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A cena con il produttore – Eataly incontra Kante Inizia la nuova serie di cene di abbinamento vino-cibo da Eataly Lingotto

Con l’approssimarsi dell’autunno Eataly Lingotto rilancia l’appuntamento con A Cena con il Produttore. Saranno infatti le voci dei produttori a presentare i vini delle diverse aziende, con storie e racconti legati alla produzione; i vini verranno degustati in abbinamento ai piatti del ristorante Casa Vicina di Eataly, 1 stella Michelin.

Per il primo appuntamento è stata la volta di Kante, Read more

A cena con il produttore – Eataly incontra Kante Inizia la nuova serie di cene di abbinamento vino-cibo da Eataly Lingotto" class="facebook-share"> A cena con il produttore – Eataly incontra Kante Inizia la nuova serie di cene di abbinamento vino-cibo da Eataly Lingotto" class="twitter-share"> A cena con il produttore – Eataly incontra Kante Inizia la nuova serie di cene di abbinamento vino-cibo da Eataly Lingotto" class="googleplus-share"> A cena con il produttore – Eataly incontra Kante Inizia la nuova serie di cene di abbinamento vino-cibo da Eataly Lingotto" data-image="https://www.ricettedicultura.com/wp-content/uploads/2017/09/a-cena-col-produttore_ev.jpg" class="pinterest-share">
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Laboratorio della mozzarella, del Caseificio Miccoli Come nasce una mozzarella: il laboratorio di Eataly

Avete mai visto nascere una mozzarella? E una burrata? E la ricotta?

È quello che vedrò io domani 18 luglio, a partire dalle 18,30, da EatalyLingotto a Torino.
Da Eataly esiste già da alcuni mesi un corner dedicato alla creazione di mozzarelle e formaggi freschi grazie al Caseificio Miccoli, produttori di mozzarelle del brindisino. Read more

Laboratorio della mozzarella, del Caseificio Miccoli Come nasce una mozzarella: il laboratorio di Eataly" class="facebook-share"> Laboratorio della mozzarella, del Caseificio Miccoli Come nasce una mozzarella: il laboratorio di Eataly" class="twitter-share"> Laboratorio della mozzarella, del Caseificio Miccoli Come nasce una mozzarella: il laboratorio di Eataly" class="googleplus-share"> Laboratorio della mozzarella, del Caseificio Miccoli Come nasce una mozzarella: il laboratorio di Eataly" data-image="https://www.ricettedicultura.com/wp-content/uploads/2017/07/mozzarella_miccoli.jpg" class="pinterest-share">
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Fritto e bollicine, abbinamento perfetto Da Eataly Pinerolo un appuntamento da non perdere

Un appuntamento da non perdere per gli amanti dello Street Food: a partire da venerdì 23 giugno fino a domenica 25 giugno, Eataly Pinerolo presenta Fritto e bollicine.

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Fritto e bollicine, abbinamento perfetto Da Eataly Pinerolo un appuntamento da non perdere" class="facebook-share"> Fritto e bollicine, abbinamento perfetto Da Eataly Pinerolo un appuntamento da non perdere" class="twitter-share"> Fritto e bollicine, abbinamento perfetto Da Eataly Pinerolo un appuntamento da non perdere" class="googleplus-share"> Fritto e bollicine, abbinamento perfetto Da Eataly Pinerolo un appuntamento da non perdere" data-image="https://www.ricettedicultura.com/wp-content/uploads/2017/06/fritto-e-bollicine_1-1.jpg" class="pinterest-share">
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Aiuto! Ho due blog!! :D

Buongiorno Mondo!
Se state leggendo questo post, significa che il mio blog è tornato online con il vecchio indirizzo www.ricettedicultura.com.
Se guardate poco più in basso vedrete che i miei post si sono fermati il 13 aprile Sembra tutto a posto…ma tutti i fattacci relativi al furto di email li trovate cliccando qui.
Adesso mi restano un po’ di operazioni da fare per far tornare tutto alla normalità, di qua e di là…
Qui i post vecchi sono tutti a posto, con le immagini e i link corretti…di là ci sono i post recenti, dal 13 aprile in avanti, ma mancano le vecchie immagini da febbraio a ritroso.
Spero di tornare presto con un solo blog il più completo possibile. Vi ringrazio ancora moltissimo per tutta la vostra solidarietà…e per il miracolo compiuto ai piani alti di Google!! 🙂
ai fornelli, news

Sono di nuovo qui…il mio ritorno online!

ETre 
…che poi oggi sarebbero stati 3 anni di ricettedicultura.com…
Immaginate di svegliarvi una mattina e di scoprire che una stanza della
vostra casa è scomparsa nel nulla. Decidete voi quale, che sia la cucina
dei vostri sogni, che sia il salotto buono, aprite la porta e lei non
c’è più. Non c’è il soffitto, non c’è il pavimento…e per quanto vi
convinciate che vi è andata bene e che almeno non è venuta giù tutta la
casa, vi sembra che non potrete più abitare lì con al stessa comodità
del giorno prima.
Beh, se avete un castello, probabilmente la vostra percezione non
cambierà di molto, ma se le stanze della vostra casa sono 2 o 3 o anche
4, ecco, la differenza sarà parecchia!
Pensate che con le pareti della stanza se ne sono andati anche i bei
quadri che avevate scelto per abbellirne le pareti, forse si è
volatilizzato il comodo divano, forse il tavolo attorno al quale vi
siete seduti, in compagnia, innumerevoli volte, forse sono tutti gli
ingredienti della vostra dispensa che hanno preso il volo…
Questa è l’immagine che ha preso forma nella mia mente quando ho tentato di metaforizzare quello che è successo esattamente una settimana fa.
Mi sono svegliata e ho visto un paio di strane mail sul
cellulare…ho acceso il computer e digitando l’indirizzo del mio blog ho
trovato questo:
Schermata 2014-04-19 a 16.30.44 
Per
la cronaca, tentando l’accesso, rimandava alla mail della quale le
password erano state modificate, insomma un cane che ci mordeva la coda.
Ho provato panico e sconforto, perchè se è
vero che almeno, grazie a un back up risalente a febbraio, sono
riuscita a recuperare tutti i miei testi, però il lavoro di tre anni che
mi aveva permesso di creare il mio Ricette di Cultura dal nulla, è
andato perso assieme al dominio. Google ormai mi conosceva e dirigeva
verso il mio salottino con cucina le persone più disparate…ora non si
sente di indirizzarvi neanche un vagabondo che si è perso.
Per chi se lo sta chiedendo, il dominio è mio: regolarmente acquistato tramite blogger/google e valido fino all’anno prossimo,
ma registrato con l’indirizzo mail che è stato hackerato e del quale
sono state cambiate la password e tutte le modalità di recupero. Sembra
impossibile che non si possa recuperare, non credete? Ho fatto denuncia
alla Polizia Postale per l’intrusione che si è verificata sul mio
account e farò tutto il possibile per riavere il mio dominio. Ma se
davvero ciò non fosse possibile, sappiate che ci vuole ben altro per
togliermi di mezzo…
Purtroppo ho perso i commenti da febbraio
ad oggi, le pagine secondarie del blog, tutte le fotografie che erano
sul backup fino a febbraio (che dovrò reinserire una alla volta)…
A voi devo chiedere, se mi avete linkata da qualche parte, di sostituire
al vecchio indirizzo del mio blog questo provvisorio, che poi verrà
reindirizzato sul dominio nuovo!
Per ora voglio ringraziare uno ad uno tutti quelli che mi hanno cercata,
incoraggiata e aiutata nella delirante giornata di martedì scorso e nei
giorni a seguire. Molti bloggers e molti amici, che su facebook hanno
seguito la mia disavventura con la mia stessa apprensione.
Comincio da Chiara di Chi ha rubato le crostate? che non conoscevo, ma che ha vissuto la mia stessa disavventura appena qualche giorno prima. Andate a leggere qui, per sapere cosa è successo al suo blog e per vedere con quanto entusiasmo si è subito ributtata in pista!
Una statua d’oro (o di cioccolato se preferisci!) a Valentina, che
ha fatto tutto questo e molto di più, (e per la disponibilità che mi
hai dato per il futuro…occhio che non ti mollo più!!! :D)
Un ringraziamento speciale per chi mi ha scritto in privato, dedicandomi del tempo: Corrado, Lorenzo, Enrica, Ida, Simona, Irene, Anca, Cristina, Marcela (telefonata fiume lunghissima!), Simona e Andrea (in serata di venerdì, grazie ancora!!), Antonella, Monica, Zenas Punto Org.
Ringrazio poi tutte le Bloggalline che sono sempre splendide, non vi cito una per una, ma vi abbraccio tutte!
Idem per le ragazze di Re-Cake, tutte deliziose ed empatiche!
E poi tutti gli amici, bloggers e non, e spero di non aver dimenticato qualcuno: Carlotta M., Ljuba, Alessandro, Diana, Federica, Farah, Valeria Angie, Monique, Veruska, Vera, Roberta, Manuela, Francesca M., Sandy, Anna, Maricler, Neo Ralf, Loredana, Cristina, Gene, Claudia, Petunia, Loredana B., Monica, Cran, Antonella, IvanSimona, Michela, Sara, Carla Emilia, Francesca F., Lory, Orazio (IgersMilano), Maria Anna Z., Ada, Margherita, Emanuele T., Maria Z., Naty, Paola, Elenuar, Elisa, Renata, Sara, Ann-Annamaria e An-Antonella, Antonella G., Serena S., Laura, Bianca, Franca P., Mariacristina, Barbara, Sandra, Teresa, Sally, Silvia L.,…
Concludo con ringraziare l’Ufficiale che
mi ha assistito nella denuncia alla Polizia Postale e che è marito di
una foodblogger e perciò mi ha fatta sentire come a casa!
Infine Giuseppe
che si è sorbito tutti i miei malumori e ha sofferto con me di questo
web-disagio, preparandomi da mangiare quando non avevo proprio voglia di
pensare alla cucina: non ti preoccupare, adesso ricomincio a cucinare io! 😀
eventi&co, foodblogging, news

Oggi il forno è spento: vi parlo un po’ di me!

Un passaparola si aggira furtivo in rete da qualche mese…e mi son detta che sia un richiamo anche per me?
 
“Blogger We Want You!” è la ricerca che Grazia.it lancia per trovare i propri blogger-collaboratori.
Del magazine Grazia.it io sono addict delle sezioni lifestyle e fashion… ma è su itblogs che vado ad arenarmi: ancora una volta sulle blogger che scrivono di lifestyle, fonte inesauribile di spunto e divertimento, e sulle “food”: ilcavolettodibruxelles vi dice qualcosa? 😉

Adesso tocca a me presentarmi: blogger nell’animo, mi trovate sempre in rete, finestra smisurata su un mondo che vorrei toccare. Un po’ retrò nella sostanza, ho uno stile di vita anni ’50: lentezza in cucina e cene allestite a modo, oggetti vissuti che raccontano una storia, profumo di pane tra le pareti domestiche, torta fatta in casa a colazione, la spesa al mercato su una bici stracarica e sgangherata. Impasto e inforno, friggo, trito e taglio, salto e condisco…e la cucina è il posto dove proprio non riesco a stare ferma.
Questo bombardamento culinario si svolge in una casa con cortile, in una zona tranquilla della mia città, Torino, a cinquanta piccoli saltelli dal Po.

La mia cucina non è solo una coccola per il cuore e lo stomaco, ma è il pretesto per scoprire e raccontare storie avvicenti. Come una Indiana Jones al femminile, in gonnella e grembiule, ricerco e trovo viaggi millenari di cibi che hanno attraversato il globo in lungo e in largo; storie di produttori appassionati che oggi riscoprono il valore della tradizione e del “fatto con amore”; ricette che, come formule magiche, si trovano condivise da madri di famiglia a chilometri di distanza, seguendo i flussi migratori e le vicende storiche, mutando nel nome ma spesso non nella sostanza.
Non di sole ricette ci si nutre qui, ma di pittura e arte, storia e letteratura, e il cibo diventa un succoso pretesto per chiacchierare.
Così accade che vi racconti di un antico piatto piemontese, mentre vi mostro uno dei palazzi più curiosi di Torino, poi, all’ora del té, approfondiamo insieme la conoscenza di una pittrice americana del XIX secolo; più tardi, rendiamo giustizia a Maria Antonietta che non disse mai <<che mangino le brioches…>> e nel frattempo le prepariamo in casa; facciamo un salto a Perugia o a Lisbona… o in tempo di Carnevale e fritole a Venezia.

La mia cucina è un atto d’amore, non solo verso chi si siede a tavola con me, ma anche verso me stessa, e se è normale dedicare del tempo a scegliere cosa mettere addosso, ai capelli, al trucco, ancora più importante è dedicare del tempo a cosa si mette in pancia.
L’atmosfera che mi piace comunicare è quella di una cucina alla portata
di tutti
, una cucina di casa, che sia quotidiana o soltanto domenicale, per il puro gusto di prendersi cura di chi amiamo.
Riscoprire la lenta cucina tradizionale, non vuol dire fare sempre i
salti mortali: talvolta basta organizzarsi con un po’ di anticipo e con i tanti alleati che oggi, al contrario di un tempo, abbiamo in cucina, dagli elettrodomestici al congelatore.
Da qualche mese sto dedicando più attenzione alla fotografia…la strada è ancora lunga, ma molto stimolante!
Ora non mi resta che fare appello ai miei “25 lettori” per raccogliere qualche voto e concorrere a “Blogger We Want You” per Grazia.it. Basta cliccare qui o sul bottoncino a lato, per entrare sul mio profilo e regalarmi un cuoricino!

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Langhe insolite…al di là del vino, la nocciola Tonda Gentile

Langhe.
Per i non-piemontesi si tratta di quel territorio variegato a cavallo
tra cuneese e astigiano, composto da colline e vallate poco profonde, a
tratti dolce e a tratti aspro, che dà i natali ad alcuni tra i migliori vini
italiani e che è candidato a divenire patrimonio dell’UNESCO.

Vigne
a perdita d’occhio, ma soprattutto saliscendi di colline che
incorniciano i paesaggi elogiati e decantati da Pavese e Fenoglio,
nebbia autunnale e densa calura estiva
.

<<C’era
da restare accecati a voler fissare là dove il cielo d’un azzurro di
maggio si saldava alla cresta delle colline, di tutto nude fuorchè di
neve cristallizzata
.>> 
B. Fenoglio, Golia, diciotto racconti.
 

Questo
maggio l’abbiamo saggiato sulla nostra pelle e nei nostri occhi,
compagni del tour BITEG #piemonteliguria nel gruppo “Nocciole”, quando abbiamo conosciuto
l’altro volto della Langa. Langa
che non è solo vino, ma anche noccioleti e prodotti d’eccellenza ad essi legati, è
accoglienza, ospitalità, calore, anche in una delle primavere più fredde
degli ultimi anni.
La
nocciola di cui si parla è una signora nocciola, la Tonda Gentile di
Langa
, impiantata soprattutto nelle zone dell’Alta Langa, è stata
definita come la nocciola più buona al mondo, proprio per le sue
caratteristiche di dolcezza e persistenza olfattiva. La Tonda Gentile,
che già per il suo nome dovrebbe essere amata da tutti, ha anche
caratteristiche di buona resa poichè il frutto riempie quasi tutto il guscio.

Noi abbiamo avuto la fortuna di conoscerla da vicino, perchè ospiti di Ca’ San Ponzio, un delizioso b&b che è anche agriturismo e dimora di charme, che si trova vicino a Barolo  nella Frazione Vergne.

 
 

Quando un ispettore della guida Michelin ha alloggiato qui mentre provava i ristoranti della zona, i proprietari di Ca’ San Ponzio l’hanno scambiato per un rappresentante di gomme, tanto da trattarlo con il consueto garbo che riservano a tutti gli ospiti e nessun trattamento di favore. E’ stato l’ispettore infine, a consigliare loro di fare richiesta per entrare nella prestigiosa guida.
Qui non si dorme solo nelle camere, posticini accoglienti e senza tempo con un alto soffitto con travi a vista che ricordano l’ambiente di un antico fienile. 

C’è la possibilità, durante la bella stagione, di campeggiare nei terreni circostanti, all’ombra – indovinate un po’ – delle piante di nocciolo, alcune delle quali vecchie di 50-60 anni. 

Qualcuno tenta anche di far incetta dei loro frutti, ci confessa Luciano, uno dei gestori, ma sono la piccola parte, tutti gli altri si accontentano di godere della fresca ombra e dello splendido panorama.

Questo cascinale esiste da tempo, da almeno 100 anni, costruito dal padre, che lavorava in paese come mugnaio. Questo spiega anche le pietre da mulino che Luciano e suo fratello hanno pazientemente riportato a splendore.

La costruzione che possiamo ammirare oggi è dovuta alla loro grande pazienza: hanno recuperato tutti i materiali da costruzione antichi e hanno fatto mettere impianti moderni in una cornice del tutto autentica.

 

La fornitissima cantina, come in ogni luogo ospitale che si rispetti, è a disposizione del cliente, ma senza alcuna formalità. Gli ospiti possono scegliere e assaggiare, segnare su un quaderno e pagare solo alla fine del soggiorno.

Nella stessa mattinata, dopo aver visto le nocciole ancora acerbe sulla pianta, ci siamo avviati verso la casa natale dei Baci di Cherasco, la Barbero Marco, confetteria e pasticceria dal 1881, che letteralmente ci ha preso per la gola. 

Guidati dal signor Torta (un nome, un destino) ci siamo lasciati rapire dalla “fabbrica di cioccolato” e non si possono contare gli assaggi che abbiamo fatto in una sola mattinata.

Ecco… non abbiamo una gran forza di volontà, ma di certo non saremmo stati così accondiscendenti se il signor Torta non avesso speso mille e più parole di descrizione puntuale ed accattivante su ogni singolo prodotto della propria azienda. Quello che ogni volta mi colpisce è la convinzione della bontà del proprio prodotto associata a una grande modestia, a un grande senso del dovere e del sacrificio e nella continua ricerca di innovazione anche nei prodotti più tradizionali.

In questo posto sono nate le delizie che vedete nella foto qui sotto, i Baci di Cherasco, un tempo chiamati “Cioccolatini Fantasia”, nocciole frantumate grossolanamente e tenute insieme da cioccolato con massa di cacao al 60%. Una vera bomba di golosità e di “vero” cioccolato!

Ma ci sono anche tante alternative per i golosi lunatici che vogliono spesso cambiar sapore.
Le praline:

 
 

Le damine, con nocciola e meringa croccantissima:

Le lumache, simbolo di Cherasco, ma ripiene di crema gianduja e miele:
 
 

E tante altre specialità create con vero amore del gusto e con un grande riguardo per la forma.

La nostra mattinata (forse perchè non avevamo assaggiato abbastanza) si conclude a tavola, nel ristorante Osteria La Torre di Cherasco, a pochi passi dalla pasticceria.
Ci accoglie un posticino delizioso, elegante ma informale dove, nonostante il poco appetito, ci vien voglia di assaggiare tutto.
Il menù cambia sempre perchè si intona ai prodotti dell’orto e alle disponibilità del mercato.
Io ho trovato assolutamente deliziosa la crema di asparagi con capesante.
La carta dei vini è ricchissima con 250 etichette per tutti i gusti.
Il dolce che ci consiglia il gestore, un sorta di budino al caramello, è una vera esplosione di sapori. Se siete amanti dei dolci, chiedetelo! Se non siete amanti, provatelo e lo diventerete!

 

Dopo questa epica mangiata, il viaggio è andato avanti, ma io per ora mi fermo qui…

Da abbinare al racconto di questa esperienza la ricetta delle torta più buona e semplice del territorio: la torta di nocciole senza farina che anche gli intolleranti al glutine possono mangiare senza problemi e che possiamo preparare facilmente anche a casa, a patto di procurarsi le nocciole giuste, la Tonda Gentile delle Langhe dal profumo delizioso e persistente.
Gli ingredienti sono pochissimi, raccontano di tempi in cui per regalare un attimo di gioia al palato non serviva (e non c’era!) molto, e quindi devono essere di ottima qualità!!

 

 

La ricetta: Torta di nocciole
la ricetta leggermente modificata è quella de Il Dolcificio, la più deliziosa e ben riuscita che io abbia mai provato.

per una teglia da 20 cm di diametro:
2 uova a temperatura ambiente
125 g di nocciole tostate Tonda e Gentile
60 g di zucchero semolato
1 bicchierino di grappa
burro per ungere la teglia

Ho tritato le nocciole con metà dello zucchero, ma lasciando qualche pezzetto più grande che è piacevole sotto i denti.
Ho sbattuto a lungo i tuorli con lo zucchero restante fino a che non diventano chiari e spumosi.
Ho aggiunto la grappa ed incorporato la farina di nocciole delicatamente.
Per ultimi ho aggiunto gli albumi montati a neve, dall’alto in basso, senza smontare il tutto.
Ho infornato per circa 30-40 minuti a 170°.

Infine ho spolverato leggermente di zucchero a velo.

 

 

 

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Una vacanza da winelovers #InMontefalco

Il 28, 29 e 30 giugno mi sono trovata con altri tra foodblogger e twitstar, ovvero i più famosi tra le personalità che su Twitter fanno comicità e satira, a Montefalco, anzi #InMontefalco, coinvolta nel primo social hub d’Italia.

Montefalco, è detta “ringhiera dell’Umbria” per la sua felice posizione sopraelevata da cui si gode una splendida vista sui paesi circostanti. Tutt’intorno i colori e la vegetazione di un’Umbria d’estate ci hanno accolto: i campi di grano e le viti di Sagrantino, il vino tipico di questo territorio, con grappoli ancora piccoli ma promettenti.

La leggenda vuole che il paese di Coccorone offrì approdo ai falchi di Federico II, fuggiti durante una battuta di caccia dell’Imperatore appassionato di falconeria. Gli abitanti del paese li riportarono all’imperatore chiedendo di non attaccarli in cambio della cortesia; Federico fece di più e mutò anche il nome di Coccorone con quello più nobile di Montefalco.
Le mura del paese, ancora integre e visibili, racchiudono tantissima arte e storia; il palazzo Comunale risalente al XIII secolo, per cominciare, le tante chiese di fondazione medievale, gli affreschi di Benozzo Gozzoli, Ambrogio Lorenzetti e Tiberio d’Assisi, il complesso museale di San Francesco e le tante reliquie che da sole parlano un linguaggio antico.

Ma la piacevolezza di un posto, da visitare e riscoprire ogni volta, è sempre data dalle persone e il nostro viaggio #InMontefalco è stato scandito dai sorrisi sui volti che abbiamo incontrato.
Per primo Pippo, assieme ai suoi amici e padroni, proprietari e gestori dell’incantevole Hotel Villa Zuccari dove eravamo alloggiati.
La sera stessa del nostro arrivo ci siamo intrattenuti in piacevolissima conversazione con loro; Paolo Zuccari ci ha mostrato il suo albero genealogico e la sua collezione di zuppiere e ceramiche e quella di immaginette votive antiche, curata dalla moglie. La signora ha un gran gusto e una gran cura nell’arredamento e ha reso gli spazi comuni del suo hotel bellissimi angoli dall’aria british. è come veder trasportata una residenza della campagna inglese, in mezzo alle spighe di grano. 

L’abbiamo rincontrata a colazione, nell’elegante sala baciata dalla luce del mattino: tutte le torte del buffet le prepara sempre lei, tranne la crostata, perchè <<con tutte le crostate che ho fatto nella vita ora mi sono stufata>>.

A proposito di dolci, conoscete la rocciata? è una sorta di strudel umbro – concedetemi la semplificazione – con tutti i sapori che adoro, la frutta secca, le mele, il miele. Pare che questo dolce sia stato portato qui dai Longobardi…ecco spiegata la somiglianza con il nordico strudel.

Nella seconda giornata #inMontefalco le ore sono state battute dalle visite in cantina. Non una cantina all’ora, ma un bicchiere ad ogni rintocco.
Il vero protagonista delle cantine di questa zona è il Sagrantino, vino robusto e dall’altissima carica tannica. Invecchia a lungo, per disciplinare almeno 30 mesi di cui almeno 12 in botti di legno. Per saperne di più: http://www.stradadelsagrantino.it/.
Tra le cantine visitate vi consiglio di fare un salto a Rocca di Fabbri

A condurre questa azienda vinicola due sorelle, Roberta e Simona Vitali; fanno parte del circuito di Donne del Vino (vi ricordate anche delle sorelle Marenco conosciute a Strevi?) e quindi, in un mondo ancora quasi esclusivamente maschile, godono di una mia particolare ammirazione. La cantina ci ha subito dato l’idea delle dimensioni di questa azienda dove si producono 150.000 bottiglie all’anno.

L’azienda risale al 1984, quando Pietro, il padre di Roberta e Simona, volle reintrodurre in questa zona antiche pratiche di coltura della vite, utilizzate dai Benedettini nel XVI secolo e poi gradualmente soppiantate da altri metodi, fin quasi ad essere perdute.
La ricerca qui prosegue ancora oggi, quando, accanto al Sagrantino, al Montefalco Rosso e al Grechetto, sono stati destinati 5 ettari di vigna all’impianto di Petit Verdot, Arinarnoi e Nieluccio, dalle cui produzioni, sottoposte a controllo e non ancora destinate alla vendita, si stanno ottenendo importanti risultati.
Qui ci è stato svelata una verità affascinante (almeno per i foodbloggers): la porchetta in questa zona non si serve solo nuda e cruda, ma spesso accompagnata da una deliziosa salsa di acciughe.
Altra cantina ricca di fascino è l’Azienda Agraria Scacciadiavoli.
La fondazione della cantina, la più antica della zona di Montefalco, risale al 1884 quando il principe Boncompagni-Ludovisi lasciò Roma per dedicarsi alla produzione del vino. In questo suo progetto ambizioso mise tutti i progressi tecnici all’epoca più all’avanguardia. Questo ha fatto sì che la cantina, con pochi ammodernamenti sia ancora la più fresca e la meno umida tra quelle visitate. Costruita su più piani sovrapposti sfrutta la forza di gravità per poter spostare il vino senza ricorrere a pompe, ma anche i sistemi igienici e lo scolo dell’acqua fa restare a bocca aperta per la funzionalità e la modernità
Un tempo presso la tenuta del principe Boncompagni lavorava un giovanissimo contadino. Dopo molti anni e un’intera esistenza dedicata al commercio, il contadino, non più giovanissimo riuscì a comprare la tenuta ormai in decadenza. La rimise a nuovo e riprese a produrre il vino. Si trattava del bisnonno degli attuali giovani proprietari, la famiglia Pambuffetti.

Il nome Scacciadiavoli invece risale ad una leggenda più antica. Nella zona viveva un esorcista e la leggenda narra che non riuscendo a guarire un’indemoniata con le comuni pratiche religiose, provò a farle bere del vino. Fu il vino a compiere il miracolo, liberando la donna dal diavolo. Da qui il nome di Scacciadiavoli passò ad indicare la zona circostante all’abitazione dell’esorcista e successivamente la tenuta che in quella zona produceva il vino miracoloso.

Un ringraziamento particolare va alle giovani del Consorzio del Sagrantino. Molto simpatiche e competenti ci hanno fatto conoscere, seppur a parole, tanti piatti tipici che con il Sagrantino vanno a nozze. Gli gnocchi al Sagrantino, tanto per iniziare, e poi i ricchi piatti di carne che questo vino importante richiede; l’agnello è un must, così come le carni alla griglia in generale, poi la cacciagione e i volatili.

Assolutamente da provare è dentro Montefalco il nuovo ristorante di Giorgione Barchiesi, Giorgione alla via di Mezzo. Lui è irresistibile, competente in cucina, quanto simpatico e alla mano fuori. Ci ha fatto trovare la sorpresa di una ventina e più antipasti, legati al territorio e alle tradizioni; poi abbiamo potuto gustare anche i tagliolini al ragù di carni miste.

Il ristorante si trova proprio accanto all’Antico Frantoio Brizi, anche questo disponibile a condurvi in una interessantissima e suggestiva visita guidata.

Se il mio racconto vi ha un po’ incuriosito correte a Montefalco ad agosto.
Dall’1 al 19 agosto sarà il momento migliore per visitare il borgo: Montefalco sarà continuamente in festa con la rievocazione medievale e concerti, degustazioni, spettacoli, la festa di Santa Chiara da Montefalco e la corsa dei bovi: una specie di Fiesta nostrana.

Un grazie speciale ai compagni di viaggio che hanno reso l’esperienza #InMontefalco indimenticabile @GiuseppeSciara, @CucinaPrecaria, @Lagonzi, @CristinaBonett, @FedericoAureli, @RossaDiSera, @ComidaDeMama e @FarahMesiti.

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Crema tiepida di zucchine con menta, code di gambero e zeste di limone, per il Besiosa di Crocizia

Io non conoscevo i network di acquisto. Avevo sentito parlare dei gruppi di acquisto solidale, ma non avevo mai avuto modo di approfondire il discorso.
Qui in casa ci piace abbinare il vino ai piatti che cucino…è un vizio di famiglia…e quando possiamo visitiamo le cantine di diverse zone del Piemonte per acquistare vini di cui abbiamo modo di approfondire il processo di produzione e dei quali ci è stata raccontata la storia.
Per conoscere i vini di altre zone d’Italia i nostri pochi viaggi non bastano e quindi ci dovremmo affidare a chi ha fatto della scelta dei “buoni produttori” il proprio mestiere.
Goodmakers.it è un network d’acquisto che si basa su un principio semplicissimo: più persone decidono di acquistare un vino, più il prezzo scende, per toccare delle punte di sconto del 20% sul prezzo iniziale. Sulle schede si trovano tutte le informazioni ed ogni curiosità è soddisfatta…manca solo la faccia del produttore, ma chissà che non arrivi presto anche quella!
Le
vendite su Goodmakers.it non fanno concorrenza alla vendita di tipo
tradizionale in quanto ogni prodotto viene proposto per una sola volta e
per periodi di tempo limitati, dando voce ad infinite realtà produttive di qualità.
Alla base c’è il concetto di condivisione sui social
dei propri acquisti, così da stimolare gli amici a fare lo stesso e far
scendere il prezzo. Ogni mese c’è tempo fino al giorno 20, poi si cambiano produttori ed etichette.
Grazie a Goodmakers.it io ho conosciuto un vino della provincia di Parma, dell’azienda vinicola Crocizia: Besiosa, termine che in dialetto indica una donna «pignola, determinata e un po’ pedante, dal
carattere forte, puntiglioso e grintoso, cresciuta tra i boschi
dell’Appennino parmigiano
».
Questo vino è prodotto da uve Malvasia di Candia Aromatica, vinificate in secco. Viene fatto fermentare in bottiglia e nel momento in cui si stappa rivela tutta la sua carica vitale di bollicine, proprio come una donna che ha tenuto la bocca chiusa per un po’ e sbotta, finalmente, inarrestabile. 
Il colore è carico, quasi aranciato e il profumo è fruttato, fresco, quasi tendente al dolce, di albicocca e pesca, con note agrumate.
All’assaggio poi si svela un gusto pieno, secco, ma fresco e potente al tempo stesso, forte anche della carica alcoolica, 12% vol.
Io ho pensato che fosse perfetto per una verdura estiva, grazie alle sue note fruttate, per un piatto fritto, grazie alla sua carica di bollicine, e per i crostacei, grazie alla pulizia delle sue note aromatiche.
Così nasce questo piatto: una crema di zucchine, servita tiepida, delicata ed erbacea, che viene resa più briosa dalle zucchine fritte adagiate in superficie, dalle code di gambero e dalle zeste di limone.
La ricetta: Crema tiepida di zucchine con menta fresca, code di gambero e zeste di limone
(per 2 persone)
2-3 zucchine medio-grandi
un rametto di menta fresca
1/2 cipolla
1 patata (circa 140 g)
1/2 bicchiere di latte
10-12 code di gambero
la buccia (solo il giallo di mezzo limone non trattato)
olio extravergine di oliva
olio di semi per friggere
sale
pepe
Far lessare la patata in un pentolino d’acqua.
Tagliare le zucchine a dadini, tenendo da parte 8-10 rondelle sottili per la decorazione del piatto.
Far ammorbidire le zucchine in padella con la mezza cipolla tritata, aggiungendo poca acqua all’occorrenza. Verso la fine della cottura aggiungere le foglie di menta tritate finemente.
Schiacciare la patata con la forchetta e poi, in un pentolino, amalgamarla ad un po’ di latte e ad un filo d’olio fino a rendere il composto cremoso.
Frullare le zucchine morbide, aggiungendo poca acqua se necessario. Aggiungerle alla crema di patata, regolando poi di sale e pepe macinato al momento. Condire con un cucchiaio di olio evo a crudo e tenere a temperatura ambiente.
Friggere le rondelle di zucchina, le zeste di limone tagliate a fili sottili (solo per pochissimi istanti) e le code di gambero. Io per un fritto più leggero ho infarinato le code di gambero con la buccia, così che la polpa non resti unta, e le ho passate nell’olio bollente per un paio di minuti.
Comporre la fondina con la crema di zucchine tiepida, le rondelle di zucchina e i gamberi fritti ed infine le zeste di limone.
Questo piatto, per i suoi sapori e colori, è delizioso come piatto estivo pur non essendo un piatto freddo. In particolare il Besiosa di Crocizia conferisce all’abbinamento un certo brio, grazie alle sue spumeggianti bollicine, mentre le zeste di limone fanno risaltare particolarmente al palato le caratteristiche note agrumate.
Io vi ho spiegato quanto è particolare  questo vino e vi ho consigliato un abbinamento, voi che aspettate a registrarvi nel gruppo d’acquisto e far scendere il prezzo??? Abbiamo tempo solo fino al 20 luglio!!
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La Cena in Bianco sta per tornare…ci sarete?

Anche quest’anno torna la Cena in Bianco di Torino e non poteva che essere così, visto il successo e la bellezza di questo evento che ha visto l’anno passato la sua prima esizione italiana. Forse qualcuno di voi ricorda il post in bianco dell’anno scorso, per il lancio del flashmob anche in rete.

Il 5 luglio 2012 eravamo in 2500 in piazzetta Reale, e quando il sole è tramontato è stata una vera magia. Quest’anno il luogo scelto per l’evento sarà illuminato dalle candele, quelle che ci porteremo noi, ovviamente, secondo le regole della Cena in Bianco e all’insegna di Etica, Eleganza, Estetica ed Educazione.
Un bel luogo di Torino, ancora segreto, verrà arredato da noi, tutto all’insegna del bianco, e ripeteremo la magia dell’anno scorso.
Questa volta saremo in più di 4000, ma è ancora possibile inviare una mail a cenainbiancotorino@gmail.com
con nome, cognome e mail di contatto per aderire al flash-mob più poetico d’Italia e ricevere l’indicazione della location, che sarà segreta fino all’ultimo, ma che sarà un luogo facilmente accessibile, nel centro di Torino.
Quindi se volete fare qualcosa di davvero particolare il prossimo 22 giugno, aderite anche voi. Vi assicuro che il ricordo della serata lo porterete nel cuore per molto molto tempo. 

E se non avete idee per il dolce da portare potete copiare questi pasticcini di mandorle e meringa, una vera delizia… in bianco!!
La ricetta: Pasticcini di pasta di mandorle con amarena e meringa.
(per circa 25 pasticcini)
125 g di mandorle pelate
125 g di zucchero semolato
1 albume
acqua di fiori d’arancio
1 pizzico di sale
25 amarene sciroppate (o sotto spirito)
1 albume per la meringa
zucchero a velo (il doppio del peso dell’albume)
qualche goccia di aceto bianco
piccoli pirottini di carta del diametro di 2,5-3 cm
In un frullatore ho tritato le mandorle con metà dello zucchero, ad intermittenza per non farle scaldare. Ho mescolato la farina ottenuta con l’albume montato a neve con lo zucchero restante, aggiungendo 1 cucchiaino di acqua di fiori d’arancio e 1 pizzico di sale. Ho ottenuto un composto morbido da cui ho ricavato tante palline che ho fatto rotolare nello zucchero prima di adagiarle nei minipirottini.
Al centro della pallina di pasta di mandorle ho messo un’amarena snocciolata, fatta scolare dal suo liquido, schiacciandola un po’ in modo che sprofondasse nell’impasto. Ho infornato i dolcetti a 180° finchè non hanno iniziato a colorarsi leggermente (circa 10 minuti). Non bisogna farli cuocere troppo perchè poi torneranno in forno.
Li ho tirati fuori dal forno e li ho lasciati raffreddare.
Nel frattempo ho preparato la meringa. Ho montato a neve l’albume con quanche goccia di aceto e, quando era semimontato, ho aggiunto a pioggia lo zucchero a velo e continuato a montare finchè la meringa non è diventata lucida e soda.
Ho deposto un cucchiaino di meringa su ogni pasticcino, ormai freddo, ed ho infornato nuovamente, questa volta a 75°, finchè la meringa non è risultata asciutta.
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Il Food Revolution Day 2013 e il Panbrioche facile facile con lievito madre

Dopo l’anteprima di domenica, con un pic nic svoltosi sul prato del Valentino a Torino, davanti al Fluido, entriamo nel vivo della settimana che ci porterà al Food Revolution Day del 17 maggio.
Molti di voi conoscono già questa iniziativa; per quelli che invece non ne hanno ancora sentito parlare consiglio di andare a leggere qui e qui e di fare un salto sul blog della promotrice e curatrice dell’evento a Torino: Mangia Che Ti Fa Bene Bimbo di Marcela Senise.
Ci sarà la possibilità di partecipare ad eventi a tema “cibo buono che fa bene” in diverse scuole di cucina Torinesi, e si potrà mangiare nei locali che hanno aderito all’iniziativa. Vi consiglio di guardare ben bene il programma.
 
L’anno scorso avevo partecipato con una ricetta.  Quest’anno sono arrivata tardi per proporre uno dei miei pani al contest organizzato da Marcela
No, rettifico, ho scoperto che il contest è prorogato fino a giovedì  ed ho ugualmente una ricetta da condividere con chi mi legge, all’insegna della buona alimentazione.
Trascinata anch’io nel vortice della panificazione con la pasta madre, (che mi è stata donata da Laura) ho voluto sperimentare questo panbrioche. La ricetta di Francy è a sua volta estratta da altri blog ed è diventata un bellissimo esempio di condivisione.
Io ho ridotto la quantità di impasto perchè, ancora non sicura della forza del mio lievito madre, non volevo rischiare di dover buttare tutto. Il risultato è stato sorprendente: per la mia quantità di impasto ho usato uno stampo da plumcake di 19x10x7,5 cm.
Il pane si conserva a lungo in un sacchettino di carta da pane messo poi all’interno di un altro  di plastica per alimenti: basta riscaldare leggermente le fette, in forno o su una padella antiaderente per ritrovarle soffici e profumate. La quantità di zucchero è tale da far sì che questo pane si possa accompagnare anche a ingredienti salati, ma con burro e marmellata è la fine del mondo!
Se avete già in casa vostra il lievito madre provate questa ricetta, oppure cercate di adottare la vostra pasta madre da uno spacciatore, qui trovate tutto l’elenco: spacciatori di pasta madre.
Oppure…continuate a parlare con le galline… 😉
La ricetta: Panbrioche con lievito madre
200 g di farina 0
70 g di pasta madre (rinfrescata al mattino)
50 g di burro 
50 ml di latte intero
60 g di zucchero semolato (nella ricetta originale ne sono indicati 30 g)
1 uovo
qualche cucchiaio di latte tiepido e zucchero di canna per decorare
La sera ho fatto sciogliere il burro nel latte e ho fatto intiepidire il tutto.
Ho spezzettato il lievito madre in una ciotola capiente e poi l’ho fatto sciogliere con il latte tiepido.
Ho aggiunto la farina setacciata, poi lo zucchero e l’uovo leggermente sbattuto con un pizzichino di sale.
Ho lavorato a mano, aggiungendo una manciata di farina, fino ad ottenere un impasto morbido e liscio.
Ho messo l’impasto a lievitare in una ciotola, coperta da un panno umido, in luogo tiepido, al riparo da correnti, per circa 8 ore.
Al mattino ho ripreso l’impasto, l’ho sgonfiato e diviso in 4 parti uguali.
Per ogni porzione d’impasto ho fatto un giro di pieghe, io per gli impasti burrosi normalmente non faccio le pieghe a libro ma quelle in tondo…appena trovo un video da postarvi lo aggiungerò qui sotto.
Poi ho formato una pallina e l’ho deposta nello stampo imburrato e infarinato, ed ho ripetuto il procedimento per le altre tre porzioni d’impasto.
Ho fatto lievitare il tutto fino a quasi triplicare di volume (4 ore) e poi ho infornato a 180° gradi, in forno ben caldo, dopo aver spennellato la superficie di latte tiepido e spolverato di zucchero di canna integrale.
In 25 minuti il pane sarà cotto e ben dorato, ma controllate picchiettandolo sul fondo il grado di cottura, se suonerà vuoto, sarà cotto.
Ho fatto raffreddare su una gratella, in modo che non si formasse umidità sul fondo della teglia.
Visto che sono ancora in tempo, partecipo con questa ricetta al Web Contest del Pane, lanciato da Marcela per pubblicizzare il Food Revolution Day del prossimo 17 maggio.

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