junk-food-dinner
:
chips di patata al forno di Marina;
crauti marinati di Giulia.
[fonti:
http://www.ilpost.it/2012/06/01/la-storia-del-ketchup/
http://gizmodo.com/5907313/ketchup-used-to-be-made-of-fish-the-crazy-history-of-the-worlds-greatest-condiment
http://it.wikipedia.org/wiki/Ketchup
http://www.essortment.com/brief-history-ketchup-21820.html ]

La ricetta: Ketchup home-made
(per una bottiglietta da 150 g)

230 g di passata di pomodoro densa (o polpa finissima)
60 g di zucchero di canna
60 g di aceto bianco
6 g di sale
1/4 di cipolla
1/4 di cucchiaino di aglio in polvere
In un pentolino mettere la passata di pomodoro con la cipolla tagliata a pezzi grossi e tutti gli altri ingredienti.
Portare ad ebollizione e cuocere a fuoco dolce per 20-25 minuti, lasciando sobbollire e girando di tanto in tanto. La salsa deve ridursi di circa metà. Poi filtrare in modo da eliminare tutti i pezzetti di cipolla. Lasciar raffreddare a temperatura ambiente e poi conservare in frigo. 

Aggiornamento del 26-2:
Betulla, nei commenti qui sotto, mi consiglia di aggiungere alcune spezie, come da lei personalmente verificato:

P { margin-bottom: 0.21cm; }

«faccio cuocere nella passata una foglia di alloro, un chiodo di
garofano, un pizzico di noce moscata e soprattutto un cucchiaino raso di
zenzero in polvere
»
Io non ho ancora provato la sua versione, ma inizio a condividerla qua, per chi si vorrà cimentare.

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Re-cake: la Classic Lemon Cheesecake

So di fare un torto a molti pubblicando un dolce proprio in questi giorni di propositi di dieta…ma da quando ho scoperto re-cake non ho altro in testa che partecipare alla raccolta n°4, quella del mese di gennaio, con protagonista una torta classica della tradizione americana: la classic lemon cheesecake.
Non sono mai stata una fan delle cheesecakes cotte, e neppure delle torte di ricotta…ma a quanto pare i gusti cambiano e dopo averne cucinata una a inizio dicembre durante la preparazione del mio calendario 2014, che si rifà alla tradizione francese, questa, dallo spiccatissimo gusto di limone, mi attirava proprio.
Si tratta di una “Signora Tortona”, alta e imponente come vuole la tradizione.
Tra le rielaborazioni concesse dalla raccolta c’era però la possibilità di farne delle porzioni più piccole. Io avrei intenzione di provare a congelarle…non so se sia una buona idea, ma ci provo e vi faccio sapere!
Con i miei ramequin, una porzione di torta può essere divisa in due, per una romantica e “caloricamente contenuta” conclusione del pasto.
Ho dimezzato le quantità iniziali degli ingredienti, per ottenere 5 piccole cheesecake in 5 ramequin del diametro di 9,5 cm. L’altezza della torta è un poco inferiore allo standard, ma è bilanciata con l’altezza della base e  la consistenza è proprio quella della classica cheesecake al forno!
Per quanto riguarda le variazioni concesse, non ho usato l’estratto di vaniglia perchè non lo avevo in casa, ho aggiunto invece una grattugiata di buccia limone anche nella base.
Per ciò che riguarda la rifinitura, a discrezione di ognuno, purchè fosse bianca o chiara, ho scelto di non mettere panna montata, vista la quantità di latticini presente già nella
crema; ho usato semplicemente della glassa al limone,
da far colare sulla superficie e sui bordi delle tortine una volta
fredde, e qualche zesta di limone, sottile-sottile in superficie.
La ricetta: Re-cake n° 4, Classic Lemon Cheesecake

 
ingredienti per 5 ramequin (diametro di 9,5 cm, altezza 5,5 cm):
70 g di farina 00
25 g di zucchero
40 g di burro 
1/2 cucchiaino di buccia di limone grattugiata
200 g di ricotta
215 g di formaggio quark
2 uova
150 g di zucchero
30 ml di succo di limone
la buccia grattugiata di 1 limone
1 cucchiaio scarso di maizena
1 cucchiaiNO di acqua
per la finitura (per ogni cheesecake)
1 cucchiaio di zucchero a velo
poche gocce di limone per volta, fino ad ottenere la consistenza desiderata.
Preparazione:
Ho preparato la base mescolando farina, zucchero, burro freddo a dadini e buccia di limone, come per creare delle briciole di crumble. Ho messo 2 cucchiai di composto in ogni ramequin, foderato sul fondo da un dischetto di carta forno, fermata da una goccia di burro, e l’ho schiacciato per bene con il dorso del cucchiaio stesso. Ho infornato a 160° per circa 25 minuti.
Ho preparato il ripieno mescolando con cura i due formaggi con lo zucchero; ho aggiunto la buccia di limone, le uova, una per volta, ottenendo un composto omogeneo. Poi ho aggiunto anche il succo di limone.
Ho sciolto la maizena nel cucchiaino d’acqua ed ho ammorbidito ulteriormente con qualche goccia di limone. Ho amalgamato il tutto al composto di formaggio e uova.
Quando le basi erano cotte, le ho lasciate raffreddare fuori dal forno per cinque minuti; Ho verificato che non si fossero attaccare ai ramequins, neppure sul bordo ed ho aggiunto delle strisce di carta forno sul bordo. Ho poi colmato ogni ramequin per due terzi della sua capienza con il compostodi formaggio, limone e uova.
Ho infornato a 170° C ventilato per 45 minuti. Se le cheesecakes scuriscono prima di cuocere, (prova stecchino) abbassare leggermente il forno e coprirle con alluminio. A cottura ultimata lo stecchino esce ancora leggermente umido, ma la cheesecake è soda!
Ho tenuto ancora in forno spento per dieci minuti, poi ho fatto raffreddare ed estratto con molta delicatezza dai ramequins. 
Ho decorato con la glassa al limone, ottenuta sciogliendo lo zucchero a velo in poche gocce di succo di limone, aggiungendone poche per volta, fino ad ottenere la viscosità che desideravo. Ho completato con sottili zeste di limone.
Le cheesecake sono da servire fredde di frigo.
NB. L’ideale sarebbe avere dei piccoli stampi a cerniera; io non li avevo e
mi sono dovuta ingegnare con un cerchio di carta forno sul fondo ed una
striscia sul bordo. Ho provato anche a cuocere una delle cheesecake
senza striscia di carta sul bordo. L’ho staccata con il coltello ed il
risultato non è precisissimo ma passabile: è invece indispensabile il
cerchietto di carta sul fondo.

E adesso?
Non vedo l’ora che arrivi il prossimo mese…

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