Tag

cioccolato

ai fornelli, biscotti, dolci, Natale

Quadrotti friabili al cacao e nocciole, senza burro Biscotti con olio (di semi o di oliva) nell'impasto e tante nocciole

Questi biscotti sono adatti a una domenica di pioggia o ad accompagnarvi nell’inizio della settimana. Leggeri e intensi, perfetti anche con il sole che oggi mi ha letteralmente colta di sorpresa.
Sono semplici e veloci da fare, con una forma davvero rustica, niente formine o ritagli complicati, solo un impasto da stendere alto, quanto le nocciole intere che sono all’interno, e da tagliare a quadrati regolari.

Ho pensato di sostituire il burro con olio per un risultato più leggero e successivamente, avendo un po’ di albumi in frigo, ho utilizzato il solo bianco d’uovo al posto dell’uovo intero.

 
Ne derivano dei biscotti sbriciolosi e friabili, ma le nocciole sono valorizzate anche dalla differenza di consistenza. 
Il consiglio naturalmente è di usare nocciole di ottima qualità, come la Tonda Gentile delle Langhe che ho usato io oppure la nocciola IGP di Giffoni. Se usate delle nocciole in granella, potrete fare biscottini più sottili e più piccoli, a voi la scelta!
 
Con questo post ringrazio Valentina, la blogger di Latte Dolce Fritto; anche questo blog, conosciuto da poco, mi ha subito conquistato. Valentina mi ha fatto dono di un piccolo premio, questo:
 
Non sono solita continuare le catene, ma mi ha fatto davvero piacere e visto che fin dall’antica Roma era uso regalare piantine di nocciole per augurare felicità, io omaggio Valentina con questi super biscotti alla nocciola, con lo stesso augurio.
E a tutti voi, che mi leggete e mi seguite con affetto, una cascata di biscotti alla nocciola per un felice inizio di settimana!

 

 

La ricetta: Quadrotti friabili al cacao e nocciole, senza burro
(ho seguito la ricetta di Francesca, ma ho dimezzato le dosi. Ho cambiato il burro con l’olio di semi, nella proporzione di 100 g di burro a 80 g di olio di semi, e l’uovo intero con pari peso di albume)

225 g di farina
15 g di cacao amaro
60 g di olio extravergine di oliva (o di semi di girasole)
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
80 g di zucchero a velo
1 albume
85 g nocciole (le mie qualità tonda gentile delle Langhe)

Mescolare in una grande ciotola farina, cacao e zucchero. Aggiungere mescolando l’olio e poi l’albume, formando grosse briciole di impasto. Completare con le nocciole intere e la vaniglia. Formare un panetto alto due dita e riporre in frigo a raffreddare per un’oretta.
Stendere l’impasto in un rettangolo spesso quanto le nocciole e ritagliarlo in quadrotti di 5 cm di lato.
Infornare a circa 180° per circa 13 minuti.
Maneggiare delicatamente finchè non sono ben freddi.

Quadrotti friabili al cacao e nocciole, senza burro Biscotti con olio (di semi o di oliva) nell'impasto e tante nocciole" class="facebook-share"> Quadrotti friabili al cacao e nocciole, senza burro Biscotti con olio (di semi o di oliva) nell'impasto e tante nocciole" class="twitter-share"> Quadrotti friabili al cacao e nocciole, senza burro Biscotti con olio (di semi o di oliva) nell'impasto e tante nocciole" class="googleplus-share"> Quadrotti friabili al cacao e nocciole, senza burro Biscotti con olio (di semi o di oliva) nell'impasto e tante nocciole" data-image="https://www.ricettedicultura.com/wp-content/uploads/2014/03/biscotti_cacao_5-565x660.jpg" class="pinterest-share">
foodblogging, in viaggio

Perugina, il Museo e la Scuola del Cioccolato

C’eravamo lasciati con uno sguardo su Perugia:

Ma ora parliamo di baci.
Come la celebre “Carezza in un pugno” di Celentano, anche i Baci Perugina nascono da… un cazzotto.

Nel 1922 la signora Luisa Spagnoli, per recuperare gli scarti della lavorazione delle nocciole, una granella troppo sottile, pensa di farne praline, impreziosite da una nocciola intera in cima e ricoperte da un delizioso fondente alla vaniglia. Per la forma irregolare li battezza “cazzotti”. Giovanni Buitoni cambia il nome in Baci, immaginando il cliente che entra in negozio: 

P { margin-bottom: 0.21cm; }

«Signorina, mi dà un bacio?»

P { margin-bottom: 0.21cm; }

«Certo, Signore, ecco a lei un Bacio.». E con una punta di malizia e romanticismo nasce il prodotto che più di tutti segnerà la storia di questa azienza.

Nel 1915 la Perugina aveva abbandonato il centro città per lo stabilimento di Fontivegge, nella periferia di Perugia, con macchine modernissime per l’epoca. In quel momento si configura il passaggio da bottega artigianale a moderna industria, innescando una serie di cambiamenti innovativi per l’epoca, tra i quali spicca il risalto dato alla comunicazione pubblicitaria.
La pubblicità è momento fondamentale anche per il Bacio, affidata per tutti gli anni ’30, all’inventiva di Federico Seneca, che trasforma il celebre “Bacio” del pittore romantico Francesco Hayez, nei due innamorati del Bacio Perugina.

La comunicazione pubblicitaria, qui come non mai ce ne rendiamo conto, segue il costume e il cioccolato diventa, di volta in volta, trasgressivo, passionale o ancora rassicurante e familiare e passa dal dono tra innamorati alla dimensione familiare.


Il Museo Storico Perugina, nato nel 1997, per i 90 anni dell’azienda, racconta questa storia.
Oggi è possibile compiere un viaggio nel cioccolato, attraverso la sua storia, la storia della Perugina, e la sua comunicazione.

Tra réclame pubblicitarie che ormai ci fanno sorridere, per i cambiamenti di stile che si sono compiuti, e testimonianze di personaggi celebri, il viaggio è affascinante.
Il primo testimonial celebre è Mussolini che nel 1923, durante una visita alla fabbrica, afferma: «Vi dico e vi autorizzo a ripetere che il vostro cioccolato è davvero squisito.». Le sue parole, prontamente appuntate dai testimoni, vengono altrettanto prontamente ritrattate perchè l’immagine tutta d’un pezzo del duce non poteva indulgere su consigli pubblicitari. 
Ci pensa Gabriele D’Annunzio a mettere in risalto la delicatezza delle confezioni.

Qui i versi di Totò per l’amato cioccolato.
La storia della Perugina è d’altronde legata a doppio filo alla Storia d’Italia: vediamo succedersi guerre e crisi, e periodi di ripresa e prosperità.
All’interno del museo è bellissimo perdersi tra le vecchie pubblicità e le foto d’epoca delle operaie al lavoro e fare il confronto con le moderne linee di produzione, attraverso la visita alla fabbrica in funzione.

Il periodo migliore per una visita, per vedere le macchine al lavoro, va dal mese di luglio al mese di marzo, quando la produzione dei prodotti è al massimo, mentre si fermano verso l’arrivo della stagione estiva.
Presso la Casa del Cioccolato non si trova solo il museo, ma anche la Scuola del Cioccolato. Qui si possono seguire corsi completi e diversi per durata e approfondimento per imparare tutti i segreti della lavorazione del cioccolato. Un mastro cioccolataio, nel nostro caso Massimiliano, mostra tutti i procedimenti ed ognuno li ripete nella propria postazione, portando poi a casa i cioccolatini prodotti.

Noi abbiamo imparato a fare i “Nudi”, ma le preparazioni sono diverse, per un’offerta variegata è un’esperienza sempre nuova. Preparando le specialità di casa Perugina si imparano i fondamenti della lavorazione del cioccolato, il temperaggio del cioccolato, la ganache, la pralina, applicabili poi in diversi prodotti finali:…poi serve solo un po’ di fantasia per inventarne di nuovi.

Se capitate in Umbria e a Perugia per una vacanza, cercate di mettere in programma una visita a questa strabiliante vetrina sulla storia e sul costume italiano.
Tutte le informazioni di visita e prenotazione le trovate a questi link:
Casa del Cioccolato 
Scuola del Cioccolato

in viaggio

Un viaggio a Perugia

Molti di voi  hanno visto su Facebook il mio biglietto d’oro per la visita alla Fabbrica di Cioccolato. Si trattava di una visita allo stabilimento della Perugina a Perugia con visita alla Casa del Cioccolato, un vero e proprio museo sull’evoluzione della Perugina nel corso di un secolo di storia.
Ho tentennato a lungo su come impostare questo racconto e alla fine ho deciso di dividerlo in due parti dedicandone una alla città di Perugia che mi ha stupito per la sua bellezza e le sue atmosfere.
Ho conosciuto Perugia alcuni anni fa, ma distrattamente, e a dire il vero ne ricordavo soltanto il vento e il freddo.
Il vento mi ha accolto anche questa volta!
Henry James, quello di Ritratto di Signora, nel 1875 scrisse nei suoi appunti di viaggio: «Forse
farò un favore al lettore dicendogli come dovrà trascorrere una
settimana a Perugia. La sua prima cura sarà di non aver fretta, di
camminare dappertutto molto lentamente e senza meta
e di osservare tutto
quello che i suoi occhi incontreranno.»

le 5 incisioni sul Torcolo di S.Costanzo
Ed è così; è questo il miglior modo per avventurarsi nel centro storico perugino. La città si sviluppa a 450 m sul livello del mare, su due colline collegate dall’antico decumano. Da un’acropoli centrale si sviluppano 5 borghi, innestati sulle 5 porte dell’antica Perugia, quella simbologia del 5 che ancora oggi fa bella mostra di sé sul famoso Torcolo di S.Costanzo, un dolce che si prepara per la festa del patrono.
Ogni quartiere si diparte poi da una via principale su cui si affacciano i vicoli stretti e ombreggiati. Ma è sopra le teste che lo spettacolo si fa più affascinante, archi rampanti e quelli che sembrano essere antichi passaggi, dove vedrei bene avventurosi spadaccini seicenteschi impegnati in rocamboleschi duelli.

La città è di fondazione etrusca, e conosce in seguito la dominazione romana e bizantina.
Del 1308 è la fondazione dell’Università, anche se corsi in legge e medicina erano attivi già nel ‘200. Intorno alla metà del XIV secolo era già tanto affermata da essere citata come una delle tre lumina in orbe, assieme a Bologna e Parigi. Oggi è la più grande Università per Stranieri in Italia.
il Portale delle Arti del Palazzo dei Priori
il duecentesco Palazzo dei Priori
la Fontana Maggiore di Nicola Pisano: da 800 anni funziona con l’acqua del Monte Pacciano

Durante il Rinascimento Perugia conosce un grande sviluppo, grazie alla famiglia Baglioni, tra il 1438 e il XVI secolo. Diventa un importantissimo centro artistico: alcuni dei nomi più celebri, Pinturicchio, il Perugino (che però era di nascita di Città della Pieve), mentre altre importanti personalità ebbero a Perugia la loro formazione, come Raffaello Sanzio e Pietro Aretino.

Sotto la dominazione del papa Paolo III Farnese, la città perde la sua autonomia civica e vive un periodo di decadenza, ma ancora pregevolissimi edifici vengono edificati. Con la costruzione della Rocca Paolina tra il 1540 e il ’43 una guarnigione papale si innesta definitivamente nella città. La Rocca, simbolo della supremazia del papato, opera di Antonio da Sangallo, si estendeva molto più di ora, su basamenti di antichi palazzi, ed oggi, nell’attraversarla sembra di percorrere una città nella città.

Per lunghi anni Perugia visse in quel clima sonnacchioso delle terre dominate dal Papato, la stessa immobilità che il marchigiano Leopardi lamentava a Recanati (anche le Marche come l’Umbria erano sotto il dominio papale.)
Il risveglio si avrà nel Risorgimento, esattamente con le stragi di Perugia del 1859 e l’annessione, l’anno seguente al regno di Sardegna. Dopo questi anni, Perugia divenne il capoluogo di una vastissima provincia dell’Italia centrale.

Nel 1922 da Perugia partì la tristemente nota Marcia su Roma, ma con la persecuzione razziale le operazioni clandestine di soccorso agli ebrei perseguitati sono coordinate qui da un perugino doc, il parroco don Federico Vincenti, a cui venne poi conferita l’Alta Onorificenza dei Giusti tra le Nazioni.

Se cercate un posto per mangiare, magari accompagnando dell’ottimo cibo con un vino di qualità scegliete la Bottega del Vino, in via del Sole 1.

Per una notte da re, scegliete il Brufani Palace e se siete fortunati potete avere una vista come questa:

E la Perugina, vi chiederete voi?
Nasce qui il 30 novembre del 1907 dallo slancio imprenditoriale di Francesco Buitoni, Leone Ascoli, Francesco Andreani e Annibale Spagnoli, in un edificio di 4 piani con 15 dipendenti.

All’inizio è una confetteria, Società Perugina per la Produzione dei Confetti, perchè il cioccolato all’epoca era considerato un bene di lusso che poteva impegnare solo parzialmente la produzione. Il primo anno non è particolarmente promettente, tanto che Francesco Buitoni affida la conduzione dell’azienda al figlio diciannovenne Giovanni. La mossa si rivela vincente: in pochi anni Giovanni, affiancato dalla moglie di Annibale Spagnoli, Luisa, fa decollare la produzione e la reputazione nazionale della Perugina e già nel 1915 la produzione si trasferisce a Fontivegge.

E subito fuori da Perugia si trova oggi la Casa del Cioccolato, museo, laboratorio, e shop.
—-la storia continua con il prossimo post—-

eventi&co, foodblogging, in viaggio

Una giornata al Training Center Lavazza: un biscotto ispirato dal caffé!

Lavazza è in Italia e nel mondo sinonimo di caffè ed è una delle più grandi aziende della mia città.

Io mi ricordo delle campagne pubblicitarie con Nino Manfredi, i miei genitori ricordano certamente le lattine sottovuoto con l’apertura ad anello, e il caballero misterioso con la dolce Carmencita.
L’azienda nasce a Torino nel 1895 dallo spirito imprenditoriale di Luigi Lavazza, figlio di agricoltori ma con un’anima votata al commercio. Nel 1910, proprio dalla sua intuizione nasce il caffé in miscela, mentre i concorrenti si limitavano a commerciare le singole varietà. La miscela ha il meritato successo e la Lavazza si trasferisce nei locali più grandi di via San Tommaso.
Nel 1923 il caffè comincia ad essere venduto già confezionato, cosa che migliora la conservazione e il trasporto, e nel 1927 la Lavazza diviene Società per Azioni.
L’azienda supera le difficoltà di due guerre mondiali e del periodo di autarchia, e non smette di espandersi, fino a culminare con una vera e propria rivoluzione per l’epoca: la creazione dei sacchetti con il proprio marchio.
Nel 1950 il primo slogan pubblicitario è “caffè Lavazza, paradiso in tazza… e credo che i moderni pubblicitari prenderanno da qui ispirazione per le pubblicità televisive ambientate in paradiso.
A proposito di pubblicità, Lavazza collabora con lo studio Testa fin dal 1959.


Nel 1979 nasce il Centro Luigi Lavazza per gli Studi e le Ricerche sul Caffè, attuale Training Center, mentre nel 1982 l’azienda apre la prima filiale estera a Parigi.

P { margin-bottom: 0.21cm; }

Nel 1993 la Lavazza abbraccia l’arte e nasce il primo calendario firmato da Helmut Newton.
Senza mai abbandonare la tradizione del caffè italiano con la moka, Lavazza ha percorso con entusiasmo la ricerca tecnologica per un sistema che faccia affezionare gli italiani anche all’espresso da casa.

La Lavazza Blue viene lanciata nel 2003 ed è solo il primo passo verso l’espresso da casa.
Nell’ottobre del 2007 nasce A Modo Mio: la macchina funziona con capsule predosate acquistabili al supermercato; se prima possedere una macchina da espresso era davvero uno status symbol, oggi  l’espresso da casa diventa davvero alla portata di tutti!
Ancora di più con il nuovo sistema

P { margin-bottom: 0.21cmÈspria, appena uscito sul mercato, dove il sistema  A Modo Mio è coniugato con un design davvero essenziale e misure ridottissime, che permettono di collocarla in qualsiasi cucina.

La visita al Training Center Lavazza, non è stata per me soltanto molto istruttiva, ma in un certo senso d’ispirazione. Non avete idea di quanto si possa nascondere in una tazzina di caffè! Una storia che si perde nella leggenda, dal pastorello etiope Khaldi fino ai giorni nostri; la sorpresa della tostatura, dal profumo di popcorn a quello di cioccolato; l’armonia di un flavour, sensazione simultanea di gusto, aroma e percezione tattile.

Un espresso di qualità si riconosce dalla tessitura della crema, l’aroma fruttato e tostato abbinato alla dolcezza e alla corposità e noi abbiamo provato a lasciarci condurre in un’approfondita analisi sensoriale
Siamo foodblogger, e il nostro senso principe è il gusto, quindi se all’analisi dei profumi abbiamo incontrato qualche difficoltà, gli abbinamenti di gusti ci hanno lasciate a dir poco entusiaste. 
Ogni miscela A Modo Mio è stata associata ad alcuni sapori/abbinamenti che ne valorizzano le note più aromatiche. 
Da lì all’idea di abbinarci un biscotto il passo è stato breve.
Così nasce questo biscotto divino, da abbinare all’espresso “Divinamente”, una delle selezioni particolari di A Modo Mio (in tutto troviamo ben 10 miscele, tra cui il decaffeinato e il caffé lungo).

Il gusto del dattero e quello del cioccolato fondente, risvegliano le stesse note presenti nella miscela, un espresso che viene descritto come <<vellutato, con gusto raffinato e cioccolato>>, e ricordano la medesima texture…perchè a volte solo il caffè non basta!! 😉

La ricetta: Biscotto morbido con cioccolato fondente e dattero per un espresso …divinamente A Modo Mio

ingredienti per 30-40 biscotti:

una ventina di datteri
2 cucchiai di grappa 
175g di farina 00
1/2 cucchiaino scarso di lievito in polvere 
140 g di cioccolato fondente (meglio al 70%)
 
45 g di burro
150 g di zucchero
 
2 uova grandi

Dividere i datteri a metà, togliere il nocciolo e metterli a bagno in acqua tiepida con la grappa.
Far fondere in un pentolino il burro con il cioccolato tagliato a pezzetti.
Sbattere le uova con lo zucchero con l’aiuto di una forchetta.
Quando si sarà intiepidito, aggiungere il burro e il cioccolato fuso, e mescolare bene. Poi aggiungere la farina addizionata del lievito, facendola ben assorbire all’impasto.
Riporre l’impasto in frigorifero per 1 ora e mezza.
Passato il tempo, scolare i datteri, che saranno diventati morbidissimi; inumidirsi le mani e formare una piccola biglia di impasto, del diametro di circa 2,5 cm, schiacciarla sul palmo della mano, mettere una metà dattero e ricoprire con un’altra biglia di impasto, senza schiacciare troppo, come per formare un sandwich e deporlo su una teglia foderata di carta forno.
In cottura il biscotto avvolgerà il dattero quasi completamente, lasciando intuire qualcosina del ripieno…
Ripetere l’operazione fino ad esaurire tutto l’impasto e i datteri.
Infornare ogni teglia per circa 12 minuti a 170°C.
Lasciar raffreddare completamente prima di gustare con la miscela Divinamente di Lavazza A Modo Mio.

ai fornelli

Torta al cioccolato con fragole e lamponi e crema fresca al cacao

L’ennesima torta al cioccolato che pubblico sul blog!
Non conosce stagioni…forse perchè tira sù, anche quando fa questo caldo, e se ne mangia una fettina sottile e fredda appena tirata fuori dal frigorifero.
Questa ha un impasto sofficissimo fatto con lo yogurt e un frosting con una punta di salato, creata a partire da formaggio cremoso lavorato con zucchero e cacao, e tanta frutta rossa sopra!
La ricetta: Torta al cioccolato con frosting al formaggio e cacao e frutti rossi
5o g cioccolato fondente
40 g di burro morbido
70 g di zucchero
1 uovo grande
150 ml di yogurt intero
90 g farina 00
la punta di un cucchiaino di  lievito per dolci
la punta di un cucchiaino di bicarbonato
1 pizzico di sale

200 g di formaggio cremoso (tipo philadelphia)
2 cucchiai di cacao in polvere
zucchero a piacere

Ho fatto sciogliere il cioccolato a bagnomaria, poi l’ho messo da parte facendolo raffreddare.
Intanto ho lavorato con le fruste il burro morbido con lo zucchero, fino a formare una crema. Ho aggiunto il tuorlo, sempre lavorando con le fruste, lo yogurt ed infine il cioccolato fuso.
Ho setacciato insieme la farina, il lievito, il bicarbonato e un pizzico di sale. Ho amalgamato la farina al composto, in due / tre volte, aspettando che fosse ben assorbita la precedente.
Ho montato a neve ben ferma l’albume e l’ho unito al composto senza smontarlo.
Ho versato in uno stampo da 20 cm, ben imburrato ed infornato a 170° per mezz’ora.
Ho amalgamato insieme il formaggio cremoso, lo zucchero e il cacao e poi ho conservato in frigo finchè la torta non era cotta e poi ben fredda.
Ho tagliato la torta a metà longitudinalmente, e al centro l’ho farcita di confettura di fragole fatta in casa. Ho decorato la superficie con la frutta, fragole tagliate a metà e lamponi, riempiendo tutti gli spazi vuoti con la crema al formaggio cremoso.

eventi&co, foodblogging, in viaggio, news, storia & cultura

La mia #MerendaReale a Palazzo Chiablese

Lo scorso sabato pomeriggio ho avuto l’occasione e l’onore di partecipare ad una sfarzosa merenda a Palazzo Chiablese.
 
Non tutti conoscono questo Palazzo nel centro di Torino, che si affaccia sulla piazza del Duomo ma che risulta di fatto un po’ defilato rispetto a Palazzo Reale, Palazzo Madama e Palazzo Carignano, fulcro della vita della capitale del regno dei Savoia a partire dagli sfarzi seicenteschi.

Read more

ai fornelli, ricette originali

Torta al cioccolato fondente con ribes rossi

È arrivato l’autunno ed insieme è giunto il periodo delle torte al cioccolato. Non avevamo mai smesso, a dire il vero ma ora è proprio il momento giusto per mettere al bando gli scrupoli e coccolarsi con i sapori caldi e corposi.
A togliere ogni eventuale residuo dubbio abbiamo avuto due cene da amici la scorsa settimana e quindi quale scusa migliore per preparare due golose torte superfondenti. 
La prima è questa con i ribes; sono andata sul sicuro con una base al cioccolato che utilizzo spesso e si presta a mille reinterpretazioni. Ho solo aggiunto dello sciroppo di ribes nell’impasto, che però non si sentiva come avrei voluto.
Sopra una semplicissima glassa, e gli splendidi e lucenti fruttini rossi che l’hanno resa davvero bella!
Cercando qualche informazione sul ribes ho scoperto che questo nome appartiene a una moltitudine di qualità diverse dello steso fruttino acidulo. Lo si può trovare rosso o nero o addirittura nella varietà gialla e in ogni caso è enormemente decorativo e, così fresco e pungente, contrasta piacevolmente con la cremosità avvolgente e calda della torta.
Questa base al cioccolato è buonissima il giorno stesso ma è ancora più buona il giorno seguente…se ci arriva!! 😉 E si può combinare con tantissimi frutti!
La ricetta: Torta al cioccolato con ribes rossi
200 g di cioccolato fondente
70 g di burro
100 g di zucchero
3 cucchiai di yogurt
2 cucchiai di sciroppo di ribes
40 g di farina 00
30 g di mandorle tritate
2 uova
1 cucchiaino di yogurt
100 g di zucchero a velo
125 g di ribes rossi
Ho fatto fondere a bagnomaria il burro con il cioccolato sminuzzato. Ho poi aggiunto lo zucchero e mescolato fino a farlo sciogliere e poi ho aggiunto anche lo sciroppo di ribes alla miscela.
Ho setacciato insieme farina 00 e farina di mandorle e poi le ho aggiunte alla miscela di cioccolato, mescolando insieme anche lo yogurt.
Ho separato i tuorli dalle uova e ho aggiunto gradualmente i tuorli al cioccolato.
Ho montato a neve gli albumi e senza smontarli li ho amalgamati all’impasto.
Ho versato il tutto in una teglia ben imburrata da 21 cm ed ho infornato a 170° per circa mezz’ora. Per un risultato più fondant bastano 20 minuti di cottura.
Quando la torta era fredda l’ho rovesciata su un piatto.
Per la glassa ho mescolato lo zucchero a velo con lo yogurt e l’ho fatta colare sulla torta, pareggiandola con una spatola. Ho lasciato asciugare la glassa e poi ho disposto sulla superficie i grappolini di ribes.
ai fornelli, ricette tradizionali

La mia Sacher e il contest di Vera in Cucina

Quando si è profilata, con il contest di Vera in Cucina, la necessità di abbinare un brano di poesia – o  di prosa – al cioccolato ho pensato che non sono molto ferrata con i versi. 
D’altronde credo profondamente che un libro possa essere un buon amico che ritorna dopo tanti anni ed ho subito pensato ad uno dei libri letti nell’adolescenza, che per tanti anni è stato nei miei pensieri ed è ancora oggi nella top ten dei bei ricordi scritti. Si tratta di Narciso e Boccadoro di Herman Hesse, letto sotto le coperte, forse a 15 anni, con la febbre. Ricordo che ero stata incantata dalla storia, persa in un tempo lontano, colta, credo di ricordare, dal punto di vista più superficiale. In realtà esiste in questa lettura un significato ben più profondo. Hesse spiega la sua filosofia attraverso l’incontro di due anime, Narciso, lo spirituale, e Boccadoro, dominato dai sensi. E nessuno dei due può ritenersi completo e libero di essere felice perché possiede solo metà del sentire umano. Questo libro è venuto in mio aiuto anche questa volta, come un buon amico, e vi ho trovato le parole adatte per accompagnare la mia torta:
 

<<Mai più!>> diceva imperiosa la sua volontà.
<<Domani ancora!>> supplicava il cuore singhiozzante.

 
La Sacher è la torta al cioccolato per antonomasia, semplicissima ed elegante, pare che sia stata inventata dal giovanissimo Franz Sacher a soli 16 anni in onore del principe Von Metternich Winnesburg nel 1832.
Il giovane cuoco sostituiva un chef ammalato e si ingegnò per creare un dolce delizioso per questo golosissimo principe. Come si può vedere dalle dosi la combinazione della ricetta è semplice, giocata sulla stessa quantità di burro, zucchero, farina e cioccolato fondente. Pare che il principe abbia addirittura esultato dopo l’assaggio, e Franz Sacher divenne celebre!
Un altro cuoco cercò di rubargli la paternità della ricetta, ma attraverso cause legali Sacher la riottenne e con il denaro guadagnato dalla causa aprì un hotel, l’Hotel Sacher.
La torta è composta da due strati di torta al cioccolato, farciti con marmellata di albicocca, che con il suo acidulo va a mitigare la dolcezza del cioccolato, ed è ricoperta da uno strato di glassa al cioccolato fondente. La copertura si asciuga in superficie, ma resta morbida all’interno. In Austria ritengono questa torta comunque troppo asciutta e la accompagnano con panna acida semimontata o con caffè viennese.
 
Nella mia interpretazione della Sacher ho tagliato uno strato in più, dividendo la torta in tre fette trasversali e l’ho farcita con marmellata di lamponi; per la glassa di copertura ho usato un cioccolato fondente al 70% di cacao, aromatizzato al lampone. Ne è venuta fuori una “Sacher?” che per correttezza ha il punto interrogativo. Ma di certo il risultato al palato è delizioso. I semini di lampone della confettura scricchiolano sotto i denti, la pasta al cioccolato si scioglie in bocca, la glassa di cioccolato al lampone lascia un ottimo retrogusto.

E come dicono le parole di Hesse, “mai più” si mormora dopo aver tagliato l’ennesima fetta e subito dopo, “domani ancora” raccogliendo le ultime briciole dal piattino.

La ricetta: Sacher Torte al lampone
Per la torta (stampo da 21 cm di diametro):
150 g di cioccolato fondente
150 g di burro
150 g di farina
150 g di zucchero
4 uova grandi (o 5 piccole)
 

Per la glassa di copertura:
confettura di lamponi
sciroppo di lamponi (o sciroppo di acqua e zucchero)
80 g di cioccolato aromatizzato al lampone
70 g di zucchero a velo (+ altro per la scritta)

Preparazione :
Ho tritato il cioccolato con il coltello e l’ho messo in un pentolino a sciogliere a bagnomaria.
Ho imburrato bene lo stampo, coprendo poi solo il fondo con un cerchio di carta da forno.
Ho lavorato, con 75 g di zucchero, il burro lasciato ammorbidire a temperatura ambiente.
Ho unito al burro il cioccolato fuso, leggermente intiepidito e ho mescolato bene. Poi ho cominciato ad aggiungere i tuorli uno alla volta, mescolando ed aerando bene il composto.
Ho montato a neve gli albumi, aggiungendo i 75 g di zucchero rimasti, appena gli albumi diventano chiari. Ho unito due cucchiaiate di albumi montati al resto dell’impasto mescolando bene.
Ho incorporato la farina, mescolando bene dopo ogni aggiunta. Infine ho aggiunto l’ultima parte di albume montato a neve, mescolando dall’alto vero il basso con delicatezza.
Ho versato il composto nello stampo ed ho infornato a 175° per circa 45 minuti.
Ho lasciato riposare il dolce tutta la notta.
Al mattino l’ho diviso in tre longitudinalmente ed ho spalmato la confettura di lamponi sui primi due strati. Per facilitare questa operazione bisogna rendere più fluida la confettura aggiungendo alla confettura qualche cucchiaio di acqua tiepida.
Sull’ultimo strato di torta ho spennellato dello sciroppo di lamponi, ma va beneanche della confettura resa molto fluida e passata al setaccio.
A questo punto ho tagliato il cioccolato per la copertura e l’ho messo da parte.
In un pentolino ho fatto uno sciroppo con 100 ml di acqua e lo zucchero a velo. Quando era bollente ho versato il cioccolato nello sciroppo e l’ho fatto sciogliere bene. A quel punto l’ho colato sopra la torta, facendolo scendere anche sui lati ed appiattendolo con una spatola.
La glassa va fatta seccare un po’ e poi si può procedere con la scritta Sacher. Io, per riprendere la farcitura ho usato sciroppo di lampone e zucchero a velo per fare una glassa rosa. La stessa cosa si può fare con la stessa glassa di copertura, usata in un secondo momento in modo che resti a rilievo.

La torta Sacher va conservata a tempertaura ambiente, tra i 16° e i 18° ed è ancora più buona dopo un giorno, quando tutti i sapori si amalgano meglio.

Con questa ricetta partecipo al contest di Vera in Cucina, La Poesia del Cioccolato, in collaborazione con Rasenti, e vi assicuro che è stato un vero piacere!!! 😉

ai fornelli, eventi&co

Tortine al cioccolato e peperoncino con farina di grano saraceno

Il Manicaretto.it da anni pubblica ricette per tutti gli appassionati di cucina. Quest’anno si è reso promotore di un’iniziativa benefica dedicata a coloro che del cibo non riescono più a godere, ovvero a chi soffre di disturbi alimentari, di anoressia e bulimia. Per queste persone il cibo è un nemico e ha perso la sua funzione di veicolo di ricordi e di calore.
Per recuperare questa dimensione e per fare un passo in questa direzione, Il Manicaretto.it ha chiesto a 21 tra le migliori foodbloggers italiane di recuperare dai cassetti della memoria una ricetta dolce e un dolce ricordo ad essa legato, con cui comporre un ebook il cui ricavato andrà all’associazione La Bici di Rosalina Onlus, che lo impiegherà per informazione, prevenzione e orientamento terapeutico sulla tematica dei disturbi alimentari. Qui trovate le informazioni sull’iniziativa.

Anche i lettori sono stati chiamati in causa e chi voleva poteva inviare una propria ricetta da inserire nella pubblicazione e naturalmente non potevo mancare!

Ho pensato alle serate davanti a un bel film, sul divano, con il mio Amore, mentre sgranocchiamo qualche quadretto di cioccolato; ho pensato al peperoncino che molto spesso dà un tocco di calore in più alle nostre cene… e ho preparato queste tortine, semplici e insieme speciali; vanno bene per il dopocena o per la colazione e, a seconda di come le si vuole completare, possono essere leggerissime o più strutturate.
Negli ingredienti c’è la panna, che può anche essere sostituita con yogurt intero, e l’olio di mais al posto del burro.
Per renderle più leggere ho usato la farina di grano saraceno, un cereale che è naturalmente senza glutine; così sono adatte a tutti, ma proprio a tutti!

La farina di grano saraceno, naturalmente senza glutine, rende gli impasti particolarmente leggeri, evanescenti e friabili. Per questa ragione queste tortine sono delicate e a rischio rottura, ma anche straordinariamente piacevoli all’assaggio.
Il peperoncino non si percepisce immediatamente, non è pungente, ma scalda la bocca dopo qualche istante.
Le tortine sono adatte ad essere ricoperte di zucchero a velo o da uno strato di glassa oppure da un frosting più corposo. O ad essere decorati da qualcosa di dolce, ad esempio un pupazzetto di marshmallow fondant, visto che Pasqua è alle porte, io ci ho messo un coniglietto.

La ricetta: Tortine al cioccolato e peperoncino con farina di grano saraceno

100 g di cioccolato fondente (70% cacao)
2 cucchiai di latte
40 ml olio di mais
75 ml di panna
1 uovo grande
125 g di farina di grano saraceno
110 g di zucchero
1 cucchiaino di lievito in polvere per dolci
1 cucchiaio colmo di cacao in polvere
½ cucchiaino di peperoncino in polvere o macinato finissimo

Ridurre in scaglie il cioccolato fondente e farlo sciogliere a bagnomaria con il latte.
Farlo intiepidire, poi mescolarlo in una terrina con l’olio di semi, la panna e l’uovo.
In un’altra terrina miscelare la farina di grano saraceno con lo zucchero, il lievito, il cacao in polvere e il peperoncino in polvere.
Mescolare insieme, rapidamente, i due impasti, fino ad ottenere un impasto omogeneo, ma senza mescolare troppo a lungo. Dividerlo in sei pirottini da muffin e infornare in forno già caldo a 170° per 20-25 minuti.

Si possono spolverare semplicemente di zucchero a velo o pennellare con una glassa fatta con due cucchiai d’acqua e 75 g di zucchero a velo, o ricoprire con un frosting a base di formaggio cremoso e zucchero.

biscotti, dolci, storia & cultura

Chocolate Crinckle Cookies e Pu Erh 2007 L'appuntamento con il té delle cinque e con i biscotti più buoni del web

Già da tempo avevo voglia di instituire una rubrica, un appuntamento fisso del blog.
Occorreva ragionare su qualcosa che piace “quasi” a tutti…e che fosse una vera e propria coccola, una pausa speciale dagli impegni della giornata…ho pensato alla merenda…ai biscotti, a qualche delizia da sgranocchiare.
Lo sapete che il cervello si sazia con il rumore della croccantezza? Questo vuol dire che mangiare un biscotto croccante dà un senso di sazietà maggiore del far sciogliere un cioccolatino sulla lingua…Poi, potendo, farei entrambe le cose!! 😀
Naturalmente per non snaturare l’intento iniziale del mio blog, che spesso perdo di vista, occorreva un filo conduttore forte e ricco di spunti “culturali”. L’accostamento migliore per un buon biscotto è una calda e profumata tazza di tè, che di per sé rappresenta già da sola un tema molto complesso ed infinitamente sfaccettato.

 

Read more

Chocolate Crinckle Cookies e Pu Erh 2007 L'appuntamento con il té delle cinque e con i biscotti più buoni del web" class="facebook-share"> Chocolate Crinckle Cookies e Pu Erh 2007 L'appuntamento con il té delle cinque e con i biscotti più buoni del web" class="twitter-share"> Chocolate Crinckle Cookies e Pu Erh 2007 L'appuntamento con il té delle cinque e con i biscotti più buoni del web" class="googleplus-share"> Chocolate Crinckle Cookies e Pu Erh 2007 L'appuntamento con il té delle cinque e con i biscotti più buoni del web" data-image="https://www.ricettedicultura.com/wp-content/uploads/2012/02/chocolate-crinkle_3.jpg" class="pinterest-share">
ai fornelli, eventi&co

Fbcookieswap 2011, piovono biscotti!!!

Lo swap è uno scambio e il fbcookieswap e lo scambio di biscotti che quest’anno si è svolto anche tra le blogger italiane.
Emozionante, in una sola parola!!!

Preparare biscottini per persone che non ho mai visto di persona ma che conosco attraverso le parole scritte sui loro blog…confezionare i pacchettini…pensando che  proprio queste persone lontane li scarteranno con curiosità…
Io sono stata fortunata perchè dovevo inviare a due blogger conosciute, Ann di Bperbiscotto e Veru di La Cuochina Sopraffina, e a una terza che ho imparato a conoscere prima su Twitter e poi sul suo blog, Cristina di Mother Goose Kitchen, la cucina di MammaOca.
Io ho ricevuto solo i biscottini, deliziosi e agrumo-speziati, di Juls di Juls’ Kitchen, che per me è una vera celebrità tra le foodblogger!!! 😀

I biscotti di Juls
Ma in teoria…in teoria…almeno se ho capito bene, dovrebbe arrivare qualcos’altro, no? Poste Italiane rispondano all’appello!!! :-/
Ed ora le ricettine dei biscotti che ho inviato io!!!  
Baci di dama di farina di castagne con crema di marroni (gluten free)

Ingredienti:
60 g mandorle (60)
90 g burro (90)
90 g farina di castagne (90)
60 g zucchero semolato (60)
un pizzico di sale

crema di marroni per farcire

Ho spellato le mandorle versandole per 5 minuti in acqua bollente e poi spellandole a mano.
Le ho passate velocemente nel forno per farle asciugare, poi le ho messe nel tritatutto con lo zucchero e le ho ridotte a farina, poi ho aggiunto la farina di castagne , un pizzico di sale e il burro freddo tagliato a dadini piccoli.
Ho fatto andare il tritatutto a scatti alcune volte, perché si formasse un inizio di impasto.
Poi in una ciotola ho formato una palla e l’ho messa in frigo per mezz’ora.
Passato questo tempo ho creato le palline e le ho disposte sulla teglia distanziate. Io le ho fatte di circa 2 cm di diametro.
Le ho cotte a 150° per 10 minuti, facendo attenzione perché la farina di castagne tende a scurire molto velocemente.
Una volta freddi li ho farciti con la crema di marroni da frigo, in modo che fosse un po’ sostenuta, poi accoppiati a due a due.

Biscotti doppi farciti di cioccolato bianco
Ingredienti:
300 g farina 00
150 zucchero
125 burro
2 tuorli

150 g di cioccolato bianco
qualche mirtillo rosso essiccato per decorare

Ho sfarinato l’impasto mescolando farina e zucchero e aggiungendo il burro freddo a dadini fino a formare dei grumetti; poi ho aggiunto i tuorli nella ciotola, fino a formare un impasto. se risulta troppo slegato aggiungo anche un cucchiaino di latte.

Dopo aver formato una palla, l’ho messa a riposare in frigo per mezz’ora.
Poi l’ho stesa con il mattarello, all’inizio continuerà a sbriciolarsi, ma poi prenderà più consistenza. Ho fatto una sfoglia abbastanza sottile, 3-4 mm.
Ho ritagliato i biscotti con uno stampino tondo e in metà di essi ho ritagliato al centro un cuoricino o una stellina con un minuscolo tagliabiscotti.
Poi ho cotto in forno a 180° per 10 minuti.
Per il ripieno ho semplicemente fatto sciogliere il cioccolato a bagnomaria e poi li ho farciti tutti, accoppiando il biscotto rotondo e quello con il ritaglio centrale, e saldandoli insieme con il cioccolato. All’interno di ogni intaglio ho messo un rubino di mirtillo rosso e poi, sopra, tanto zucchero a velo!!! 😀

 
error

Enjoy this blog? Please spread the word :)