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Arrivano i Digital Food Days

Stanno arrivando i Digital Food Days!! 
All’interno del grande contenitore dedicato al mondo digitale e delle nuove tecnologie, il Digital Festival 2013, un posto d’eccezione è dedicato al mondo del food in tutte le sue sfaccettature digitali.
I Digital Food Days prenderanno ufficialmente il via sabato 11 maggio, nell’ambito di Digital For People, proseguendo con diversi appuntamenti che si snoderanno anche in contemporanea con l’altro appuntamento abituale del maggio torinese, il Salone del Libro 2013. 
Io vorrei invitare tutti i miei lettori a due eventi a cui prenderò parte:
Sabato 11 maggio ci sarà l’evento che darà il via ai Digital Food Days, la conferenza Pane, amore e social media: il turismo enogastronomico e la sfida digitale, che oltre a ricordare il titolo del celebre film, lancia anche un interrogativo: noi, foodblogger e travel blogger, siamo i nuovi narratori della scena enogastronomica italiana, in grado di attirare con i nostri post e live-tweeting nuovi turisti curiosi e golosi? Ovviamente di parte, io ci spero: assisteremmo così alla nascita in diretta di una nuova professionalità, propositivo già abbozzato durante Nice To TwEAT You, e di nuove opportunità di lavoro per i blogger più capaci e meritevoli.
Assieme a me a parlare di digitale, enogastronomia e turismo ci saranno, Maria Elena Rossi, Direttore generale Sviluppo Piemonte Turismo, Marcello Trentini, chef del ristorante Magorabin di Torino (1 stella Michelin), Carlo Vischi, editore e animatore del panorama food&wine italiano, moderati da Paola Tournour-Viron, giornalista per testate del trade turistico, specializzata in trend di consumo e sviluppo delle destinazioni turistiche.
Ci vediamo alla Piazza dei Mestieri in Via Jacopo Durandi 13 a partire dalle ore 11.

Lunedì 13 maggio presso il FitzLab della Fondazione Fitzcarraldo, si terrà Storie di Genio Italiano, un evento targato Gnammo, in cui i partecipanti racconteranno alcune iniziative che stanno mettendo in gioco il provebiale “Genio
Italiano” e le possibilità offerte dal web, per creare nuove attività e
lavoro. A fare gli onori di “casa” Fitzcarraldo ci sarà Laura Cherchi voce istituzionale per Fondazione Fitzcarraldo, ai fornelli troveremo Elisa Mereatur, di Cucina-To, mentre Angelo D’Agostino di Lacumbia Film documenterà con foto e video la serata.
Io mi occuperò delle parole, portando la mia esperienza di foodblogger, moderando la conversazione che sarà naturalmente informale e twittando tutte le storie della serata con l’hashtag #genioitaliano.
Occorre prenotarsi su Gnammo, i posti disponibili sono solo 20!

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La Maggiorana, dal biscottificio Maggiora alla Scuola di Cucina di Eccellenza

Come sapete amo i posti ricchi di storia e La Maggiorana è uno di questi: la prima scuola di cucina di Torino è nata nel 1973 in un laboratorio del dismesso biscottificio Maggiora, per l’iniziativa di Elena Chissotti Maggiora. Da allora il percorso si è svolto in famiglia, con grandi successi e progetti sempre più ambiziosi e fulgidi.Dal 1999 Erica Maggiora insegna agli allievi e da qualche anno è supportata dalla figlia Camilla. Questa storia è perciò un esempio di riuscita imprenditoria al femminile, e un bel riscatto per il biscottificio Maggiora che nel tempo era stato fuso con la Talmone ed era scomparso come marchio.

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#Made in To la visita alla Pastiglie Leone

Se vi chiedessero di tornare bambine per un giorno? Poi se questa occasione vi venisse offerta proprio il giorno della Festa della Donna, chi direbbe di no?

E così ho accolto con grandissimo entusiasmo la possibilità di visitare finalmente la Fabbrica delle Pastiglie Leone
Già dall’anno scorso era possibile partecipare ad alcuni tour guidati alla scoperta delle mitiche pastigliette e di altre aziende del teritorio torinese.
Quest’anno Turismo Torino rilancia ed offre, con Made in Torino, un carnet di scelta sempre più ampio per andare a curiosare nei marchi storici della provincia.
Non si poteva che cominciare in dolcezza ed eccoci dunque in partenza, folta schiera di donne curiose (e golose), alla volta di Collegno, dove in un unico stabilimento prendono vita dolcezze indescrivibili. 

 
Fin da subito quel che più balza agli occhi – e al cuore – è l’attaccamento all’azienda e la difesa di una storia di famiglia, in cui Daniela Monero, che ci accompagna nella visita, è la protagonista assieme al suo defilato, ma attentissimo, papà.
Così tra antiche scatole di latta, passate in chissà quali mani di golosi del secolo scorso, Daniela ci racconta la storia delle Pastiglie Leone che comincia ad Alba ad opera di Luigi Leone. Quasi subito l’azienda viene spostata a Torino perchè possa diventare fornitrice della Real Casa. Così accade, e famosa è la storia che vede un pensieroso Cavour prendere le più importanti decisioni politiche gustando la caramella gommosa Leone alla violetta.

Prima di diventare capitale d’Italia, Torino diventa capitale della pasticceria e confetteria, e conserva questo titolo ben più a lungo.
La famiglia Leone, però, dopo alcuni anni di successi, decide, nel 1934, di prendere altre strade e di vendere l’azienda. Chi subentra nella proprietà e nella gestione è Giselda Balla Monero, una delle prime imprenditrici italiane, la nonna di Daniela, detta anche La Leonessa. La Fabbrica delle Pastiglie Leone, nell’antica sede di corso Regina, raggiunge subito un più fulgido splendore e lo mantiene; il merito va a scelte oculate ma ardite, come i primi investimenti in pubblicità e in fidelizzazione della clientela.

Dalla storia alla cura di oggi c’è stato solo un salto temporale. La fabbrica è stata spostata a Collegno per far spazio al sogno del signor Monero di ricominciare la produzione del cioccolato. Il sogno si è realizzato e nella più alta espressione possibile.

Oggi, come all’inizio della storia di questa fabbrica delle meraviglie, vengono utilizzati ingredienti di primissima scelta. Solo gomma arabica e gomma adragante per le pastiglie, tanto zucchero, oli essenziali, estratti direttamente dai frutti e piante, e coloranti naturali.

Il cioccolato viene fatto con il cacao migliore, che viene lavorato a partire dalla fava, proveniente dal Centro America e da Sao Tomé; viene utilizzato solo zucchero di canna e vaniglia proveniente dal Messico. E per il cioccolato al latte si usa il latte fresco, non quello in polvere, e all’assaggio questa scelta, per certi versi faticosa perchè complica la lavorazione, si sente e si gusta!

Vestite di impermeabili di carta bianca, con cuffia e calzari, abbiamo religiosamente sfilato davanti a tutte le macchine in produzione. Daniela ci ha spiegato per filo e per segno ogni momento di ogni diversa produzione. 

Siamo state avvolte dal profumo del ribes e dell’arancia e potuto assaggiare l’impasto ancora caldo delle pastigliette e delle drops. 

Abbiamo visto fare colorate gelatine di frutta con il vero succo di frutta, abbiamo visto nuvole di amido che danno forma ai golosi fondant. 

Abbiamo assaggiato la fava di cacao e ci siamo affacciate nelle macchine per il concaggio, che rendono il cioccolato dolce e aromatico con pochissima aggiunta di burro di cacao, semplicemente cullandolo per più di 60 ore.

Abbiamo guardato con ammirazione le mani di tante donne, che lavorano alla Fabbrica delle Pastiglie Leone, che scelgono, selezionano ed incartano, intimidite dai nostri occhietti curiosi e dalle tante macchine fotografiche.

Siamo uscite con le borse cariche di acquisti, un po’ più felici, ed io ancora più orgogliosa di far da ambasciatrice all’eccellenza torinese.

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La mia #MerendaReale a Palazzo Chiablese

Lo scorso sabato pomeriggio ho avuto l’occasione e l’onore di partecipare ad una sfarzosa merenda a Palazzo Chiablese.
 
Non tutti conoscono questo Palazzo nel centro di Torino, che si affaccia sulla piazza del Duomo ma che risulta di fatto un po’ defilato rispetto a Palazzo Reale, Palazzo Madama e Palazzo Carignano, fulcro della vita della capitale del regno dei Savoia a partire dagli sfarzi seicenteschi.

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Coppette di pastafrolla per il gelato alla frutta Pepino e La Magia Del Bianco

Chissà se capita anche a voi di perdervi su Pinterest, passando da un’immagine all’altra, tra cucine retrò e grandi saloni in bianco, ampiamente finestrati, dove regnano la luce e i colori pastello e tanti oggetti dall’aria piacevolmente vissuta.
Se vi piace l’arredamento shabby chic non potete mancare di conoscere Mari e Cinzia, le simpaticissime padrone di casa dei blog CreaMariCrea e LaGattaSulTetto; sulle loro pagine condividono già da qualche anno, con grandissima eleganza, la loro passione, e dalla loro amicizia e collaborazione è già uscito un libro sull’argomento, La Magia del Bianco, per il quale hanno girato l’Italia alla ricerca dei migliori esempi di arredamento shabby presenti nella nostra penisola.
Dal libro è nata anche l’idea per un nuovo blog, La Magia del Bianco, e una rivista trimestrale, con lo stesso nome, uno spazio comune che diventa atelier virtuale e reale. 

Io ho avuto l’occasione di conoscere Mari e Cinzia il 22 febbraio; ci siamo incontrate alla Gelateria Pepino di piazza Carignano, dove erano intente a fotografare le novità pasquali Pepino, davanti alla consueta clientela, molto incuriosita dalle macchine fotografiche, dai cavalletti e dalle lenzuola bianche, stese per creare un candido sfondo…
Io le ho raggiunte con un’idea semplicissima, delle coppette di pastafrolla da riempire con il gelato Pepino alla frutta. Mari, dopo i suggerimenti e gli ultimi tocchi dati da Cinzia, ha fotografato le mie creazioni e la ricetta dolce-salata di Laura

Le foto delle mie coppette sono finite sul primo numero della loro rivista, ricca di spunti per la Pasqua imminente; la potete scaricare gratuitamente a questo link e rifarvi gli occhi:
Qui sotto, invece, trovate la mia ricetta con le bellissime foto scattate da Mari.
 
La ricetta: Coppette di pasta frolla per il gelato Pepino alla fragola e alla mela verde
Per 6/8 coppette:
200 g di farina 00
85 g di zucchero
85 g di burro
la buccia grattugiata di un limone non trattato
2 tuorli d’uovo
1 pizzico di sale
latte
½ cucchiaino di lievito per dolci
coloranti per alimenti
Mettere la farina in una ciotola, mescolarvi lo zucchero, il lievito e la buccia del limone. Tagliare il burro freddo a cubettini e impastarlo con la farina, ottenendo un composto sabbioso. Aggiungere i tuorli, con un pizzico di sale, e creare un impasto, aggiungendo man mano qualche cucchiaino di latte, fino a riuscire a formare una palla liscia. Non lavorare troppo l’impasto e metterlo a riposare in frigorifero, in una ciotola coperta, per almeno un’ora.
Trascorso questo tempo, imburrare e infarinare alcuni ramequin da soufflé e foderarli con la pasta stesa sottile; formare il bordo pizzicandolo e mettere in ciascuno un foglietto di carta forno con una manciata di fagioli, in modo che la frolla non gonfi e non si deformi.
Infornare per 15 minuti a 170° gradi, poi togliere i fagioli da tutti i ramequin e far proseguire la cottura per altri 5-10 minuti, finchè il bordo non sarà ben dorato.
Far raffreddare le coppette così ottenute, e toglierle dallo stampo con molta delicatezza per non romprerle; poi dipingerle con i colori per alimenti. Si possono disegnare pois, quadretti o quello che suggerisce la fantasia.
Deporre sul fondo di ciascuna coppetta qualche cubetto di frutta, colmare con palline di gelato Pepino dello stesso gusto della frutta e decorare in superficie con fettine di frutta. Si può aggiungere anche un filo di cioccolato fuso, o granella di mandorle o nocciole, o solo un cucchiaino colorato…
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Culurgiones di baccalà con catalogna saltata in padella

Ho ricevuto un bellissimo regalo da Valeria: lei è venuta da me, si è lasciata coccolare, ha assaggiato con molta professionalità, ha fotografato e preso appunti e dopo aver curiosato nella mia piccola dimora ha scritto una bellissima recensione sulla mia cucina, toccando argomenti che non mi sarei aspettata.
Sono tanto felice che abbia notato la mia cura per la resa finale dei miei piatti, un po’ per perfezionismo innato (sono del segno della vergine) un po’ perchè letteralmente adoro vedere un sorriso sulla faccia di chi assaggia i miei piatti.
Questa è una delle ricette che ho preparato per lei. La mia pasta ripiena preferita, che avevate già visto anche qui, nella loro veste più tradizionale, per l’occasione si è riempita di baccalà e si è rotolata in un tuffo gioioso tra l’amaro della catalogna e il dolce dell’uvetta. Un piatto per me perfettamente riuscito per l’equilibrio dei sapori e delle consistenze, che mi farà davvero piacere riproporre in altre cene.

La ricetta: Culurgiones di baccalà con catalogna saltata

Per i culurgiones:
200 g di farina di semola di grano duro
acqua tiepida qb
sale

In una ciotola larga ho messo la semola con un bel pizzico di sale. Ho cominciato ad aggiungere l’acqua tiepida, prima mescolando con la forchetta, poi impastando con una mano, fino a formare un impasto compatto, morbido ma asciutto. L’ho messo a riposare per una mezz’oretta; nel frattempo ho preparato il ripieno.

Per il ripieno:
400 g di baccalà ammollato e dissalato
3/4 cucchiai di latte
aglio in polvere qb
olio extravergine di oliva

Ho messo il baccalà in acqua fredda con il latte e portato a lievissimo bollore a fuoco molto basso. L’acqua non deve mai bollire violentemente, altrimenti il pesce si indurirà. 
Quando i pezzetti di baccalà erano cotti, li vedrete sodi, li ho scolati e lasciati leggermente intiepidire.
In una ciotola dai bordi alti ho messo i pezzi di pesce e li ho pestati con il mestolo di legno fino a ridurli in poltiglia. Sempre battendoli ho aggiunto a filo l’olio extravergine fino a formare un composto morbido e ben amalgamato. Ho aggiunto l’aglio in polvere e mescolato ancora accuratamente.

Ho steso la pasta e creato dei cerchi di 8 cm di diametro. Ho formato i culurgiones deponendo su ogni cerchio una noce di ripieno. Se non vi ricordate come si fanno guardate qui il procedimento.
Per il condimento:
1 cespo di catalogna
1 grosso spicchio d’aglio (o 2 più piccoli)
1 acciuga sott’olio
1 peperoncino secco
1/2 bicchiere di vino bianco
una bella manciata di uva passa
olio
sale
4 cucchiai di pangrattato
1 cucchiaio di pinoli

Ho lavato, tagliato a pezzi e lessato la catalogna in acqua leggermente salata. Una volta morbida l’ho immersa in acqua fredda e poi scolata e tagliata a pezzettini molto più piccoli.

In una padella capiente ho messo lo spicchio d’aglio schiacciato con 4 cucchiai d’olio, un peperoncino sbriciolato e un’acciuga sott’olio. Li ho fatti sfrigolare per qualche istante e poi ho aggiunto la catalogna. Ho sfumato con il vino e poi ho aggiunto l’uva passa ammorbidita in acqua tiepoda e fatto proseguire la cottura.

Da parte, mentre l’acqua per i culurgiones raggiungeva il bollore, ho fatto tostare i pinoli in un padellino antiaderente, aggiungendo poi il pan grattato e abbrustolendo anch’esso.

Ho lessato i culurgiones e poi li ho passati nella catalogna ad insaporire.
Ho composto i piatti ed ho decorato ciascuno con una manciata di pangrattato ai pinoli.

 

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Zabaione di mela al cardamomo, una crema per Pepino

Con
questa ricetta ha inizio la mia effettiva collaborazione con Pepino. Ho
assaggiato il loro panettone ripieno già alla conferenza stampa prima di Natale, e poi ho avuto modo di assaggiarlo ancora. Il contrasto tra
la morbidezza del panettone di pasticceria e il cuore freddo di
semifreddo è perfettamente azzeccato, quello al gianduja è più intenso,
quello alla crema è più delicato, ma sempre profumatissimo.

Io
ho pensato di accompagnarlo con una crema calda che creasse un
contrasto in più. Pochi aromi, il moscato per lo zabaione e il cardamomo
per profumare e rinfrescare la mela cotta.
Perfetto per San Biagio, appena passato il 2 febbraio, quando è tradizione (in quel di Milano e dintorni) mangiare l’ultimo panettone della stagione…ma io direi perfetto sempre!! 😀

La ricetta: Zabaione di mela al cardamomo per il panettoncino Pepino, ripieno di semifreddo alla crema

(per 4 porzioni)
2 mele renetta (o mele di tipo asciutto)
2 tuorli
45 g zucchero + 1 cucchiaio
65 ml di vino moscato
i semini di 2 bacche di cardamomo
2 panettoncini ripieni di semifreddo alla crema (a seconda delle fettine che si vogliono fare)

Sbucciare e tagliare le mele a pezzi grossi e metterle a cuocere in un pentolino con mezzo bicchiere di vino e un poco d’acqua, un cucchiaio di zucchero e i semini schiacciati di cardamomo.
Quando sono cotte e morbide frullarle con il minipimer e tenerle da parte.

In un recipiente a bagnomaria mettere 2 tuorli, lo zucchero, mescolarli assieme e poi aggiungere il vino tutto assieme. Montare con la frusta sempre a bagnomaria finché lo zabaione non prende una consistenza corposa. A quel punto spegnere il fuoco e mescolare lo zabaione con la purea di mela.

Dividere in 4 coppette e servire lo zabaione tiepido, accompagnando con le fette di panettoncino.

Per un dessert più corposo, deporre sul fondo delle coppette qualche pizzico di panettone, che si gusterà con le ultime cucchiaiate imbevuto di zabaione.

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News da Pepino

Forse qualcuno che mi legge abitualmente si ricorda della mia partecipazione alla festa per il Pinguino Pepino. Nel mio post vi raccontavo la storia di questo mitico gelato torinese, un vero e proprio simbolo per la mia città, e vi anticipavo la ricetta che avrei presentato alla festa: il Pinguino, rivisitato come dessert da fine pasto, nella mia rielaborazione si tuffava in una golosa crema al gianduia, meringa e nocciolini di Chivasso.
Assieme a me, in questa divertente avventura, anche le foodblogger Sandra Salerno di Un Tocco di Zenzero, Anna Bugané di Cucina Precaria e Valentina Barone di Cucina e Cantina.
Qui sotto trovate un riassunto per immagini della mia partecipazione all’evento:

Per le altre foto della giornata andate a curiosare qua!

E qui sotto trovate lo stralcio in cui la mia ricetta è stata pubblicata sulla rivista Il Gelatiere nel numero di gennaio/febbraio 2013, all’interno di un lungo articolo dedicato all’ambizioso rinnovamento della Gelati Pepino, un locale torinese tra i più famosi e un marchio storico che oggi si tinge di novità: le fasi della rinascita sono appena cominciate ed anticipano soltanto le celebrazioni importanti del 2014, i 130 anni dalla fondazione di Gelati Pepino e i 75 anni del Pinguino, il primo gelato da passeggio.
Con immenso piacere vi rivelo di essere coinvolta, assieme alle altre foodblogger già citate e a Laura di Io Porto il Dolce, in un grande progetto, nato apposta per puntare anche i riflettori del web sulle novità che nasceranno in Pepino nei prossimi  mesi.
Io ho seguito anche la conferenza stampa poco prima di Natale, forse qualcuno ricorderà le foto che ho pubblicato su Facebook. 
In quell’occasione Edoardo Cavagnino ha parlato della sua azienda con grande passione e propositività, e sono stati presentati i dolci di Natale: un grande ritorno della pasticceria fredda Pepino, con i Panettoni ripieni di semifreddo e la novità del Pangelato.
Tra qualche giorno arriverà una mia ricetta… e nell’attesa vi invito a gustare ancora questi dolci natalizi approfittando del freddo perché, con l’arrivo della primavera, le novità non mancheranno!!
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Salone del Gusto 2012 – seconda puntata

Come promesso nella prima puntata, in questo post vorrei mettere l’accento su quello che al Salone del Gusto mi ha colpito di più in “zona Piemonte“.
Innanzitutto il Paniere dei Prodotti Tipici della Provincia di Torino, reso per l’occasione una zona fisica del Salone, che si poteva esplorare e toccare. Qui erano raccolte tutte le eccellenze dei 315 comuni che costituiscono la provincia torinese.
Alcuni prodotti li conoscevo già, altri hanno suscitato la mia curiosità, confermando il fatto che la provincia torinese è “da scoprire” anche sotto l’aspetto della cultura enogastronomica.

Un prodotto di cui non avevo mai sentito parlare è il Salampatata del Canavese, che si produce con carne grassa e magra di maiale, patate lessate e aromi naturali, si fa asciugare per un giorno e poi si mette in commercio. Va consumato entro 20 giorni, al naturale oppure cucinato.

Altra ricchezza della provincia di Torino sono le sue mele. Delle oltre 400 varietà di mele facenti parte della stupefacente biodiversità del patrimonio dell’intero Piemonte, 8 sono classificate con la dicitura Antiche Mele Piemontesi e vengono coltivate in provincia di Torino. Hanno nomi pittoreschi come Grigia di Torriana, Buras, Runsé, Gamba Fina, Magnana, Dominici, Carla e Calvilla bianca e rossa. Messe da parte a inizio ‘900 per la loro bassa produttività, sono state riscoperte da poco e recuperate, prestandosi ad una grande varietà di utilizzi in cucina.

Il Peperone di Carmagnola non ha bisogno di presentazioni. Forse però bisogna specificare che sotto questa dicitura si celano quattro varietà: il Corno di bue, il Quadrato, il Trottola e il Tumaticot, ognuno dei quali si presta ad una diversa preparazione.

Meno conosciuta è questa varietà di sedano, il Sedano Rosso di Orbassano, riconducibile all’antica varietà del Sedano Violetto di Tours. La tipologia è molto antica e a costa rossa. Negli anni le erano state preferite le qualità a costa bianca o autoimbiancanti ed il sedano rosso odierno è frutto di una lunga ricerca e recupero. 

E tutte queste non vi sembrano buone ragioni per andare a gustare i #saporitorinesi?

Abbandonando la zona del Paniere mi sono poi addentrata fra i produttori di golosità:
Il cioccolato anzitutto, con nomi davvero eccellenti: Guido Castagna… 
Domori
Peyrano
Un altro prodotto tipico che fa subito pensare al Piemonte è la Torta di nocciole senza farina, una vera prelibatezza, tra l’altro senza glutine e che quindi possono mangiare tutti-proprio-tutti!!
In tema di nocciole, era doveroso offrire un mio tributo ai due produttori storici del Nocciolino di Chivasso, Bonfante e Fontana, dopo che mi hanno ispirato nella rivisitazione del Pinguino Pepino. Eccoli entrambi nei caratteristici incarti rosa.
Da ricordare anche le farine del Mulino Marino, che vengono macinate con un mulino così:
e sono quelle utilizzate dai pizzaioli dell’Università della Pizza.
Infine ritengo doveroso farvi fare un salto tra i formaggi per farvene scoprire uno tipicissimo, il Macagn, che è uno dei pochi formaggi che viene lavorato a crudo, due volte al giorno, con il latte ancora caldo da mungitura.  
L’ultimo “assaggio” è dedicato alla vastissima produzione di Beppino Occelli, come sempre da guardare ed ammirare tra i suoi molti formaggi speciali, uno fra tanti quello affinato tra le foglie di castagno.
Nella terza e ultima puntata vedrete cosa ho imparato durante il “foodblogger 2.0 tour“. Qui ne avevate avuto uno breve assaggio.
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Salone del Gusto 2012 – prima puntata

A Torino dal 25 al 29 ottobre si è svolto il Salone del Gusto, con le eccellenze italiane, unito a Terra Madre, con i prodotti provenienti da ogni parte del pianeta.
Per chi ama il cibo questo evento è una gioia per il cuore e per il palato. Molti gli assaggi che mi hanno conquistato, portandomi a girovagare di stand in stand saltando dal dolce al salato, dall’nduja calabrese alla crema del cannolo siciliano, dal prosciutto friulano al torrone morbido sardo.
In più, per un gruppo di foodblogger piemontesi, si sono svolte delle interessanti visite guidate alla scoperta delle eccellenze del nostro territorio, molte delle quali ancora semisconosciute al grande pubblico.
Io ho avuto la fortuna di visitare il Monferrato. Potete avere un assaggio del tour qui: http://storify.com/AleGiovanile/foodblogger-2-0-alla-scoperta-dei-prodotti-piemont
Presto ne parlerò ancora sul blog, con una ricetta ispirata dai prodotti che ho avuto modo di conoscere.
Per ora voglio condividere su questa pagina alcune delle foto scattate al Salone, lasciatevi ingolosire dalle immagini.
Il Pecorino Sardo DOP
I ceci di Cicerale
le salsicce del Cilento
Il Ficaccio, maturato nelle foglie di fico
Il pane di semola siciliano
Il capocollo di Martina Franca
I caciocavallo campani
l’aglio rosso di Nubia
I salami friulani Lovison
I prosciutti di San Daniele del Friuli
Il Culatello di Zibello DOP
La pasta di Gragnano

due metri di spaghetti dal pastificio di Gragnano

La musica buona che fa bene all’ambiente
Uno sguardo su Terra Madre, in particolare sulla Francia che mi affascina particolarmente:
Dalla Guascogna lo stufato di bovino Mirandais
Il Dulce de Leche
I formaggi francesi maturati 4 anni
I formaggi della Savoia…
…e i salumi di cinghiale
Dalla Provenza le tisane
Il famoso Cassoulet di Tolosa
Il banco delle spezie: il mio mondo dei balocchi
I biscottoni provenzali
I torroni morbidi di ogni sorta di gusto
La fava di cacao peruviana
Sciroppi e confetture finlandesi
Il formaggio al cumino dalla Lettonia
La quinoa dalla Bolivia

La seconda puntata sarà tutta incentrata sul Piemonte e sulle sue eccellenze!

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Il Taste & Match di Torino e la mia dolce ricetta

Quando l’oste Fernando di Winexplorer mi ha proposto di partecipare alla seconda edizione torinese del Taste&Match ho fatto un salto di gioia. Mettersi alla prova in cucina, soprattutto misurarsi con il gusto di assaggiatori esigenti è sempre una bella sfida per me. Certo non è semplice far calzare perfettamente un piatto ad un vino, ma quando l’esperimento riesce son gioie per il palato.
Il vino che mi è stato assegnato è un passito molisano DOC, Apianae Di Majo Norante, al 100% Moscato Reale. Ancor prima di assaggiarlo mi sono un po’ documentata sulla storia di questo vino, Apianae altro non è che l’antico nome del vitigno Moscato Reale, coltivato fin dal 200 a.C. e forse ancor prima. Questo vino ha viaggiato nei secoli, passando per le corti papali fino ai giorni nostri e all’assaggio conserva tutto il gusto del sole molisano. Per questo nello studiare un dolce da abbinargli ho pensato subito a qualcosa che richiamasse la tradizione del Meridione: mandorle, miele, acqua di fiori d’arancio, in una gustosa crema di uova.
Così ho ricordato certe tortine di origine medievale, che avevano proprio il miele e l’aroma di fiori d’arancio tra gli ingredienti principali. Dall’idea alla prova pratica il passo è stato breve e sono nati questi dolcini che ho dedicato al mio personaggio medievale preferito, Federico II di Svevia, amante della poesia e delle arti, che scorrazzando per il sud Italia, forse ha anche avuto la possibilità di assaggiare questo pregiato vitigno.
E voi, non siete curiosi di assaggiare questa e le altre ricette degne di un imperatore?
Il Taste&Match si svolgerà il 10 novembre a Torino, nell’elegante cornice del Circolo dei Lettori. Ci saranno 8 vini in degustazione, abbinati ad 8 ricette cucinate da altrettante foodbloggers. La serata ha un costo di 35 € e i posti sono limitati. Acquistando i biglietti online direttamente sul sito di Winexplorer avrete uno sconto del 10%, quindi… prenotatevi subito a questo link!!! 😀

La ricetta: Alla corte di Federico II, mini quiches alle mandorle, miele e acqua di fiori d’arancio, con salsa al moscato reale e zafferano.
Per la pasta brisé:
200 g di farina 00
90 g di burro
70 ml d’acqua freddissima
1 cucchiaino di aceto
1 cucchiaio di zucchero
Per il ripieno:
1 uovo
50 g di mandorle pelate e tritate grossolanamente
50 g di miele (di tiglio oppure di fiori di agrumi)
125 ml di panna liquida
acqua di fiori d’arancio
cannella
Per la salsa:
1 uovo
2 cucchiai di miele
1 cucchiaio di maizena (o di farina 00)
150 ml di latte
1/2 bicchiere di moscato reale Apianae Di Majo Norante
zafferano
Ho preparato la brisè: ho mescolato la farina con lo zucchero e versato un cucchiaino di aceto nell’acqua fredda di frigo. Poi ho impastato la farina con il burro freddissimo a cubetti ed aggiunto gradualmente l’acqua fino a formare una palla di impasto. Poi, senza far scaldare l’impasto, l’ho riposta in frigo fino al momento di stenderla.
Ho preparato il ripieno: ho montato le uova con lo zucchero e il miele, aggiungendo l’acqua di fiori d’arancio e la panna liquida e mescolando con cura; ho cosparso il fondo delle tortine di granella di mandorle e poi ho colmato con un mestolino di crema
Ho messo a cuocere in forno caldo a 180° finché la crema non era rassodata e leggermente caramellata.
Ho preparato la salsa di accompagnamento, mescolando 1 uovo con la maizena setacciata e 100 ml di latte intiepidito. Ho aggiunto 1/2 bicchiere di vino e poi, mettendo sul fuoco a bagnomaria, ho dolcificato  con il miele. Ho lasciato rassodare mescolando in continuazione, finché non ha preso un po’ di tono, ma senza che la salsa rassodasse troppo.
Ho composto il piatto con una tortina ed una cucchiaiata di salsa, decorando con un pizzichino di zafferano in polvere.

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