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Una giornata alla focacceria Lagrange e la “Genovese-Piemontese”

Che c’entrate voi con la focaccia, diranno i genovesi all’ascolto, tenetevi la bagna caoda!!
Ed hanno ragione, se non fosse che Salvatore Lo Porto, il re della focaccia genovese a Torino, ha imparato i segreti della focaccia proprio a Nervi e da lì, dieci anni fa, l’ha portata fin qui, perchè una cosa così buona non può essere per pochi!
Da quel momento sono state fatiche e gioie, ed oggi ci sono tre super-focaccerie a Torino, raccolte sotto il marchio comune di GranoTorino, e che si distinguono per il prodotto di punta e per il nome, Lagrange, Sant’Agostino e Castello.
 
Passare una mattinata alla focacceria Lagrange con Salvatore e con il suo giovanissimo ed appassionato assistente Sahid, è stata molto istruttiva. Ci è stato spiegato nei dettagli come nasce questa prelibatezza. Qui usano il lievito madre, la farina bio macinata a pietra del Mulino Marino, l’olio ligure Roi e farciture di altissima qualità.
 
Con 99 centesimi si può fare merenda con un pezzo di Semplicissima, la classica focaccia bianca alla genovese, ma la scelta non manca e quindi vale la pena di tornarci per assaggiare ogni volta una farcitura differente, per un pranzo più sostanzioso o uno spuntino più leggero. Sì, fanno anche la focaccia di Recco…quella che puoi mangiare solo con forchetta e coltello, tanto è morbida…e poi la focaccia con olive taggiasche nell’impasto, scura e saporita, e quella sostanziosa con i migliori formaggi piemontesi: Raschera, Toma e Castelmagno
 
…e poi…e poi…potete accompagnarla con vino o birra di qualità e concludere il pasto con un gelato Pepino e il caffè Lavazza…insomma, la focacceria Lagrange è un posto così speciale che, se siete a Torino, non potete farvelo sfuggire!
 
In occasione dell’incontro in focacceria è anche stato lanciato il contest Di che Focaccia sei?
Qui trovate la mia proposta, la base di focaccia genovese, ma aromatizzata all’aglio!
Sopra la spennellatura avviene con l’olio del bagnet verd ed infine, fuori dal forno, vengono aggiunte le acciughe al verde.
Ecco, amici genovesi, la vostra focaccia è ottima, ma anche qui a Torino abbiamo la nostra!! 🙂
 
 
La ricetta: La genovese-piemontese, focaccia
genovese con acciughe al bagnet verd
 
400 g di farina
200 g di acqua
10 g di lievito di birra
2 cucchiai di olio extravergine di oliva
1 cucchiaino raso di aglio in polvere (facoltativo)
1 cucchiaino di sale
 per il bagnetto verde:
50 g di prezzemolo
1 spicchio d’aglio grosso e privato dell’anima
2 acciughe sotto sale
1 piccolo panino raffermo
qualche cucchiaio di aceto bianco
olio extravergine di oliva
 
Con un giorno di anticipo occorre preparare la salsa
verde
.
Ho tritato il prezzemolo finemente con lo spicchio d’aglio
precedentemente privato dell’anima. Questo è un lavoro noiosetto che richiede
parecchio tempo e pazienza, in modo da rendere il prezzemolo simile ad una
pappetta.
Ho pulite le due acciughe, sciacquandole in  un po’
di aceto e liberandole della lisca centrale. Ho ricavato 4 filetti e li ho
tritati assieme al prezzemolo ed aglio.
Ho ricavato dal paninetto tutta la mollica e l’ho
inumidita con l’aceto, poi l’ho sbriciolata insieme al prezzemolo e ho battuto
ancora tutto al coltello.
Ho messo la salsa ottenuta in una scodella ed ho mescolato
accuratamente, aggiungendo olio evo. Si può mettere più o meno olio, a seconda
della consistenza che si vuole ottenere. In questo caso ci servirà una salsa
più liquida, perchè spennelleremo con l’olio aromatizzato la superficie della
focaccia.
Poi ho pulito altre acciughe, sciacquandole sempre con
l’aceto, le ho disposte in un piatto fondo e coperte con una metà della salsa
verde. 
Infine ho aggiunto un po’ d’olio alla restante salsa, che
sarà proprio quella che ci servirà per spennellare la focaccia, ho coperto la
scodella e le acciughe con pellicola ed ho riposto tutto in frigo fino
all’indomani.
 
Per la focaccia :
***la ricetta base della focaccia è quella con il lievito
di birra di Alessandra di MenùTuristico; io sono partita
dalla sua ricetta per fare le mie variazioni
Ho scioglio il lievito in una tazzina d’acqua.
Nella farina ho cominciato ad aggiungere il lievito
sciolto e poi la restante acqua, impastando prima con un cucchiaio e poi con le
mani. Ad impasto semiformato ho aggiunto l’aglio in polvere e l’olio ed ho
impastato ancora. Ho messo sulla spianatoia il sale e l’ho fatto assorbire
all’impasto, lavorando per una decina di minuti. Poi ho coperto e messo a
lievitare.
A raddoppio avvenuto, dopo circa 2 ore e mezza, ho
sgonfiato l’impasto e l’ho deposto su una teglia ben unta d’olio (la mia teglia
era 28x38cm, può andar bene anche un poco più grande). Ho allargato la focaccia
direttamente in teglia, sfruttando la viscosità dell’olio. Ho lasciato
lievitare per più di un’ora in teglia, poi ho formato con la punta dei
polpastrelli tante piccole fossette. Non ho aggiunto sale in superficie perchè
le acciughe apportano sufficiente sapidità.
 
Ho fatto riscaldare il forno alla massima temperatura
(250°C, nel mio caso, che probabilmente saranno un po’ meno se misurati
effettivamente: il forno di casa non è paragonabile ad un forno professionale,
ma con la pratica si può azzaccare il giusto rapporto tempo/temperatura).
Ho versato sulla superficie della focaccia l’acqua fredda,
abbastanza da riempire tutto il fondo della teglia e fermarsi dentro le
fossette appena create dalle dita, poi ho infornato.
Mentre la focaccia inizia a cuocere preparare una tazza
con una parte dell’olio della salsa verde, che nelle 24 ore precedenti si sarà
ben aromatizzato, e un pennello per alimenti.
Dopo 8-9 minuti di cottura ho estratto la focaccia, l’ho
spennellata ben bene e velocemente con l’olio verde e l’ho rimessa in forno.
Dopo 2 minuti ho ripetuto l’operazione, e dopo due minuti ancora, rimettendo
sempre in forno rapidamente, fino a doratura. Il fondo deve rimanere chiaro e
umido, quindi non perdetela di vista.
Una volta sfornata, far raffreddare per 5 minuti,
poi tagliare a rettangoli e completare con le acciughe al verde!
 

 

 
 
 
 
 
 

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# 10 – Calendario dell’Avvento – Bejgli Ungherese

 

Oggi arriva un dolce lievitato ungherese tipico del periodo natalizio.
Ancora una volta si tratta di un dolce arrotolato e il suo nome, bejgli, deriva dalla parola tedesca beugen, che significa piegare e curvare. Il ripieno è cospicuo e proposto in due varianti tradizionali: ai semi di papavero e alle noci.
In particolare quello alle noci è una confettura densa, quasi un marzapane di noci, compatto e zuccherino.
Il rotolo a volte è cotto disteso, altre volte piegato a ferro di cavallo, sempre spennellato di uovo sbattuto perché diventi bello dorato! Una volta cotto si serve tagliato a fette di un centimetro.
 
Per la ricetta dell’impasto ho seguito le indicazioni del libro Il Pane Fatto In Casa; per il ripieno alle noci ho trovato ottime indicazioni sul blog La cucina del gatto bianco, omettendo la marmellata.
Il mio bejgli ha gonfiato e quindi ha perso un po’ di compattezza nella fetta. Proverò ad arrotolarlo più stretto, magari con il ripieno di semi di papavero.
 
Il ripieno va preparato con un giorno d’anticipo perché i sapori si amalgamino bene.

La ricetta: Bejgli ungherese alle noci

ripieno:
200 g di noci tritate
180 g di zucchero semolato
8 cucchiai d’acqua
40 g di uva passa ammollata in 2 cucchiai di grappa
cannella
chiodi di garofano

impasto:
350 g di farina tipo 0
1 pizzico di sale
30 g di zucchero
10 g di lievito di birra
120 ml di latte tiepido
1 uovo sbattuto
50 g di burro fuso

Per il ripieno ho seguito le indicazioni de La cucina del gatto bianco, Ho preparato uno sciroppo con acqua e zucchero a cui ho aggiunto le noci tritate, facendo cuocere a bagnomaria per 15 minuti dal momento dell’ebollizione. All’ultimo si aggiungono l’uva sultanina che ho fatto ammorbidire in due cucchiai di grappa e le spezie. Poi si lascia riposare e raffreddare.

Ho mischiato la farina con il sale e lo zucchero.
Ho sciolto il lievito nel latte tiepido e poi l’ho aggiunto gradualmente alla farina cominciando ad impastare, nell’impastatrice.
Successivamente ho aggiunto l’uovo sbattuto e infine il burro fuso tiepido. Ho aspettato che l’imapsto incordasse. è stato necessario aggiungere 1 cucchiaio di farina perchè era troppo molle. Poi l’ho deposto in un recipiente pulito a riposare al caldo, fino al raddoppio.
 
Ho steso la pasta a forma di rettangolo. Ho spalmato su di essa il ripieno a temperatura ambiente. Ho arrotolato il bejgli formando un lungo rotolo e l’ho fatto lievitare fino al raddoppio coperto con pellicola trasparente.
 
Ho spennellato il rotolo con un tuorlo sbattuto e poi ho infornato a 190° per circa 20 minuti.

Il bejgli si serve a fette e si può conservare per un paio di settimane in una scatola di latta ben chiusa.

 

 

 

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L’Oro di Napoli e le pizzelle ogg’ a otto Le pizzelle fritte, street food napoletano

Questa più che una ricetta è un pretesto per raccontare una storia: vi parlo dello street food napoletano per antonomasia, le pizzelle fritte. Si tratta di una frittura fatta con pasta lievitata, farcita all’interno con ricotta e salame o con i famosi ciccioli, gocce di grasso di maiale fritto.

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Lo Tsoureki, il pane greco con l’uovo rosso Un pane decorato con un uovo rosso, ricco di simbologia e di tradizione

Pasqua e uova vanno a braccetto. Così come nella simbologie dello tsoureki.
L’uovo rappresenta la rinascita e la primavera in cui tutto fiorisce e dà vita.  Chissà da quanti secoli si usava regalare uova come buon auspicio di fecondità e ricchezza nel raccolto e nelle nascite di bestiame, molto prima dell’avvento dei riti cristiani della Pasqua.
 

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