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Golosaria tra i castelli del Monferrato

Dopo il tour al Salone del Gusto tra alcuni produttori del Monferrato Astigiano, e il foodblogger tour Monferrato2Taste nella provincia di Alessandria, non poteva mancare, a coronamento del mio appena scoccato colpo di fulmine per questa regione affascinate e ricca di stimoli,  un riferimento a Golosaria Monferrato 2013, che partirà tra pochi giorni, il 1°marzo, per due weekend consecutivi, e che si svolgerà nel territorio monferrino, tra borghi e castelli.
Il territorio del Monferrato ha sempre avuto confini labili, sui quali sono avvenute, nel corso dei secoli, scorribande e razzie, da parte di barbari e saraceni, ma sui quali si è intessuta una storia complicata e ricchissima. I castelli del Monferrato portano, sulla loro “pelle” fatta di pietra e mattoni, questa intricata storia, ed andare per castelli, qui, rappresenta davvero una lezione affascinantissima.
Quando poi la storia si fonde con il buon cibo, il nutrimento della pancia diventa nutrimento anche per la mente e tutti possiamo esserne arricchiti. Forse a questo si deve la scelta azzeccatissima di intrecciare gli eventi di Golosaria con i castelli e i borghi del territorio.
La rassegna di Golosaria si aprirà la sera del 1°marzo con l’Aperitivo alla Marengo. Io ho avuto occasione di assaggiare il Napoleone, delizioso brut Marengo con succo di mela verde presso il Mezzo Litro, ma le rivisitazioni non mancano.
Il 2 e il 3 marzo, la manifestazione proseguirà con le feste nei paesi del Monferrato alessandrino e casalese, con i produttori del Golosario, provenienti da tutta italia, che faranno assaggiare i loro prodotti. 
Nella cornice di questa festa all’insegna del cibo buono e di qualità, sarà possibile fare altre esperienze, ad esempio la visita guidata alle segrete del Castello di Casale Monferrato. Impossibile citare tutti gli eventi legati alla rassegna; ha catturato la mia attenzione la cena con delitto che si svolgerà il 2 al Castello di Camino, le visite guidate al Castello di Gabiano (che è uno fra tanti ad offrire questa possibilità), la presentazione ufficiale della nuova De.Co del comune di Vignale, la fricia, che altro non è che il fritto misto alla maniera monferrina.
Per conoscere tutti gli eventi consultate il programma completo e scaricate l’invito gratuito.
La rassegna proseguirà l’8-9 e 10 marzo nel Monferrato astigiano.
Anche in questo caso, moltissimi eventi in programma, tutti disseminati in questo territorio ricco di storia e di fascino. Solo per citarne alcuni: ad Asti ci sarà la Fiera dei Vini della Luna di Marzo e il Festival delle Sagre Invernali, con i piatti cucinati dalla pro-loco; a Montiglio si svolgerà l’evento parallelo GolosExpo con il convegno “Grandi Donne della Storia del Monferrato” e la cena ad esso legata incentrata sulle Donne del Monferrato; a Murisengo ci sarà la cena a tema “Il cuoco piemontese”.
Il 10 proseguono le degustazioni e le visite guidate; nel paese di Castagnole Monferrato, patria del Ruchè, la mostra di auto e moto d’epoca; a Moncalvo ci sarà l’esposizione degli antichi mestieri; a Montiglio il Banchetto dei Marchesi e nel pomeriggio le danze occitane.
Anche in questo caso bisogna consultare il programma completo per scegliere gli eventi più congeniali a ciascuno, e ce n’è davvero per tutti i gusti.

Qui sotto troverete alcune foto della passata edizione, gentilmente prestatemi da Sarah Scaparone.

Con questo post, spero di avervi incuriositi un po’ e, se non avevate già in programma una gita in Monferrato per Golosaria 2013, fateci un pensierino!!!

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Nasce MyTable Blog!

E’ nato il blog di MyTable!!

Per chi ancora non conosce MyTable: andate a scoprirlo!! Potete prenotare il vostro tavolo al ristorante ed avere subito conferma dell’avvenuta prenotazione, potete scoprire anche all’ultimo minuto se troverete un posto per la serata o potete fare la ricerca con anticipo, scegliendo proprio il posto che fa per voi, senza più passare un’ora al telefono, ma direttamente dall’Iphone o dal vostro computer!

Da oggi MyTable diventa anche MyTable-Blog, con l’intento di diventare un riferimento per il mondo del food a tutto tondo!!
Ci saranno le ricette, le mie e quelle di Margherita, ci saranno gli eventi, i suggerimenti gastronomici, le rubriche dedicate al mondo del cibo…

Io vi consiglio di andare subito a visitarlo!!

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Zabaione di mela al cardamomo, una crema per Pepino

Con
questa ricetta ha inizio la mia effettiva collaborazione con Pepino. Ho
assaggiato il loro panettone ripieno già alla conferenza stampa prima di Natale, e poi ho avuto modo di assaggiarlo ancora. Il contrasto tra
la morbidezza del panettone di pasticceria e il cuore freddo di
semifreddo è perfettamente azzeccato, quello al gianduja è più intenso,
quello alla crema è più delicato, ma sempre profumatissimo.

Io
ho pensato di accompagnarlo con una crema calda che creasse un
contrasto in più. Pochi aromi, il moscato per lo zabaione e il cardamomo
per profumare e rinfrescare la mela cotta.
Perfetto per San Biagio, appena passato il 2 febbraio, quando è tradizione (in quel di Milano e dintorni) mangiare l’ultimo panettone della stagione…ma io direi perfetto sempre!! 😀

La ricetta: Zabaione di mela al cardamomo per il panettoncino Pepino, ripieno di semifreddo alla crema

(per 4 porzioni)
2 mele renetta (o mele di tipo asciutto)
2 tuorli
45 g zucchero + 1 cucchiaio
65 ml di vino moscato
i semini di 2 bacche di cardamomo
2 panettoncini ripieni di semifreddo alla crema (a seconda delle fettine che si vogliono fare)

Sbucciare e tagliare le mele a pezzi grossi e metterle a cuocere in un pentolino con mezzo bicchiere di vino e un poco d’acqua, un cucchiaio di zucchero e i semini schiacciati di cardamomo.
Quando sono cotte e morbide frullarle con il minipimer e tenerle da parte.

In un recipiente a bagnomaria mettere 2 tuorli, lo zucchero, mescolarli assieme e poi aggiungere il vino tutto assieme. Montare con la frusta sempre a bagnomaria finché lo zabaione non prende una consistenza corposa. A quel punto spegnere il fuoco e mescolare lo zabaione con la purea di mela.

Dividere in 4 coppette e servire lo zabaione tiepido, accompagnando con le fette di panettoncino.

Per un dessert più corposo, deporre sul fondo delle coppette qualche pizzico di panettone, che si gusterà con le ultime cucchiaiate imbevuto di zabaione.

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News da Pepino

Forse qualcuno che mi legge abitualmente si ricorda della mia partecipazione alla festa per il Pinguino Pepino. Nel mio post vi raccontavo la storia di questo mitico gelato torinese, un vero e proprio simbolo per la mia città, e vi anticipavo la ricetta che avrei presentato alla festa: il Pinguino, rivisitato come dessert da fine pasto, nella mia rielaborazione si tuffava in una golosa crema al gianduia, meringa e nocciolini di Chivasso.
Assieme a me, in questa divertente avventura, anche le foodblogger Sandra Salerno di Un Tocco di Zenzero, Anna Bugané di Cucina Precaria e Valentina Barone di Cucina e Cantina.
Qui sotto trovate un riassunto per immagini della mia partecipazione all’evento:

Per le altre foto della giornata andate a curiosare qua!

E qui sotto trovate lo stralcio in cui la mia ricetta è stata pubblicata sulla rivista Il Gelatiere nel numero di gennaio/febbraio 2013, all’interno di un lungo articolo dedicato all’ambizioso rinnovamento della Gelati Pepino, un locale torinese tra i più famosi e un marchio storico che oggi si tinge di novità: le fasi della rinascita sono appena cominciate ed anticipano soltanto le celebrazioni importanti del 2014, i 130 anni dalla fondazione di Gelati Pepino e i 75 anni del Pinguino, il primo gelato da passeggio.
Con immenso piacere vi rivelo di essere coinvolta, assieme alle altre foodblogger già citate e a Laura di Io Porto il Dolce, in un grande progetto, nato apposta per puntare anche i riflettori del web sulle novità che nasceranno in Pepino nei prossimi  mesi.
Io ho seguito anche la conferenza stampa poco prima di Natale, forse qualcuno ricorderà le foto che ho pubblicato su Facebook. 
In quell’occasione Edoardo Cavagnino ha parlato della sua azienda con grande passione e propositività, e sono stati presentati i dolci di Natale: un grande ritorno della pasticceria fredda Pepino, con i Panettoni ripieni di semifreddo e la novità del Pangelato.
Tra qualche giorno arriverà una mia ricetta… e nell’attesa vi invito a gustare ancora questi dolci natalizi approfittando del freddo perché, con l’arrivo della primavera, le novità non mancheranno!!
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Fratelli Carli Day – una visita in azienda

Mi ritrovo finalmente a parlare della mia gita ad Imperia del 22 novembre presso l’azienda dei Fratelli Carli.
C’è stato di mezzo dicembre e il Natale, ma nonostante sia passato del tempo, ci tengo molto a mettere nero su bianco i ricordi di questa esperienza, che consiglio a tutti quanti ne abbiano la possibilità.
Fratelli Carli significa da più di cent’anni olio extravergine d’oliva e, prima dell’avvento dei negozi Carli, a Torino ne abbiamo uno, questo olio arrivava direttamente a casa tramite spedizione. 

E’ giusto fare subito una precisazione: Carli produce una tipologia di olio di sole olive taggiasche, e diverse tipologie di olio che sono blend di oli di qualità superlativa, accuratamente selezionati. 
Vista la mole di vendita non sarebbe possibile produrre solo da olive liguri, poichè esse rappresentano soltanto l’1,7% della produzione italiana; per questa ragione Carli ha cominciato a guardare non tanto alla provenienza degli oli, ma alla loro qualità. Un olio buono e senza difetti, deriva per forza da olive coltivate con tutti i più sani criteri. 
La fase della selezione degli oli, che avviene direttamente in azienda, è importantissima, perchè soltanto oli senza alcun tipo di difetto e che rispondano a determinate caratteristiche possono entrare a far parte del blend Carli.

La visita all’azienda si è articolata durante tutta una giornata su diverse fasi ben coordinate:
– visita ad un uliveto 
– degustazione guidata
– lezione di cucina con pausa pranzo
– visita al museo dell’olivo
– visita all’azienda/comparto produttivo
Le informazioni immagazzinate sono state tante ma interessantissime ed hanno contribuito a darci un quadro molto esauriente di tutto il lavoro utile per produrre un olio di ottima qualità.
Siamo partiti dalla visita ad uno degli uliveti di taggiasche, piantumato nel 2004 con circa 2000 alberi in produzione. Il periodo era perfetto per vedere le olive ancora sugli alberi e pronte per essere raccolte e per capire con quale cura vengono neutralizzate o quantomeno combattute le mosche dell’olivo e come viene effettuata la raccolta. 

Il diserbante utilizzato è idrosolubile e quindi con il lavaggio delle olive viene poi eliminato competamente. Anche lo strumento per scuotere le fronde è stato studiato per non apportare alcun danno alla pianta.

L’oliva è pronta per essere raccolta quando è ancora per metà verde, e deve essere lavorata entro 24-48 ore, pena l’ossidazione del frutto. 

Da ciò si comprende come la raccolta e la lavorazione debba seguire determinati ritmi, che sono poi quelli seguiti da migliaia di anni, anche se le tecniche di lavorazione si affinano e diventano più efficienti. Da 12 kg di olive vengono prodotti circa 2 kg di olio, quindi lo scarto di foglie e noccioli è preponderante.

Dall’uliveto siamo passati alla fase di degustazione: un’esperienza davvero curiosa per un neofita!!
Ci guida Gino De Andreis, uno dei degustatori dell’Azienda Carli, spiegandoci prima i passaggi della lavorazione del frutto, i fattori di influenza sul gusto di un buon olio extravergine di oliva e i sensi coinvolti nella degustazione.
L’oliva e quindi l’olio con essa prodotto è influenzato dal clima, dalla composizione del terreno, dalla gestione dell’uliveto, dallo stoccaggio e dalla lavorazione in frantoio e naturalmente, prima di tutto, dalla varietà di oliva.
Noi assaggiamo diversi tipi di olio evo, alla cieca, cercando di determinarne il grado di fruttato, di amaro e di piccante. Queste note variano a seconda della provenienza dell’olio e sono determinanti per classificare la bontà di un olio. A questa fase arrivano soltanto oli già classificati senza difetti dal punto di vista chimico-analitico. 

Ci districhiamo con eleganza tra olio di sole taggiasche ed eccellente olio del Peloponneso, tra olio siciliano e olio pugliese che sono quelli che nel tempo mantengono di più le caratteristiche organolettiche e scivoliamo verso l’ora di pranzo.
Durante la lezione di cucina sotto la guida dello chef Enrico Calvi del ristorante Salvo Cacciatori di Imperia, cerchiamo di imparare a fare un ottimo pesto ligure: la regola è prima l’aglio con il sale, poi gli altri ingredienti ed infine l’olio che si aggiunge quando il pesto è già stato travasato dal mortaio per non ungerlo e rendere difficoltose le future pestature!!

A pancia piena arriva il momento della visita al Museo dell’Olivo.

Il patriarca della famiglia Carli raccoglie reperti sull’olio e sulla sua storia con grandissima passione da moltissimi anni. La visita, come potete immaginare, mi ha affascinato: l’olio d’oliva può raccontare una storia lunga 7000 anni. Appartiene al passato delle civiltà mediterranee e si fonde alle loro vicende storiche, alla loro arte e al loro vissuto quotidiano, restando attuale fino ad oggi.

La visita all’Azienda è molto meno poetica, ma decisamente interessante: 
dalla separazione delle foglie al passaggio delle olive sotto  le enormi molazze di granito, seguiamo tutti i passaggi attraverso la superficie vetrata che circonda il frantoio a ciclo continuo. Tutte le lavorazioni sono sotto i nostri occhi, non si può dire che la Fratelli Carli non lavori alla luce del sole.

Il reparto imballaggio è impressionante: migliaia di bottiglie marciano inarrestabili verso i loro scatoloni, dove viaggeranno verso i consumatori finali. L’olio è filtrato per allungarne la vita, in questo modo non si ossida e può durare fino a 2 anni.

Concludiamo la visita all’azienda Carli con un salto all’Emporio. Qui scopriamo una vasta gamma di prodotti che si svincola dal solo olio extravergine di oliva, ma che racconta una storia lunga millenni di conservazione e di 1000 altri usi, andando dal tonno in scatola sott’olio ai prodotti per la persona.
Visto che si avvicinava il Natale non ho potuto fare a meno di acquistare un panettone all’olio di oliva che, adesso posso dirvelo, era assolutamente delizioso e di una sofficità incredibile!!

Concludo ringraziando l’Azienda della bella opportunità offerta ed augurandomi che altre visite ad altre aziende siano possibili per noi appassionate di cibo, perchè credo che un vero appassionato possa fare la differenza raccontando il “dietro le quinte” dei marchi storici.
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# 6 – Calendario dell’Avvento – Emilia Mon Amour

Eccoci giunti al giorno 6 e ad un argomento molto importante!
E’ uscito Emilia Mon Amour, l’ebook curato e sviluppato da Cecilia e Micol del blog Muffin e Dintorni.

Dietro questa fetta di mortadella si nascondono le 33 ricette delle foodbloggers che hanno pensato di fare qualcosa dopo la tragedia del terremoto in Emilia. Noi siamo brave a parlare di cibo, lo diciamo sempre, e anche questa volta abbiamo unito le ricette emiliane, che abbiamo cercato-studiato-riprodotto a casa nostra, ai pensieri che questo evento disastroso ci ha ispirato.
Ogni pagina del libro è una pagina dei nostri blog, e come tale conserva quel tanto di quotidiano che ogni giorno mettiamo in rete.
Mercoledì dopo mercoledì, la notizia che si raccoglievano ricette per l’Emilia si è diffusa e la mole di ricette è aumentata fino a divenire tanta da formare un ebook. 
Il lavoro di Micol e Cecilia è stato enorme: hanno raccolto e ordinato tutto il materiale secondo un criterio, hanno inserito le loro ricette di famiglia, hanno curato i rapporti con il grafico che ha offerto la copertina e con la casa editrice: troverete tutte le informazioni qui.
Quello che possiamo fare ora per l’Emilia è acquistare l’ebook che è in vendita al prezzo di 5 euro direttamente sul sito EbookEditore, sapendo che l’intero ricavato sarà devoluto al fondo Coldiretti a sostegno delle imprese agricole, in difficoltà dopo il terremoto di maggio 2012.
Le mie ricette sono alle pagine 36, 40, 42, 53, 61 e 77. 
E’ una grande emozione far parte di questo ebook ed ora la speranza è di poterlo presentare anche con una grande VERA cena, cucinata da noi foodbloggers…e visto che siamo riuscite in così poco tempo a creare un libro, non è detto che non si riesca anche a far questo!! 😉
Teniam bota!!
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# 2 – Calendario dell’Avvento – L’ora del té

Dopo gli eventi virtuali di ieri, quest’oggi vi segnalo un evento reale, una degustazione di tè e biscotti che si terrà in una vera erboristeria…per una volta non dovrete accontentarvi di guardare le foto e immaginare i sapori e i profumi.
L’evento si preannuncia carico di magia. 
Melissa è un’erboristeria con salotto e questo, per me, vuol già dire un luogo speciale. Si trova «a 65 passi dalla Mole Antonelliana» in via Gaudenzio Ferrari 4, a Torino.
Domani dalle 15 alle 19, Melissa proporrà tre té deliziosi con tre biscotti speciali, studiati proprio per tre momenti speciali.
Il primo è un tè Ceylon con note di pino e mirtilli ed è pensato per un momento di relax con  copertina e calzini caldi sul divano.
Il secondo è un té Darjeeling con note di fiori d’arancio ed è stato scelto come momento di condivisione con la persona del cuore.
Il terzo è un té Ceylon con note fruttate e di karkadè, adatto per una serata tra amici.

I biscotti sono stati studiati per l’occasione da Maurizio di Torino By Gnam… Non siete curiosi di scoprire cosa si è inventato??
Potrebbe essere una buona occasione per comprare già qualche pensierino per Natale!!
Io passerò sul tardi…spero di trovare ancora qualche biscotto!! 😉

***le immagini dei tè sono prese in prestito da MelissaTorino e TorinoByGnam.

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Monferrato2Taste, un Monferrato da gustare

Ecco giunto il momento di mettere nero su bianco quella che è stata la bellissima avventura del Monferrato2Taste. Un gruppetto di foodblogger, grazie alla Borsa Internazionale del Turismo EnoGastronomico e all’Ente Turistico di Alessandria, accompagnate dal brio energico di Lara Bianchi e dalla dolcezza scoppiettante di Lisa Devincenzi di Alexala, con la compagnia anche di Emanuela Sarti nella giornata di sabato, hanno avuto la possibilità di conoscere meglio zone, prodotti e produttori del Monferrato alessandrino: io ero tra di loro, con Valeria, Anna, Lia e Ale.
All’arrivo ad Alessandria, dopo una breve sosta al nostro hotel, Alli Due Buoi Rossi, antico edificio in pieno centro, siamo partite per la visita alla città con le nostre guide Lisa e Lara.
Alessandria mi ha lasciato la sensazione di una città dall’aria distinta ed elegante. Molti i palazzi signorili che danno un volto compiuto alle sue strade dritte, sebbene le origini della città siano medievali. Le sue vie e le sue piazze sono piene di storia, come tutte le città a cui ho promesso amore incondizionato. Impossibili da dimenticare l’imponente Palazzo Rosso con i suoi tre quadranti e il galletto segnavento, Palazzo Ghilini di Benedetto Alfieri, il campanile art decò del Duomo, il mosaico del futurista Gino Severini sulla facciata della sede delle Poste e Telegrafi, la statua di Andrea Vochieri con la mano sul petto. Peccato non aver potuto fare foto a causa del buio, ma sono tutte cose che dovreste vedere!!! 
Non importa che l’aria sia pungente e gravida di nebbia; passeggiamo tra le strade eleganti e diritte del capoluogo monferrino e, mentre ascoltiamo i racconti di Lisa, ci perdiamo in un limbo senza tempo. <<Alessandria è una comoda poltrona: ti siedi e ti addormenti>>, diceva Umberto Eco, sbocconcellando la più famosa farinata della città.
Non è proprio così, ma l’atmosfera rilassata si sente.

Per l’aperitivo approdiamo al Mezzo Litro che, con la frizzante ospitalità di Monique Monica Moccagatta, promotrice del Capodanno Alessandrino che si festeggia alla fine dell’estate, fa da contraltare a questa rilassatezza. Provare il Napoleone, succo di mela e Cortese DOC del Monferrato, è d’obbligo, mentre divoriamo gli stuzzichini messi a disposizione.

Per la cena un altro posto caldo e accogliente ci attende, Il Grappolo dello chef Beppe Sardi, che sarà la nostra guida nella mattinata di sabato e il nostro maestro di cucina nel pomeriggio. 
E sono di nuovo sorrisi e chiacchiere sul cibo e su di noi, in un’atmosfera amichevole che subito si è instaurata anche senza conoscerci da lungo tempo. 
Assaggiamo gli agnolotti di Beppe – più che un assaggio era un piattone – e il bollito misto, un classico piemontese, accompagnato da ben 12 tra salse e sali aromatici. Il dolce ci lascia senza fiato, tanto siamo piene, e subito siamo pronte a ripartire alla volta dell’hotel, salutando Lara che non ci accompagnerà nel resto del tour.

La mattina seguente arriva Emanuela Sarti di BITEG. Insieme incontriamo Beppe Sardi alle 8 in punto, e con lui, e lo chef Mattia, ci avviamo alla volta dei negozi più tipici di Alessandria per fare la spesa per la nostra cena. Dalla Galleria Guerci al corso Lamarmora, Alessandria ha un’anima commerciale davvero spiccata. Tante le botteghe alimentari con prodotti di altissima qualità, tanti i caffè, le pasticcerie, le enoteche. In ogni negozio in cui entriamo Beppe ci illustra le eccellenze del territorio e, dove possiamo, assaggiamo, come il nostro status di foodies-foodblogger ci impone!!

Completata la spesa in Alessandria, con tanto di deliziosi Krumiri Rossi, ci dirigiamo verso il caseificio Adorno, in località Cravarezza, che è anche fattoria didattica. Per gustare al meglio un prodotto bisogna conoscerlo, e sicuramente ora la Robiola di Roccaverano la apprezzeremo ancor di più. Visitiamo l’allevamento di capre e vacche e il caseificio ed assaggiamo i formaggi, anche la toma stagionata un anno e la mostarda d’uva.

A questo punto non ci resta che viaggiare in direzione Crevi per la visita all’Azienda Vinicola delle Sorelle Marenco. L’azienda è condotta ormai dalla 4°generazione dei Marenco, e loro portano con molto orgoglio il titolo di donne del vino. Anche qui abbiamo modo di assaggiare i vini, prodotti con passione e sacrificio, e i cibi messi a disposizione dalla cantina: il filetto baciato è una vera esplosione di sapore: si tratta di filetto a pezzo intero insaccato all’interno di una pasta di salame aromatizzata con sale, pepe, noce moscata, aglio e vino rosso.

La Scuola di Formazione Alberghiera di Acqui Terme ci attende; qui si svolge per noi una vera lezione di cucina, tenuta da Beppe Sardi, per la preparazione della cena della sera stessa. L’Istituto è enorme e l’aula che ci accoglie sembra per noi il paese dei balocchi.

Ecco cosa abbiamo preparato:

Baccalà alla Mediterranea
Insalatina  di petto di tacchino
Risotto al Cortese
Salamino del Mandrogno con cipolla rossa e vino rosso
Zabaione con Krumiri

Sullo zabaione, ormai stanche, è tutto un declamare di versi: 

Evviva i Krumiri
dolcezza squisita
che molce il dolore

e allieta la vita!

L’ultima giornata in giro per il Monferrato è dedicata al relax. Raggiungiamo Camino Monferrato e ci lasciamo coccolare dal Wine Resort & Spa Ca’ San Sebastiano, un agriturismo ricavato da un’antica cascina.

Le immagini parlano da sole e la sensazione provata entrando in questi luoghi è esattamente quella evocata dalle immagini. Un luogo sereno e senza tempo, dove il tepore e la tranquillità la fanno da padroni ed io mi sono immaginata, più che seduta in poltrona, in una cucina come questa a preparare una cenetta degna di un re.

Alla fine ci siamo fatte coccolare davvero: grande vasca idromassaggio con getto d’acqua fatto apposta per massaggiare la cervicale, sauna, e vinoterapia. 
Uscite dalla Spa, siamo andate a mangiare qualcosa…ormai avevamo preso il vizio! Il ristorante di Ca’ San Sebastiano è decisamente all’altezza. I piatti sono particolari e curati, e la menzione solenne va al loro delizioso brasato che letteralmente si scioglie in bocca.

Ormai è giunto il momento dei saluti. Alcune compagne di viaggio partono da lì per il rientro. 
Io, con Anna, ho il tempo di ascoltare ancora un bellissimo brano di Giovanni Goria, scovato da Lisa e perfettamente intonato all’occasione: si parla di convivialità ma non solo. 
Si parla tra le righe anche un po’ di noi che in tre giorni abbiamo conosciuto questo angolo del Piemonte di cui ancora si parla poco ma che è ricco di spunti turistici. E il bello è poter scoprire a tavola che non esiste un solo Piemonte, ma mille altri ancora sconosciuti ai più, basta saper assaggiare! 😉

NB. altre foto le trovate qui.

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Salone del Gusto 2012 – terza puntata

E dopo la seconda puntata eccoci giunti alla terza!

Come anticipato qui, il 25 ottobre grazie all’iniziativa di Francesca Martinengo e al coordinamento di Emanuela Sarti della BITEG sono stata tra le protagoniste, al Salone del Gusto, di un bel tour virtuale alla scoperta di prodotti e produttori eccellenti piemontesi. 
In particolare il mio tour era incentrato sul Monferrato e siamo state accompagnate nel tour da Clio Amerio.

Il territorio è in linea di massima quello compreso nelle province di Alessandria ed Asti e si estende verso sud fino a confinare con le province di Genova e Savona.  Viene suddiviso in quattro zone, l’Alto Monferrato di Acqui, Ovada e Gavi, il Monferrato Casalese, il Basso Monferrato Astigiano e l’Alto Monferrato Astigiano.
Il territorio è intriso di storia, lo testimoniano i suoi tanti castelli ben conservati, alcuni dei quali ricostruiti all’inizio del ‘900 in stile neomedievale.

Il Monferrato nacque come entità politica attorno all’anno Mille, quando l’Imperatore Ottone I di Sassonia beneficiò il marchese Aleramo di un territorio composto da 15 corti.

La leggenda racconta che Aleramo, “cavaliere particolare” e “mescitore di vini” alla corte di Ottone I, si fosse innamorato della figlia di Ottone, Alasia, e che, d’accordo con lei, fossero scappati insieme sfuggendo all’imperatore. Aleramo fece il carbonaio per molti anni, ma poi finì per partecipare e distinguersi per il suo valore durante la battaglia di Brescia. L’imperatore Ottone lo riconobbe, lo perdonò e lo nominò Marchese. Nel gesto di volergli far dono di un territorio, gli diede un cavallo e gli disse che i confini del suo marchesato sarebbero stati quelli che Aleramo sarebbe riuscito a percorrere in tre giorni di cavalcata. Da questa leggenda deriva anche la spiegazione più affascinante del nome Monferrato, che deriverebbe da mun, mattone, e fra, ferrato, in quanto Aleramo sprovvisto di altri strumenti, si ingegnò a ferrare il suo cavallo con l’aiuto di un mattone. Le altre etimologie fano riferimento a mons ferax, monte fertile e mons farratum, monte coltivato a farro.

Dopo secoli di storia, che a un certo punto si fuse con quella del regno di Savoia, attualmente il Monferrato è candidato per essere inserito nel patrimonio mondiale dell’Unesco.  

Al Salone del Gusto di quest’anno il Monferrato ha preso il posto di tutto rispetto che merita! Per questo ha messo in piedi il Monferrato Circus, un vero e proprio tendone circense al di sotto del quale si esibivano naturalmente i cuochi, ma anche trapezisti ed acrobati, facendo di una cena uno spettacolo a 360°.

Gli chef protagonisti di questo evento sono stati Walter Ferretto, del ristorante Il Cascinale Nuovo di Isola d’Asti e Andrea Ribaldone, fino a questa primavera, chef e socio del ristorante La Fermata a Spinetta Marengo.

Walter Ferretto ha avuto anche la bella responsabilità di guidare noi foodblogger 2.0 alla scoperta di prodotti deliziosi, ma talvolta ancora poco conosciuti.

Siamo partiti da Tonco d’Asti alla scoperta dell’azienda Artuffo, nata ormai 35 anni or sono, dove si pratica l’allevamento del “rurale all’aperto”. Non c’è solo l’allevamento del Tonchese, una qualità avicola pregiata, ma anche la filiera circostante, dal mais al frutteto. Gli animali dell’azienda Artuffo vivono a terra e all’aperto, rientrando al coperto solo di notte. Si parla di gallinella o galletti, e non di polli, poichè raggiungono la maturità sessuale; i galletti ad etichetta blu vivono dai 130 ai 160 130 giorni, quando i polli di comuni allevamenti raggiungono mediamente i 50 giorni di vita e un peso doppio.

E’ bello sentir raccontare di come Artuffo sia partito con l’allevamento in conto terzi, per riuscire dopo molti anni ad avere la propria azienda, e a garantire un prodotto assolutamente naturale; è ancor più bello poter assaggiare la sua gallinella cucinata da Walter Ferretto con verza stufata, castagne lessate e servita con una purea di zucca e mele.

Dopo Artuffo conosciamo Marco Garando, il giovane imprenditore del Caseificio Pepe 1924, di Costigliole d’Asti. Marco è stato cuoco nel ristorante di Walter Ferretto, poi ha deciso di aprire un caseificio, dedicandolo al nonno Giuseppe. Ci racconta come sia difficile in quella zona procurarsi il latte, dovendosi spostare giornalmente di 30 km, ma nonostante ciò Marco crede in quello che fa, lavorando in un laboratorio a vista, dove ogni trasformazione avviene alla luce del sole. 
Assaggiando i suoi formaggi e il suo yogurt capisco quanto grande sia la sua passione.

Ci vengono brevemente presentati anche il Montebore Vallenostra e il Salame Nobile del Giarolo.

Poi viene la volta di conoscere la pasta di Antignano, pasta prodotta con semola di grano duro e farina di mais ottofile. La coltivazione di questo tipo di mais era stata abbandonata durante il XIX secolo, perchè scarsamente produttiva. E’ stata poi riscoperta grazie a Nandino, contadino di Antignano, e riportata in vita. Il mais ottofile di Antignano viene macinato rigorosamente a pietra e da esso si ottiene un’eccellente qualità di polenta e una pasta “da accarezzare”. 

Accanto alla pasta di Antignano, usciamo per qualche istante dalla provincia di Asti, per cogliere l’occasione di assaggiare anche le conserve “come una volta”  della Signora Cuniberto. L’Azienda è situata a Govone, in provincia di Cuneo, e le sue composte e sughi hanno il profumo delle cose antiche, in perfetto stile piemontese.

A questo punto ci spostiamo a Nizza Monferrato dall’Azienda Agricola Colle San Michele,  a conoscere il Cardo Gobbo Nicese, presidio Slow Food, ingrediente irrinunciabile della bagna caoda, e di tante altre ricette piemontesi. Un entusiasta agricoltore ci spiega nei dettagli tutta la faticosa coltivazione di questo ortaggio, che è gobbo, in quanto viene piegato e coperto dalla terra perchè si mantenga bianco e dolce. Ed è dolcissimo davvero, per ripagare i suoi coltivatori della tanta fatica. 

Accanto al Cardo Gobbo, nella stessa Azienda, ci sono Le Delizie di Rosanna, confetture, erbe aromatiche lavorate, salse e mostarde, tutte preparate secondo le ricette della tradizione piemontese; Rosanna ha anche un progetto bello ed ambizioso, dei laboratori pratici per insegnare a giovani studenti l’arte della coltivazione e trasformazione delle erbe aromatiche.

Per ricordare questo viaggio tra le delizie del Monferrato, ho voluto preparare il galletto Tonchese Astigiano secondo una ricetta della provincia di Alessandria. 

Il Pollo alla Marengo si dice sia stato gustato da Napoleone dopo la vittoria della celebre battaglia omonima contro l’esercito austriaco, presso Spinetta Marengo. 
Si combattè per 15 ore, e si può ipotizzare che l’Empereur fosse decisamente affamato. Il suo cuoco di campo gli preparò un sostanzioso piatto con quello che aveva facilmente a disposizione, un pollo o un galletto ruspante, delle uova, dei gamberi di fiume. Difficilmente questo cuoco si mise a cercare dei funghi alle 11 di sera del 14 giugno e assolutamente remote sono le possibilità che li trovasse per caso. Ma la tradizione vuole che la ricetta sia passata alla storia così, con i funghi e tutto il resto, e così l’ho preparata.
Ho sostituito il brodo di pollo con del brodo vegetale e i gamberi di fiume con delle mazzancolle. Naturalmente al posto del pollo ho usato un galletto tonchese, che ben si è prestato a questa cottura in umido.
Regalo questa ricetta alla BITEG, in ringraziamento dell’interessante tour che ha dedicato a noi  foodblogger rappresentanti del Piemonte.

La ricetta: Galletto Tonchese alla Marengo

1 galletto Tonchese selezione blu
2/3 pomodori pelati
1 spicchio d’aglio
1/2 cipolla
1/2 bicchiere di vino bianco
brodo vegetale (o di pollo)
6 mazzancolle  (o gamberi di fiume)
300 g di funghi freschi 
2 uova
2 grosse fette di pane casareccio
2 cucchiai di olio extravergine
sale
pepe
prezzemolo
Ho preparato del brodo vegetale con acqua, carota, patata, sedano, cipolla, prezzemolo, olio e sale.
Ho tagliato a pezzi un galletto e l’ho spellato. Ho sciacquato i pezzi e li ho asciugati con cura; poi li ho passati nella farina.
Ho fatto scaldare l’olio in una pentola e poi vi ho rosolato bene i pezzi di galletto, insaporendo con sale e pepe. Li ho tolti e nello stesso olio ho rosolato per qualche istante la cipolla affettata, l’aglio e i pomodori pelati privati dei semi e tagliati a pezzettini. Ho sfumato con il vino bianco.
Ho rimesso in pentola i pezzi di galletto, li ho rigirati nel sughetto ed ho aggiunto un paio di mestoli di brodo. Ho fatto prendere il bollore a fuoco vivace e poi ho coperto per far cuocere, rigirando di tanto in tanto.
Dopo una ventina di minuti ho aggiunto i funghi tagliati a cubi e ho fatto completare la cottura, con una spolverata di prezzemolo tritato.
Ho stufato le mazzancolle in poco vino bianco, regolando di sale e pepe.
Ho rosolato le fette di pane in padella con un filo d’olio e le ho tenute al caldo. 
Ho fritto le uova in una padella unta d’olio.
Ho composto il piatto: da un lato ho adagiato la fetta di pane con sopra l’uovo all’occhio di bue; poi ho messo i pezzi di galletto, ben coperti dal loro sughetto con i funghi, ho contornato con le mazzancolle e servito!

Noi, in tema Monferrato, abbiamo aperto una bottiglia di ottimo Ruchè di Castagnole Monferrato, e il galletto, con questo sugo saporitissimo, ha retto benissimo il colpo!

ai fornelli, eventi&co

Salone del Gusto 2012 – seconda puntata

Come promesso nella prima puntata, in questo post vorrei mettere l’accento su quello che al Salone del Gusto mi ha colpito di più in “zona Piemonte“.
Innanzitutto il Paniere dei Prodotti Tipici della Provincia di Torino, reso per l’occasione una zona fisica del Salone, che si poteva esplorare e toccare. Qui erano raccolte tutte le eccellenze dei 315 comuni che costituiscono la provincia torinese.
Alcuni prodotti li conoscevo già, altri hanno suscitato la mia curiosità, confermando il fatto che la provincia torinese è “da scoprire” anche sotto l’aspetto della cultura enogastronomica.

Un prodotto di cui non avevo mai sentito parlare è il Salampatata del Canavese, che si produce con carne grassa e magra di maiale, patate lessate e aromi naturali, si fa asciugare per un giorno e poi si mette in commercio. Va consumato entro 20 giorni, al naturale oppure cucinato.

Altra ricchezza della provincia di Torino sono le sue mele. Delle oltre 400 varietà di mele facenti parte della stupefacente biodiversità del patrimonio dell’intero Piemonte, 8 sono classificate con la dicitura Antiche Mele Piemontesi e vengono coltivate in provincia di Torino. Hanno nomi pittoreschi come Grigia di Torriana, Buras, Runsé, Gamba Fina, Magnana, Dominici, Carla e Calvilla bianca e rossa. Messe da parte a inizio ‘900 per la loro bassa produttività, sono state riscoperte da poco e recuperate, prestandosi ad una grande varietà di utilizzi in cucina.

Il Peperone di Carmagnola non ha bisogno di presentazioni. Forse però bisogna specificare che sotto questa dicitura si celano quattro varietà: il Corno di bue, il Quadrato, il Trottola e il Tumaticot, ognuno dei quali si presta ad una diversa preparazione.

Meno conosciuta è questa varietà di sedano, il Sedano Rosso di Orbassano, riconducibile all’antica varietà del Sedano Violetto di Tours. La tipologia è molto antica e a costa rossa. Negli anni le erano state preferite le qualità a costa bianca o autoimbiancanti ed il sedano rosso odierno è frutto di una lunga ricerca e recupero. 

E tutte queste non vi sembrano buone ragioni per andare a gustare i #saporitorinesi?

Abbandonando la zona del Paniere mi sono poi addentrata fra i produttori di golosità:
Il cioccolato anzitutto, con nomi davvero eccellenti: Guido Castagna… 
Domori
Peyrano
Un altro prodotto tipico che fa subito pensare al Piemonte è la Torta di nocciole senza farina, una vera prelibatezza, tra l’altro senza glutine e che quindi possono mangiare tutti-proprio-tutti!!
In tema di nocciole, era doveroso offrire un mio tributo ai due produttori storici del Nocciolino di Chivasso, Bonfante e Fontana, dopo che mi hanno ispirato nella rivisitazione del Pinguino Pepino. Eccoli entrambi nei caratteristici incarti rosa.
Da ricordare anche le farine del Mulino Marino, che vengono macinate con un mulino così:
e sono quelle utilizzate dai pizzaioli dell’Università della Pizza.
Infine ritengo doveroso farvi fare un salto tra i formaggi per farvene scoprire uno tipicissimo, il Macagn, che è uno dei pochi formaggi che viene lavorato a crudo, due volte al giorno, con il latte ancora caldo da mungitura.  
L’ultimo “assaggio” è dedicato alla vastissima produzione di Beppino Occelli, come sempre da guardare ed ammirare tra i suoi molti formaggi speciali, uno fra tanti quello affinato tra le foglie di castagno.
Nella terza e ultima puntata vedrete cosa ho imparato durante il “foodblogger 2.0 tour“. Qui ne avevate avuto uno breve assaggio.
ai fornelli, eventi&co

Salone del Gusto 2012 – prima puntata

A Torino dal 25 al 29 ottobre si è svolto il Salone del Gusto, con le eccellenze italiane, unito a Terra Madre, con i prodotti provenienti da ogni parte del pianeta.
Per chi ama il cibo questo evento è una gioia per il cuore e per il palato. Molti gli assaggi che mi hanno conquistato, portandomi a girovagare di stand in stand saltando dal dolce al salato, dall’nduja calabrese alla crema del cannolo siciliano, dal prosciutto friulano al torrone morbido sardo.
In più, per un gruppo di foodblogger piemontesi, si sono svolte delle interessanti visite guidate alla scoperta delle eccellenze del nostro territorio, molte delle quali ancora semisconosciute al grande pubblico.
Io ho avuto la fortuna di visitare il Monferrato. Potete avere un assaggio del tour qui: http://storify.com/AleGiovanile/foodblogger-2-0-alla-scoperta-dei-prodotti-piemont
Presto ne parlerò ancora sul blog, con una ricetta ispirata dai prodotti che ho avuto modo di conoscere.
Per ora voglio condividere su questa pagina alcune delle foto scattate al Salone, lasciatevi ingolosire dalle immagini.
Il Pecorino Sardo DOP
I ceci di Cicerale
le salsicce del Cilento
Il Ficaccio, maturato nelle foglie di fico
Il pane di semola siciliano
Il capocollo di Martina Franca
I caciocavallo campani
l’aglio rosso di Nubia
I salami friulani Lovison
I prosciutti di San Daniele del Friuli
Il Culatello di Zibello DOP
La pasta di Gragnano

due metri di spaghetti dal pastificio di Gragnano

La musica buona che fa bene all’ambiente
Uno sguardo su Terra Madre, in particolare sulla Francia che mi affascina particolarmente:
Dalla Guascogna lo stufato di bovino Mirandais
Il Dulce de Leche
I formaggi francesi maturati 4 anni
I formaggi della Savoia…
…e i salumi di cinghiale
Dalla Provenza le tisane
Il famoso Cassoulet di Tolosa
Il banco delle spezie: il mio mondo dei balocchi
I biscottoni provenzali
I torroni morbidi di ogni sorta di gusto
La fava di cacao peruviana
Sciroppi e confetture finlandesi
Il formaggio al cumino dalla Lettonia
La quinoa dalla Bolivia

La seconda puntata sarà tutta incentrata sul Piemonte e sulle sue eccellenze!

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