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La canzone di Achille di Madeline Miller e il romanzo di Eleonora Fasolino e confronto

la canzone di achille

Parliamo di “La canzone di Achille” di Madeline Miller.

Mi sono avvicinata a questa lettura con grande entusiasmo, avendone sentito parlare benissimo. Ma sono rimasta un po’ delusa.
La scrittura è molto bella, scorrevole, fa girare le pagine una dietro l’altra, ma i personaggi non mi sono sembrati così interessanti quanto l’idea di raccontare finalmente la loro storia di amicizia e amore.

—Il mito è stra-noto e quindi da qui trovate spoiler—
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Patroclo è scialbo e resta scialbo, a mio parere, fino alla fine del romanzo. Nell’Iliade viene messa in luce la sua umanità e dolcezza rispetto ad altri guerrieri, ma era pur sempre un guerriero!

Achille è l’eroe, fin dall’infanzia, quando catalizza gli sguardi e le simpatie di tutti. Sebbene tutta la storia sia narrata da Patroclo in prima persona, Achille è il vero protagonista, come indica il titolo, ed è lui, simpatico e scanzonato, a far voltare pagina dopo pagina. Poi dall’inizio della guerra diventa piatto, di carta velina, come se gli fosse già stata risucchiata ogni forza vitale e fosse già una figura bidimensionale su un vaso greco.
Pure l’ira, il dolore e l’incontro con Priamo sono piatti, forse perché raccontati dal piatto Patroclo, già defunto.
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In “La canzone di Achille” a lettura corre, come ho detto, ma il romanzo, messo accanto a “Il silenzio delle ragazze” di Pat Barker o a “Il canto di Calliope” di Natalie Haynes per me non lascia quasi nulla, se non un riconoscimento all’intuizione di essere stato il primo a reinterpretare i miti classici e per il toccante finale.

Una lettura alternativa del mito

Una menzione solenne va invece a “Briseis” di Eleonora Fasolino (ora ripubblicato da Newton&Compton con il titolo di “La schiava ribelle”). Fasolino rivede il mito di Briseide e il suo rapporto con Achille e Patroclo in chiave romance. Non fatevi ingannare da questa etichetta, perché la ricerca storica e la conoscenza del mito sono evidentissime, la scrittura è piacevole, evocativa e in alcuni punti commovente. Direi che è un esperimento di rielaborazione di un mito classico davvero egregiamente riuscito.
E quest’ultimo sì, che ve lo consiglio!

 

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