Non potete sbagliare…se fate il gazpacho nessuno potrà dirvi che la ricetta è sbagliata, visto che ne esistono più di sessanta versioni diverse e vi sfido a trovare qualcuno che le abbia assaggiate tutte.
Il gazpacho ha anche un altro record: quello di essere uno dei piatti spagnoli più conosciuti nel mondo, ad onor del vero credo più nel mondo anglosassone, visto che gli italiani, di ritorno dalla Spagna, normalmente parlano solo di paella e tapas. A New York il gazpacho viene servito dai ristoranti più rinomati sia in versione bevanda sia in versione più densa, con prezzi decisamente astronomici se rapportati al costo di produzione che è veramente basso.
Pluricitato da Almodovar, se ricerchiamo notizie sulla nascita di questo piatto che è a metà strada tra una zuppa e una bevanda, troviamo qualcuno che dice che esso sia un diretto discendente del salmorium degli antichi romani, piatto composto da aglio, olio, sale e pane ammollato, forte del fatto che anche una variante del gazpacho moderno, quella di Cordoba, è detta salmorejo.
A onor del vero però aglio, olio, sale e pane ammollato stanno anche nella pappa con il pomodoro o nella salsa verde, mentre le verdure che compongono il gazpacho sono arrivate quasi tutte dall’America dopo il 1492.
Secondo altre fonti il gazpacho è stato ideato dagli Arabi e da loro diffuso in Spagna.
Di certo si sa che questo piatto “crudista” era preparato dai contadini e da loro veniva gustato nelle pause durante il lavoro nei campi. Si tratta di un concentrato di vitamine e sali minerali, e il primo effetto tangibile è quello rinfrescante e dissetante. In alcuni casi viene servito con del ghiaccio, e in ogni caso va fatto riposare almeno mezz’ora in frigo prima di portare in tavola.
Il classico dei classici è il gazpacho andaluso di Siviglia, ma esistono quello della Mancha, di Alicante, dell’Estremadura e tutte le varianti popolari della ricetta di base. Nota a parte meritano la
porra di Antequera, un gazpacho a tutti gli effetti, con pomodori, peperoni e cetrioli, dalla consistenza particolarmente densa, che si accompagna con pezzetti di
jamòn serrano, e l’
ajo blanco, la versione bianca del gazpacho, preparata con aglio e mandorle e servito con acini d’uva e spicchi di mela.
La ricetta: Gazpacho Andaluso
(per 2 persone)
5-6 pomodori lunghi maturi
1 peperone rosso (è più dolce)
1/2 cetriolo
1/2 cipolla media
1 spicchio d’aglio
2 fettine di pan carrè o pane a fette
aceto
olio evo
sale
peperoncino (non presente in tutte le versioni, ma solo in alcune)
Ho preparato le verdure. Ho sbollentato rapidamente i pomodori, per privarli della buccia. Li ho tagliati a pezzi e privati dei semini.
Ho pulito il peperone e l’ho tagliato a pezzetti.
Ho liberato aglio e cipolla della buccia e li ho tagliati a pezzi.
Ho preparato il mezzo cetriolo, facendolo schiumare e pelandolo con il pelapatate.
Ho bagnato in acqua le fette di pane e poi le ho strizzate e sbriciolate in mezzo alle verdure.
Ho messo il tutto nel bicchiere del frullatore e ho cominciato a frullare, aggiungendo un cucchiaio di aceto, poca acqua e, a filo, l’olio d’oliva extravergine. Assaggiando, ho aggiustato di sale e di aceto e insaporito con il peperoncino.
Poi ho diviso il gazpacho in due barattoli, li ho chiusi e risposti in frigo per circa un’ora.
Prima di portare in tavola, ho preparato dei crostini fritti leggermente in olio evo e dei dadini e striscioline di peperone crudo.
Il gazpacho si accompagna anche con pezzi di prosciutto e fettine di uova sode.
Come potete vedere il gazpacho con il suo colore così allegro è perfetto da presentare in vasi individuali di vetro, e questa ricetta entra a pieno titolo tra quelle dedicate agli
Amici del Vetro!!!