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Abbazia di Staffarda tra religione e natura Un angolo di pace tra i frutteti del Saluzzese

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L’Abbazia di Staffarda è un complesso religioso cistercense nella zona tra Savigliano, Saluzzo (9 km) e Cavour, circondata da campi che un tempo erano boschi e paludi. Ancora oggi, dopo 9 secoli di storia, regala grandi emozioni.

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Il chiostro

Si procede tra campi e frutteti, in un paesaggio che a un occhio non esperto può sembrare tutto uguale, piatto, sotto lo sguardo vigile del Monviso. Dopo qualche curva imposta dal navigatore, l’Abbazia di Staffarda sorge quasi all’improvviso, vicina alla strada principale e imponente.

La storia dell’Abbazia di Staffarda

Santa Maria di Staffarda venne fondata il 25 luglio 1135 da Manfredo I, signore di Saluzzo, come abbazia di monaci cistercensi in mezzo a un territorio che era principalmente costituito da paludi e boschi. All’origine vi fu un atto di donazione dai parte dei marchesi di quelle terre, discendenti da Aleramo e Arduino, personaggi quasi leggendari.

Manfredo I era detto Marchese del Vasto, ma la parola si rifà in realtà a “Guasto” perché incolta e disabitata era la maggior parte del suo territorio. Manfredo, assieme a sei dei suoi sette fratelli, dona una parte di territorio all’Abbazia che stava per nascere, radicando quindi il proprio potere, all’epoca assai labile, a qualcosa di “Santo”.

L’abbazia, filiazione di un’altra Badia, cresce in fretta fino a diventare la congregazione più celebre e ampia di tutto il Marchesato di Saluzzo.

L’affresco che ancora resta nell’antico refettorio

Il monachesimo cistercense era aperto al territorio circostante: pian piano i monaci plasmano il paesaggio. Il terreno che prima era incolto e però ricco di cacciagione e utile per far legna, si accosta a un terreno più addomesticato e coltivato.

Il Duecento è il secolo d’oro dell’Abbazia di Staffarda: diventa un fiorentissimo centro agricolo, dove si svolgevano fiere e mercati e addirittura dove veniva dato a prestito il denaro.
Poi inizia un lento declino, culminato con la battaglia di Staffarda del 1690 vinta dai francesi del generale Catinat.

Dal 1750 entra a far parte dell’Ordine Mauriziano che resta proprietario fino ad oggi.

Tra romanico e gotico

I Cistercensi si caratterizzavano anche per il tipo di architettura che sceglievano per gli edifici delle loro abbazie: ricercavano la semplicità e la funzionalità delle strutture e prediligevano i materiali lasciati “a vista”.

La chiesa incarna perfettamente la transizione tra romanico e gotico. Terminata nel 1210 ha una pianta basilicale a tre navate, con le navate laterali che terminano in absidi semicircolari. Come prescritto dalla regola di San Bernardo, seguita dai cistercensi, non lascia spazio a decorazioni se non l’alternarsi di fasce bianche e rosse dei mattoni che sottolineano i pilastri, gli archi e le cordonature delle volte.

Alcune modifiche dell’impianto originario risalgono al restauro del 1507, come gli affresci a chiaroscuro della facciata. Il pulpito invece è in stile gotico borgognone.

 

L’incanto del chiostro

Era il centro pulsante della vita monastica e ad oggi conserva tutto il suo fascino. Qui si affacciavano tutti gli edifici, distruibuiti secondo l’utilizzo dei monaci capitolari oppure dei conversi (monaci laici dediti al lavoro manuale).

Gli edifici vennero in gran parte distrutti durante la Battaglia di Staffarda (1690) e poi rifatti secondo il disegno originale. E sul chiostro si affacciano gli altri locali: il refettorio che conserva una piccola parte dell’affresco dell’Ultima Cena; la sala calda per i lavori invernali, la biblioteca, i dormitori.

La colonia dei pipistrelli

Dentro l’Abbazia di Staffarda ha trovato il luogo ottimale per nidificare una grossa colonia di pipistrelli, tra le più grandi del Piemonte. Le femmine vengono qui per partorire i cuccioli e vengono costantemente monitorate, perché specie utile in estinzione.

Informazioni utili

Abbazia di Santa Maria di Staffarda, piazza Roma 2, Revello (CN).
Chiuso il lunedì.
Orari: 9:00-12:30/14:30-18:00 (o 17:00 in orario invernale), ultimo ingresso mezz’ora prima della chiusura.

Biglietto intero: € 6,50 (ma sono presenti diverse possibilità di riduzione).

Per proseguire l’itinerario di una giornata nel saluzzese leggete il mio post “A spasso nel saluzzese: storia e cultura“.

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