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La via Francigena in Piemonte: itinerari di storia e di gusto

Abbiamo imparato sui libri di scuola quanto gli antichi romani fossero bravi a costruire le loro strade. Avevano saggiamente compreso che un impero così grande poteva essere tenuto insieme solo con ottime vie di comunicazione ed alcuni tratti delle loro vie di collegamento sopravvivono ancor oggi, seppur stratificate da secoli di rimaneggiamenti, mentre, nei sotterranei delle moderne città, si trovano ancora tratti delle antiche strade, rimaste intatte sotto gli strati succedutisi nei secoli.
Nel Medioevo le strade consolari vennero via via abbandonate dal traffico di merci e persone, sia per la mancanza di manutenzione – molti dei lastricati vennero asportati per costituire materiale da edificazione ed ormai rovinate, rupte, diedero origine alla parola che oggi indica i percorsi non precisamente definiti, le rotte, appunto – sia per preferire percorsi secondari in prossimità dell’Appennino, per mettere in collegamento il Regno longobardo di Pavia con il sud Italia, evitando i territori che erano in mano ai bizantini.
L’antica via di Monte Bardone (Mons Longobardorum), originario nome del passo appenninico della Cisa, per il quale la strada passava, divenne un reticolo fittissimo di sentieri e via sterrate, segnate dal passaggio di pellegrini che in alcuni punti si allargavano per lasciar spazio alle mansioni (centri abitati, ospedali e abbazie che offrivano ospitalità per la notte).
Quando i Longobardi vennero soppiantati dai Franchi, la denominazione cambiò e la rete di strade diventò Via Francigena, comprendendo strade in tutti i territori del regno franco, anche in Belgio e nel bacino del Reno. Il sistema viario diventò subito il punto di riferimento non solo per i pellegrini, ma anche per i mercanti e gli eserciti.

I punti focali per i pellegrinaggi dell’epoca erano Gerusalemme e la Terra Santa, Roma e Santiago di Compostela. Alcuni pellegrini percorrevano la Francigena per raggiungere Roma, altri proseguivano verso sud, per imbarcarsi in Puglia, non prima di aver fatto tappa a San Michele al Monte Gargano.

Verso nord, invece, la strada si allungava verso la Sacra di San Michele, in Val Susa, per poi proseguire attraverso terra francese, fino alla terza abbazia benedettina dedicata al culto di San Michele, Mont St. Michel in Normandia, o per proseguire ancora verso Canterbury in Gran Bretagna. Dalla strada francigena italiana si proseguiva da Luni verso i porti francesi e attraverso la via tolosana verso i luoghi di pellegrinaggio di San Giacomo di Compostela in Spagna.
Canterbury invece è legata a uno dei più illustri pellegrini ad aver fatto nell’antichità il percorso fino a Roma, per un totale di 1600 km, in 79 tappe dicirca 20 km giornalieri: l’arcivescovo Sigerico.

Un tratto importante della via francigena passa dal Piemonte e dal 2004 questo tratto è diventato “Grande Itinerario Culturale Europeo”, come il più conosciuto Cammino di Compostela. Conta circa 650 km di strade, con 107 comuni coinvolti, 5 province toccate, 4 parchi naturali attraversati. Turismo Torino e Provincia ha dedicato un sito a questo progetto, sul quale si possono visulizzare i percorsi e progettare il viaggio, anche seguendone soltanto un breve tratto. Gli itinerari sono raccolti in 4 grandi gruppi:
la via Francigena Morenico-Canavesana, incentrata sulla conca morenica attorno ad Ivrea; la via Francigena della Valle di Susa, da sempre di collegamento con i luoghi d’oltralpe grazie ai passi del Monginevro e Moncenisio, passando dalla già citata Sacra di San Michele, fin quasi alle porte di Torino; la via Francigena Torino – Vercelli, attraverso campi aperti e regolari e lo spettacolo delle risaie; la via Francigena verso la Liguria e il mare, che attraversa il Monferrato attraverso le province di Alessandria e Asti.

Vi chiederete cosa c’entra tutto ciò con Ricette di Cultura? Attraverso la promozione di questi itinerari che passano vicino a pievi e attraversano antichi borghi, non poteva mancare una nota di gusto. Gli itinerari non erano percorsi soltanto da pellegrini, ma anche da mercanti, soldati, avventurieri di ogni tipo e queste persone mangiavano e, considerati i chilometri che percorrevano ogni giorno, con grande appetito… quale migliore occasione per riscoprire qualche caratteristica dell’alimentazione del tempo?

Un lavoro magistrale è stato fatto da Barbara Ronchi della Rocca, giornalista ed esperta di gastronomia storica, che ha ricostruito un vero e proprio menù del pellegrino, con piatti semplici e saporiti, tratti dalle abitudini dei consumatori medievali, con piante spontanee ed erbe, legumi e gustodissimi pani integrali, composti da cereali antichi recuperati. 
In ogni territorio toccato dalla via francigena le locande convenzionate (ben 23 ristoranti aderenti al progetto, lungo il percorso) offrono un menù diverso in accordo con le odierne abitudini culinarie del territorio.
Un’idea di menù? C’è il piatto del pellegrino composto da due antipasti, un assaggio di primo, pane della penitenza, meravigliosamente composto da farina integrali e di cereali misti e acqua a partire da 10€.
Alla presentazione delle Via Francigena Piemontese io ho potuto assaggiare una deliziosa zuppa di ceci, uno stufato di maiale con le mele, un dolce dall’aria antica, poco dolce e con ricotta e frutta secca. Gli ingredienti dell’epoca sono rispettati, ma il gusto è tutt’altro che penitenziale: abbiamo gustato piatti saporitissimi e perfettamente equilibrati nella loro rustica semplicità.
Vi confesso che, amando camminare nella natura, mi piacerebbe poter percorrere un tratto della via francigena, scoprendo romaniche pievi di campagna…un’idea per un week end un po’ diverso…adesso è proprio il periodo giusto, prima dell’arrivo del grande caldo!! 😉

Tra le ricette assaggiate alla presentazione degli itinerari piemontesi della via Francigena, vi ripropongo il dolce di ricotta, questa volta in mono porzioni.

La ricetta: Dolcetti di ricotta al forno con miele e frutta secca

200 g di ricotta di pecora
4 cucchiai di miele millefiori
1 uovo
1 manciata di uva passa ammollata
1 pugnetto di mandorle
1 pugnetto di fiocchi di cereali (per me avena e riso soffiato)

Lavorare la ricotta in modo da renderla cremosa e omogenea. Aggiungervi il miele e poi l’uovo sbattuto leggermente. Mescolare al composto anche l’uva passa.
Suddividere questo composto in 6 stampini da muffin. Completare in superficie con fiocchi di cereali e mandorle intere non pelate.
Infornare a 180° per circa 20 minuti, o finchè i dolcetti non si saranno rappresi e dorati.

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